Selfie col morto, questo non è "social"

Il caso dell'infermiera di Lugo di Romagna interroga sugli usi leciti e quelli perversi delle nuove teconologie

Parole chiave: daniela poggiali (1), social network (2)
Selfie col morto, questo non è "social"

Scandalizzarsi, indignarsi, provare ribrezzo non basta. Bisogna tentare di riflettere perché qualcosa rimanga.

Nella vicenda dell’infermiera dell’ospedale di Lugo di Romagna, Daniela Poggiali, arrestata per il presunto omicidio di una paziente e sospettata di altri 38, vi è una dimensione che riguarda l’inchiesta e l’eventuale processo sul quale è prematuro esprimersi. Tuttavia almeno un’evidenza c’è: una foto quantomeno di dubbio gusto. Che la paziente sia morta o che stia solo dormendo, come sostiene la Poggiali, in ogni caso è un’immagine ripugnante perché irrisoria di uno stato di debolezza e di fragilità che non può essere trattata in modo tanto sconcio.

Dalla vecchia derisione del compagno di classe perché cicciottello o perché il suo cognome può dare adito a equivoci, passando per il bullismo fra coetanei, fino a giungere al cyberbullismo, il minimo comun denominatore è la prevaricazione del debole, il godimento del proprio potere capace di infliggere umiliazioni e sofferenze. È l’umano nel suo aspetto quotidianamente perverso.

Nel caso della Poggiali ciò che cambia è la dimensione del fatto. In primo luogo per la situazione (un’infermiera, un ospedale, una paziente anziana: l’immaginario collettivo si rappresenta questa triade illuminate dalle parole professionalità e cura, non da mancanza di rispetto e derisione);in secondo luogo per la potenza del mezzo utilizzato: uno smart phone e i social network.

Tutti gli strumenti sono ambigui. Possono essere potente veicolo di condivisione delle idee, ma anche occasione per fomentare il narcisismo, l’esibizionismo, la violenza. È la moralità di chi li usa che li piega al bene o al male.

La potenza del mezzo, associata alla sua ordinarietà, impone una riflessione aggiuntiva. Una volta ci si insultava sulla piazza locale del paese, ora sulla piazza potenzialmente mondiale dei social. Per questo gli effetti possono essere molto più deflagranti: un’immagine compromettente può distruggere la reputazione di una persona e per sempre

Uno strumento, però, è solo un mero strumento. La riflessione deve focalizzarsi sull’umano e sulle sue possibili derive. Non è necessario arrivare fino alla Poggiali. Basta salire su un pullman per udire la trivialità del linguaggio, il degrado del pensiero, la violenza delle relazioni. Ormai ci si è così abituati che si reagisce facendo spallucce, e l’imbarbarimento diventa così, volenti o nolenti, il nostro pane quotidiano. I vari «vaffa day» ne sono epifanie: l’insulto, la scurrilità sono metodo, non eccezione; ma accondiscendervi, anche solo rimanendo indifferenti, non fa altro che accelerare la deriva.

Le foto che la cronaca ci ha sottoposto sono un caso dell’abnorme. Per questo impongono una riflessione sulla normalità, sull’«innanzitutto e per lo più» heideggeriano. Il problema non sta negli strumenti, ma in un progressivo riscatto dell’umano, ritornando a pensare, per il nostro futuro convivere civile, percorsi di formazione e di educazione. Nel frattempo, però, chi ci riesce ancora, non può continuare a rassegnarsi al trionfo del brutto, del volgare, del triviale. Almeno cambiando personalmente stile.

Opinioni e commenti

archivio notizie

01/01/2017

La post-verità non è una novità

La disinformazione, che è sempre esistita, oggi è davvero alla portata di tutti. Ma qualche antidoto c’è …

27/11/2016

Andar per Tanaro anche nei giorni difficili

Un fiume e un territorio. La forza dell'acqua che provoca tragedie perchè alimentate da un rapporto sbagliato dell'uomo con la natura

26/10/2016

La Banca del Tempo fa tappa in Lombardia

Il cammino di Anna prosegue lungo le strade d'Italia

12/09/2016

Dal Papa con migliaia di giovani un onore per noi keniani

Il pellegrinaggio fu un idea di mons. Nosiglia in visita ai fidei donum torinesi. I ragazzi sono stati ospiti a Torino nella parrocchia di Sant'Ignanzio ed hanno insieme ai giovani della comunità partecipato alla Gmg di Cracovia