Mons. Paglia: "Famiglia, motore della società"

Si apre oggi, martedì 22 settembre, a Philadelphia l'VIII Incontro mondiale delle famiglie. Intervista de "il nostro tempo" a monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio consiglio per le famiglie. Grande attesa per l'arrivo del Papa

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Il 2015 è un anno di grande attenzione da parte della Chiesa cattolica verso la famiglia. A settembre, dal 22 al 27, l’incontro mondiale di Philadelphia, a ottobre il Sinodo a Roma e poi, a novembre, il Convegno ecclesiale nazionale a Firenze, dove si parlerà di nuovo umanesimo cristiano e, quindi, anche dell’importanza che ogni famiglia ha per ogni uomo.

A Philadelphia, ha annunciato mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, durante la conferenza stampa di presentazione dell'VIII Incontro mondiale della famiglia, dal titolo «L’amore è la nostra missione: la famiglia pienamente viva indica una strada», «saranno presentate alcune ricerche scientifiche, fatte in questi anni, sia in Europa che negli Stati Uniti e in America del Sud, dove, dati alla mano e al di là delle definizioni, si mostra che queste famiglie sono la risorsa più importante della società, anche se non se ne parla, anche se a volte vengono un po’ bastonate, anche se a volte vengono dimenticate…». Lo abbiamo intervistato.

Mons. Paglia, un programma così intenso non si era mai visto. Un caso o una specifica volontà di rimettere al centro la famiglia?

In uno dei suoi primi interventi pubblici sul tema, il pellegrinaggio delle famiglie nell’Anno della fede, papa Francesco ha affermato che «la famiglia è il motore della storia». Così dicendo ha, di fatto, posto la questione “famiglia” al centro del duplice rapporto cruciale Chiesa-mondo e  individuo-società. La questione non si pone dunque nei termini, spesso usati, di crisi-attacco-nuove famiglie e quindi di rilancio-difesa famiglia tradizionale da cui un’urgenza nuova del tema. Dobbiamo superare questa contrapposizione sterile e riconoscere la centralità della questione per l’uomo contemporaneo, che di fatto sta oggi sperimentando i frutti di un individualismo che lo ha portato a scoprirsi tristemente solo. Ecco perché la famiglia è uno dei temi decisivi per la Chiesa e l’intera società non solo occidentale: è la via per riconoscere l’intrinseca e costitutiva qualità relazione dell’esistenza, certo non scevra da possibili opacità, ma certamente capace di dire la forma autentica dell’uomo.

Fin dall’antichità, cito solo Aristotele fra i tanti, la famiglia è stata considerata la cellula fondamentale della società. Fondamentale non solo per la continuità della specie umana, per l’educazione delle nuove generazioni, ma anche per la pace sociale. Oggi alcuni economisti mettono in evidenza come la famiglia sia un elemento portante anche dell’economia. Dove ci sono più famiglie, dove è maggiore la stabilità della famiglia, si generano anche maggiori risorse economiche. Ci sono dati al riguardo?

Il Pontificio consiglio per la Famiglia in questi ultimi sei anni ha sostenuto e promosso ricerche scientifiche in tutto il mondo volte a studiare e verificare la tesi cui lei fa riferimento. I risultati sono davvero impressionanti, soprattutto per la permanenza nel tempo e la omogeneità geografica. Dovunque si registra che stabilità familiare e indice di ricchezza crescono di pari passo, che i figli di genitori soli sono molto più a rischio di povertà e di delinquenza, che l’ambiente familiare (padre, madre, figli, nonni, nipoti…) è quello che, più di altri, permette uno sviluppo significativo delle attitudini sociali virtuose. Le ricerche mostrano anche un significativo e per certi versi sorprendente desiderio di famiglia nelle giovani generazioni: chi non desidera amare ed essere amato in modo stabile e fecondo? Certamente questi dati, che presenteremo nei prossimi giorni in un video che abbiamo voluto particolarmente bello e provocante (www.famiglia.va), non negano gli aspetti problematici che spesso registriamo nei vissuti familiari, né vogliono asserire che la famiglia è l’unica risorsa per la convivenza umana, ma certo denunciano la follia di una società che, di fatto e troppo spesso, non sostiene la famiglia anzi, ne mortifica il desiderio.

Un economista italiano, Ettore Gotti Tedeschi, da anni ripete che la mancanza di figli, la decrescita demografica, è un punto nodale dell’attuale crisi dell’Europa e, in generale, del mondo occidentale? Durante l’incontro si parlerà anche di crescita demografica e di aiuto alle famiglie numerose? Sarà presente una loro rappresentanza?

Il tema della crisi della natalità è una questione cruciale per l’Europa, su cui si decideranno non pochi scenari futuri. Bisogna inoltre affermare che la questione non è solo e semplicemente economica: anche i paesi caratterizzati da legislazioni decisamente più pro family dell’Italia, registrano tassi di denatalità simili o di poco inferiori (ad esempio la Germania). Per questo motivo la battaglia su questo punto non va fatta solo a colpi di richieste legislative ed economiche, comunque doverose. La questione è più profonda, è culturale e antropologica: dobbiamo aiutare le giovani generazioni a scoprire la bellezza della generazione, a intuire che il mettere al mondo dei figli non mortifica, ma esalta la propria umanità. La gioiosa esperienza delle famiglie numerose, che hanno incontrato il Papa un anno fa, testimonia tutto questo. Torniamo a dire con forza, e insieme a sostenere con tutti gli strumenti disponibili, che tre figli sono possibili, sono belli, sono finanche doverosi.

La stampa ha dato grande rilievo alla sua apertura all’eventuale  partecipazione di coppie gay all’incontro. Il tema è ormai da tempo molto delicato. Ci saranno momenti di riflessione dedicati alla sempre più numerosa presenza di coppie omosessuali nella società contemporanea?

In verità ho parlato semplicemente dell’apertura ad accogliere chiunque voglia partecipare agli incontri, senza porre discriminazioni. Del resto nella Chiesa c’è posto per tutti e non si deve far preferenza di persone. Tutti debbono essere aiutati a sentirsi a casa, e a sentire il calore  dell’amore per poter così crescere nella fede e nell'umanità. Questo chiede ovviamente l’accoglienza delle persone nella loro storia concreta. È di qui che bisogna partire. E proprio per questo non si deve confondere tutto. Per venire alla sua domanda va chiarito, come lo fa l’Instrumentum laboris del Sinodo, che la famiglia - definita dai due pilastri della «differenza» e della «generatività» - è posta su un piano diverso rispetto a quelle situazioni che altrove ho chiamato le «convivenze non famigliari» per le quali ci sono diritti da rivendicare. Ma non c’è rapporto diretto tra i due piani. In ogni caso, è auspicabile promuovere momenti di riflessione e di confronto onesto e rispettoso davanti a tutte le situazioni umane e trovare per ognuna le parole giuste. Dobbiamo però stare attenti a non favorire la “babele” delle lingue e delle situazioni.

La famiglia vive oggi tanti problemi, dalla fragilità psicologica di molti giovani alla crisi economica, dalla difficoltà di educare i figli in un mondo che propone tanti disvalori al peso di anziani sempre più anziani e più soli, dalla delicatezza del rapporto matrimoniale spesso spezzato con troppa facilità alla paura di mettere al mondo nuovi uomini. Papa Francesco invita tutti ad essere vicini alle famiglie in difficoltà e in questo prossimo Anno santo ha mostrato in modo speciale il volto della misericordia divina alle donne che hanno abortito. Ci sono speranze di buoni frutti?

Certamente sì, soprattutto quando coinvolgono direttamente i vissuti concreti delle persone. In termini cristiani si chiama conversione. Quando ci lasciamo amare dal Signore e dagli altri e diventiamo per questo capaci di amare a nostra volta, è lì che davvero cambia la storia e la società cresce. La politica e la cultura possono sostenere e indirizzare, purtroppo talvolta anche indebolire, ma non sostituiscono mai il valore delle scelte concrete personali. Credo soprattutto, e qui il ruolo della famiglia è ancora una volta decisivo, sia cruciale l’educazione delle giovani generazioni a vivere un’esistenza segnata dall’attenzione dei più deboli. Non dobbiamo aver paura che i nostri ragazzi, anche i bambini, si sporchino le mani in qualche gesto di servizio concreto e coinvolgente. Così vedremo i buoni frutti, in loro e nei poveri che impareranno a servire come Gesù.

Il titolo dato all’incontro «L’amore è la nostra missione: la famiglia pienamente viva indica una strada» cioè guardare alla bellezza della famiglia, alle sue risorse, a quanto è vero e buono il matrimonio pur senza nasconderne il peso e le difficoltà. Collegamenti fra l’incontro di Philadelphia e il Sinodo? 

La successione, a distanza di pochi giorni, tra Incontro mondiale delle famiglie e Sinodo dei vescovi non poteva essere più perfetta. Il Papa e i vescovi entreranno nell’aula sinodale avendo negli occhi, negli orecchi e soprattutto nel cuore, le centinaia di migliaia di famiglie che si raduneranno a Philadelphia. Possiamo quasi dire che in realtà il Sinodo avrà due fasi: una familiare, di popolo, negli Usa, e una episcopale in Vaticano, dove questa sarà a servizio di quella. I volti, le storie, le domande e le testimonianze di Philadelphia non potranno, non dovranno essere dimenticati a Roma.

Intervista tratta da "il nostro tempo" del 20 settembre 2015

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