Riscoprire la Confessione

Nell'Anno del Giubileo il cardinale Mauro Piacenza, penitenziere maggiore della Penitenzieria pontificia, ricorda l'importanza del sacramento della Riconciliazione, che "rende presente la misericordia di Dio"

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Nell’anno dell’Ostensione della Sindone e del Giubileo della misericordia, il Papa ha ricordato più volte l’importanza della Confessione, perché è il sacramento che più di altri rende percepibile la Misericordia di Dio verso l'uomo. Ne parliamo con il cardinale Mauro Piacenza, penitenziere maggiore della Penitenzieria pontificia, il primo dei Tribunali della Curia romana che si occupa delle indulgenze, che concede le assoluzioni, le dispense, le commutazioni, le sanazioni, i condoni ed altre grazie. Una funzione collegata col bene spirituale delle anime, che nella Chiesa è sempre legge suprema.

Eminenza, la confessione è ancora un sacramento ancora "di moda"?

Come è ben noto a papa Francesco sta molto al cuore il tema della misericordia. Dall’inizio del suo pontificato, nei suoi diversi discorsi esorta i cristiani a non avere paura di chiedere perdono a Dio perché egli è felice quando concede il suo perdono. Incontrando il 12 marzo scorso, nell’Aula Paolo VI, i partecipanti al Corso sul Foro interno promosso ogni anno dalla Penitenzieria apostolica, il Santo Padre nel suo discorso ha ribadito proprio che: «Tra i sacramenti, certamente quello della Riconciliazione rende presente con speciale efficacia il volto misericordioso di Dio: lo concretizza e lo manifesta continuamente, senza sosta. Non dimentichiamolo mai, sia come penitenti che come confessori: non esiste alcun peccato che Dio non possa perdonare! Nessuno! Solo ciò che è sottratto alla divina misericordia non può essere perdonato, come chi si sottrae al sole non può essere illuminato né riscaldato». Papa Francesco definendo la Confessione come «il sacramento che rende presente la misericordia di Dio» ci ricorda proprio che essa è sempre attuale perché oggi, come d’altronde in ogni epoca della storia, l’uomo avverte sempre il bisogno di sentirsi amato, accolto, non giudicato e tutto questo lo può concretamente sperimentare ogni volta che, con umiltà, si accosta al sacramento della Riconciliazione e si rivolge al Padre, ricco di misericordia, che non si stanca mai di attendere il ritorno dei Suoi figli e che è sempre ben disposto ad offrire nuovi inizi, risollevamento dalle cadute, liberazione dal peccato, dai sensi di colpa e da ogni forma di male. 

La Chiesa cattolica insegna che il sacramento della confessione è doveroso in caso di colpa grave, ma tutti i santi si confessavano spesso, tutte le settimane se non tutti i giorni. Perché? Quali i benefici dell'accostarsi spesso al confessionale?

Il Catechismo della Chiesa cattolica spiega chiaramente il dovere e l’importanza di accostarsi, anche con frequenza, al sacramento della Penitenza: «Cristo ha istituito il sacramento della Penitenza per tutti i membri peccatori della sua Chiesa, in primo luogo per coloro che, dopo il battesimo, sono caduti in peccato grave e hanno così perduto la grazia battesimale e inflitto una ferita alla comunione ecclesiale. A costoro il sacramento della Penitenza offre una nuova possibilità di convertirsi e di recuperare la grazia della giustificazione. I Padri della Chiesa presentano questo sacramento come “la seconda tavola [di salvezza] dopo il naufragio della grazia perduta”» (cfr. Ccc, n. 1446). Il battesimo ci ha liberati dal peccato originale, ci ha reso figli di Dio e ci ha trasmesso la vita nuova di Cristo. Ma noi portiamo il tesoro della Grazia nei «vasi di creta» della nostra debolezza umana (2 Cor 4,7). La vita nuova di figlio di Dio può essere indebolita e persino perduta a causa del peccato (Ccc, 1420). Perciò, ricevendo il perdono di Dio otteniamo quella grazia santificante necessaria per resistere alla tentazione e per avere la forza spirituale di opporci al male e al peccato. È sperimentando sempre di nuovo la potenza della misericordia di Dio, più grande di ogni nostro male, che matura in noi il desiderio di non offendere più Dio e di «fuggire le occasioni prossime di peccato». L’amore infinito di Dio ci spinge alla conversione, provoca il cambiamento di rotta, suscita il desiderio del bene e il rifiuto del male. Così, di confessione in confessione, camminiamo più liberi e più spediti sulla via della santità e della perfezione evangelica.

Vaticano

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Il gesuita piemontese lascia dopo una vita di servizio nelle comunicazioni sociali

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Morto a 94 anni il cardinale piemontese Carlo Furno

Gli eventuali elettori del Papa ora sono 117 elettori e i non elettori (oltre gli 80 anni) sono 99. Dei 117 elettori, 29 sono stati creati da Giovanni Paolo II, 57 da Benedetto XVI  e 31 da Francesco. Dei 99 non elettori, 1 è stato creato da Paolo VI, 68 da Giovanni Paolo II, 22 da Benedetto XVI e 8 da Francesco.

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Viaggio del Papa in Turchia: ripartire dall'umiltà

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