Il coraggio di Papa Francesco sulla storia del popolo armeno

Turchia e Germania ai ferri corti sul genocidio armeno mentre Bergoglio prepara il suo viaggio

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Il coraggio di Papa Francesco sulla storia del popolo armeno

Papa Francesco in Armenia nel ricordo del «genocidio». Anche la Germania denuncia come «genocidio» la strage degli armeni compiuta dai turchi ottomani un secolo fa, anche se il tiranno di Ankara nega l’evidenza storica e minaccia ritorsioni. «Völkermord, genocidio» la parola compare nel titolo della risoluzione approvata a stragrande maggioranza dal Bundestag, il Parlamento tedesco, su proposta congiunta dei tre principali partiti: Cdu/Csu, Spd, Verdi. 

  - I Paesi che riconoscono il genocidio sono ormai 29, a cominciare dall’Uruguay nel 1965: Argentina, Armenia, Austria, Belgio, Bolivia, Brasile, Bulgaria, Canada, Cile, Cipro, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lituania, Libano, Lussemburgo, Paesi Bassi, Paraguay, Polonia, Repubblica Ceka, Russia, Siria, Slovacchia, Svezia, Svizzera, Uruguay, Unione Europea (Parlamento), Stato Città del Vaticano, Venezuela. Il Congresso degli Stati Uniti nel marzo 2010 ha approvato una risoluzione che chiede al presidente Barak Obama il riconoscimento. Ma Obama finora ha nicchiato per non irritare il potente alleato turco nella Nato. Il capo americano è stato molto più coraggioso nel tentativo di limitare le armi in un Paese che ha il culto della violenza e della «giustizia fai da te». Obama molto più lungimirante è stato nelle vicende Cuba, Vietnam, bomba atomica sul Giappone. L’America e la Nato, l’Occidente e l’Unione Europea sono sempre più in imbarazzo nel trattare con il despota di Ankara. 

PAPA FRANCESCO IN ARMENIA IL 24-26 GIUGNO – Lo hanno invitato  Karekin II, «Catholicos» degli armeni, le autorità civili e la Chiesa cattolica. E, accogliendo l’invito di Ilia II, «Catholicos» della Georgia, delle autorità civili e religiose della Georgia e dell’Azerbaigian, Francesco completerà il viaggio in Caucaso, visitando questi due Paesi il 30 settembre-2 ottobre 2016. In Armenia sono previste la visita al «memoriale dell’eccidio», la preghiera per la pace, la dichiarazione congiunta con la Chiesa armeno-apostolica e l’incontro con la comunità cattolica. 

UNA CHIESA ANTICHISSIMA - Quella armena è una Chiesa antichissima: la prima testimonianza risale al I secolo grazie alla predizione di Bartolomeo e Taddeo, due dei dodici apostoli. L'Armenia è la prima Nazione ad adottare il Cristianesimo: il re Tiridate III, convertito e battezzato, nel 301 dichiara il Cristianesimo «religione di Stato». L’«editto di Milano» di Costantino è del 313. Il regime sovietico-staliniano perseguita anche gli armeni: l’Armenia dichiara l’indipendenza dall'Unione Sovietica il 21 settembre 1991.

GIOVANNI PAOLO II NEL 2001 - «L’umanità ha vissuto nel secolo scorso tre grandi tragedie. Una è quella che generalmente è considerata come il primo genocidio del XX secolo. Lo sterminio di un milione e mezzo di cristiani armeni e la successiva eliminazione di migliaia di persone sotto il vecchio regime totalitario sono tragedie ancora vive nella memoria. Gli innocenti che furono massacrati senza motivo non sono canonizzati, ma molti di loro sono stati confessori e martiri per il nome di Cristo». Il 27 aprile 2001, in visita in Armenia, Giovanni Paolo II firmò con il «Catholicos» Karekin II una dichiarazione comune che suscitò le ire della Turchia.

LA CONDANNA DI FRANCESCO NEL 2015 – L’anno scorso Bergoglio sceglie la domenica della Divina Misericordia, il 12 aprile 2015, per celebrare in San Pietro la Messa nel centenario del «martirio» armeno e cita la dichiarazione del 2001: «Solo Dio può colmare i vuoti che il male apre nei nostri cuori e nella nostra storia». Francesco proclama «dottore della Chiesa» San Gregorio di Narek (951-1003), monaco, filosofo, teologo, mistico e poeta, che ha saputo esprimere «la sensibilità del suo popolo, dando voce al grido che diventa preghiera di un’umanità dolente e peccatrice, oppressa dall’angoscia della propria impotenza ma illuminata dallo splendore dell’amore di Dio». 

LA TURCHIA SI OSTINA A NEGARE –La Turchia continua a negare il genocidio e combatte una guerra per impedire che venga riconosciuto. La legge turca punisce con l'arresto e la reclusione fino a tre anni nominare in pubblico il genocidio in quanto «gesto anti-patriottico e vilipendio dell’identità turca»: per questo è stato perseguitato lo scrittore Orhan Pamuk, che nel 2006 ha ricevuto il Premio Nobel per la letteratura e il giornalista armeno Hrant Dink ucciso nel gennaio 2007 da un ultranazionalista.

UN MILIONE E MEZZO DI UCCISI SONO UN FATTO STORICO - Ankara, in particolare, respinge la parola «genocidio». L'11 dicembre 1946 l’assemblea generale delle Nazioni Unite riconosce il crimine di genocidio con la risoluzione 96: «Una negazione del diritto alla vita di gruppi umani, razziali, religiosi, politici o altri, che siano stati distrutti in tutto o in parte». Il termine è coniato da Raphael Lemkin, giurista polacco di origine ebraica, che la usa per la prima volta nel libro «Axis Rule In Occupied Europe» (1944). Gli armeni fanno risalire l’inizio del genocidio alla notte del 23-24 aprile 1915 quando il governo dei «Giovani Turchi», che aveva preso il potere nell’Impero Ottomano, ordina l’arresto e l’esecuzione di 50 intellettuali e capi armeni, accusati di essere la «quinta colonna» dell’Impero zarista della Russia. Centinaia di migliaia di armeni vengono deportati e uccisi. Secondo l’Armenia le vittime sono almeno 1,5 milioni; secondo la Turchia 300 mila. Di «genocidio» si parla per gli armeni (1915-1916), gli ebrei durante la seconda guerra mondiale (1940-45), i cambogiani massacrati da Pol Pot (1975-1978), la strage in Ruanda (1994), la pulizia etnica in Bosnia (1990-1999). Forse il genocidio peggiore è quello compiuto in Unione Sovietica da Iosif Vissarionovic Dzugasvili, ex-seminarista detto «Stalin, uomo d'acciaio», che in trent’anni (1922-1953) ha sterminato 20-60 milioni di persone con deportazioni, purghe, carestie, lavori forzati.

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