Il Papa alla Rota Romana: "nei processi matrimoniali centrale è la coscienza"

L'Appello di Francesco - Rivolgendosi ai membri del Tribunale della Rota Romana il 29 gennaio Bergoglio ha esortato ad «evitare che l’esercizio della giustizia venga ridotto a un mero espletamento burocratico»

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Il Papa alla Rota Romana: "nei processi matrimoniali centrale è la coscienza"

I pastori della Chiesa devono ascoltare «le istanze e le attese di quei fedeli che hanno reso la propria coscienza muta e assente per lunghi anni e poi sono stati aiutati da Dio e dalla vita a ritrovare un po’ di luce, rivolgendosi alla Chiesa per avere la pace». Lo dice Papa Francesco il 29 gennaio 2018 ai membri del Tribunale della Rota Romana ribadendo che «nei processi matrimoniali centrale è la coscienza» e che bisogna «evitare che l’esercizio della giustizia venga ridotto a un mero espletamento burocratico».

Contemporaneamente i vescovi subalpini, in comunione con Francesco, pubblicano  alcuni orientamenti per dare attuazione all’esortazione «Amoris laetitia», contenuti nella nota «Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito» (Salmo 34,19). Accompagnare, discernere, integrare». L’obiettivo è invitare alla vicinanza e all’attenzione a tutte le famiglie, in particolare per affrontare le situazioni delle coppie e delle famiglie il cui amore è ferito o sofferente.

All’inaugurazione dell’anno giudiziario della Rota il Pontefice ritorna sui due Sinodi sulla famiglia - straordinario 2014 e ordinario 2015 - e sull’esortazione apostolica «Amoris laetitia» (19 marzo 2016) e ribadisce «la centralità della coscienza, di ciascuno di voi e delle persone di cui vi occupate. Sulla dichiarazione di nullità o validità del vincolo matrimoniale vi ponete come esperti della coscienza dei fedeli e invocate l’assistenza divina per espletare il grave compito affidatovi dalla Chiesa. L’ambito della coscienza è stato molto caro ai padri sinodali ed è risuonato in modo significativo nell’”Amoris laetitia”». Sinodi ed esortazione apostolica indicano «come salvare i giovani dal frastuono e dal rumore assordante dell’effimero, che li porta a rinunciare agli impegni stabili e positivi per il bene individuale e collettivo. Un condizionamento che mette a tacere la voce della libertà, di quell’intima cella – la coscienza – che Dio illumina e apre alla vita, se gli si permette di entrare».

Alla comunità greco-cattolica ucraina: vi sono vicino – Bergoglio trascorre domenica 28 gennaio pomeriggio nella basilica di Santa Sofia a Roma con la comunità greco-cattolica ucraina che ringrazia per la costante fedeltà al successore di Pietro. Svjatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore di Kiev, nel saluto ricorda il drammatico conflitto in Ucraina con migliaia di morti e feriti, milioni costretti a emigrare e a vivere in povertà. Il Pontefice riconosce «alle mamme e alle nonne ucraine di trasmettere la fede e di battezzare figli e nipoti con coraggio. Anche oggi queste donne fanno tanto bene in Italia curando i bambini e trasmettendo la fede nelle famiglie tiepide. Voi portate l’annuncio di Dio, quando vi prendete cura delle persone con una presenza premurosa e non invadente. Vi invito a considerare il vostro lavoro, faticoso e spesso poco appagante, come una missione: portate il conforto e la tenerezza di Dio a chi si prepara all’incontro con Dio». Parla della parrocchia: «Non è un museo di ricordi o un simbolo di presenza sul territorio, ma è il cuore della missione della Chiesa, dove si riceve e si condivide la vita nuova, che vince il peccato, la morte, la tristezza e mantiene giovane il cuore». Confida che, la notte e al mattino, «sempre mi incontro con gli ucraini. In Argentina ricevetti in dono un’icona bellissima raffigurante la Madonna della tenerezza. Me la sono fatta mandare da Buenon Aires e la tengo nella mia camera».

Antisemitismo: «Combattiamo il virus dell’indifferenza» - Il 29 gennaio, 48 ore dopo il «Giorno della memoria», riceve la Conferenza internazionale sull’antisemitismo ospitata a Roma perché l’Italia è presidente di turno dell’Organizzazione della sicurezza e cooperazione in Europa (Osce): «Il vaccino è la memoria e l’indifferenza è un virus che contagia pericolosamente i nostri tempi: siamo sempre più connessi con gli altri ma sempre meno attenti agli altri». Ricorda il «silenzio inquietante» che percepì nel campo di Auschwitz il 29 luglio 2016, «un silenzio che lascia spazio alle lacrime, alla preghiera e alla richiesta di perdono». In futuro «saranno di aiuto le potenzialità dell’informazione, ma ancora più importante sarà la formazione delle giovani generazioni». Alla Conferenza «sulla responsabilità di Stati, istituzioni e individui nella lotta all’antisemitismo e ai crimini dell’odio antisemitico» sottolinea «la parola “responsabilità”. Essere responsabili significa essere capaci di rispondere. Si tratta di analizzare le cause della violenza, di rifiutarne le logiche perverse e di essere pronti e attivi nel rispondervi. Il nemico contro cui lottare non è solo l’odio ma, ancor più alla radice, l’indifferenza che paralizza».

Chiede agli atenei cattolici una rivoluzione culturale - Atenei cattolici e Facoltà ecclesiastiche più missionari, più capaci di dialogare a tutto campo, di mostrare le connessioni tra le varie discipline e di fare rete nel mondo. Lo chiede la «Veritatis gaudium», costituzione apostolica che riforma e aggiorna gli studi delle Università cattoliche e delle Facoltà ecclesiastiche nel mondo, firmata dal Pontefice l’8 dicembre 2017 e resa nota il 29 gennaio 2018. Già dal titolo è evidente il nesso con l’esortazione apostolica «Evangelii gaudium» (24 novembre 2013), pietra miliare del pontificato bergogliano. Il documento arriva 39 anni dopo la costituzione «Sapientia cristiana» (15 aprile 1979) di Giovanni Paolo II. Spirega Francesco: «L’esigenza prioritaria è che tutto il popolo di Dio intraprenda una nuova tappa dell’evangelizzazione. Ciò richiede un deciso processo di discernimento, purificazione e riforma in cui giocano un ruolo strategico gli studi ecclesiastici: devono offrire luoghi e percorsi di formazione qualificata dei presbiteri, dei consacrati e dei laici impegnati e costituiscono una sorta di laboratorio culturale della Chiesa. Di fronte ai grandi mutamenti, alla crisi antropologica e ambientale serve un cambio di modello di sviluppo, c’è bisogno di una coraggiosa rivoluzione culturale». 

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