Da Paolo a Francesco, nel segno del progresso dei popoli

A cinquant'anni dalla Populorum Progressio entra in funzione il nuovo dicastero per lo sviluppo umano integrale

Parole chiave: progresso (1), papa (648), enciclica (13), bergoglio (61), montini (4), popoli (5)
Da Paolo a Francesco, nel segno del progresso dei popoli

Allo «sviluppo integrale dell’uomo» era dedicata cinquant’anni fa l’enciclica di Paolo VI  «Populorum progressio» (26 marzo 1967). Dal 1° gennaio 2017 entra in funzione in Vaticano, per disposizione di Papa Francesco, il «Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale» guidato, come prefetto, dal cardinale Peter Kodwo AppiahTurkson, africano del Ghana, finora presidente del Pontifico Consiglio Giustizia e pace. Nel Dicastero sociale confluiscono quattro Pontifici Consigli: Giustizia e pace, «Cor unum», Pastorale migranti, Pastorale operatori sanitari. Entra così in funzione un altro tassello della riforma della Curia Romana, richiesta con grande insistenza dai cardinali prima del Conclave dal quale uscì eletto, il 13 marzo 2013, Papa Bergoglio. 

Papa Francesco nel solco di Papa Paolo VI - Una sezione del nuovo dicastero sarà dedicata a profughi e migranti e se ne occuperà direttamente il Pontefice per sottolineare l’importanza del fenomeno, per ribadire l’impegno personale del Pontefice, per affrontare l’emergenza di questi anni. Papa Bergoglio, commissario speciale, agirà attraverso due vice, che risponderanno direttamente a lui. Era dai tempi di Pio XII (1939-1958) che un Pontefice non assumeva personalmente le mansioni di «prefetto». Papa Pacelli – che notoriamente si fidava solo di se stesso e del proprio lavoro - era prefetto di ben tre Congregazioni vaticane: Suprema Sacra  Congregazione del Sant’Offizio (segretario il cardinale italiano Alfredo Ottaviani, «il carabiniere di Dio»); Sacra Congregazione Concistoriale o dei vescovi  (segretario il cardinale italiano Carlo Confalonieri); Sacra Congregazione per la Chiesa Orientale (segretario il cardinale italiano Gustavo Testa).

Lettera apostolica in forma di motu proprio «Humanam progressionem» -  Scrive Papa Francesco nel documento, datato 31 agosto 2016: «In tutto il suo essere e il suo agire la Chiesa è chiamata a promuovere lo sviluppo integrale dell’uomo alla luce del Vangelo. Tale sviluppo si attua mediante la cura per i beni incommensurabili della giustizia, della pace e della salvaguardia del creato». Sterminato il campo di lavoro del dicastero che «sarà particolarmente competente nelle questioni che riguardano le migrazioni, i bisognosi, gli ammalati, gli esclusi, gli emarginati, le vittime dei conflitti armati e delle catastrofi naturali, i carcerati, i disoccupati, le vittime di qualunque forma di schiavitù e di tortura»; si occuperà di diritti umani – incluso il lavoro, incluso quello minorile -, di commercio di vite umane, pena di morte, disarmo; offrirà collaborazione alle Chiese locali; favorirà e coordinerà le iniziative delle istituzioni cattoliche; intratterrà relazioni «con associazioni, istituti e organizzazioni non governative, anche al di fuori della Chiesa cattolica, impegnate nella promozione della giustizia e della pace»; farà in modo che «i rapporti sociali, economici e politici siano sempre più permeati dallo spirito del Vangelo».

«Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale» - Il nome scelto dal Pontefice parla di «sviluppo» (come Paolo VI nella «Populorum progressio»), «umano» (in riferimento alla «Caritas in veritate» di Benedetto XVI), «integrale» (come si intende nell’enciclica di Francesco «Laudato si’»). La proposta è stata consegnata a Francesco l’8 giugno 2016 dal Consiglio dei nove cardinali (C9) che coadiuvano il Papa nella riforma della Curia e nel governo della Chiesa. Si tratta di un «dicastero», non Congregazione né Pontificio Consiglio). Il dicastero ha 3 Commissioni, per la carità, per l’ecologia, gli operatori sanitari; avrà competenza sulla Caritas Internationalis e sulle associazioni internazionali di carità; il prefetto è coadiuvato da un segretario e almeno un sotto-segretario, che possono anche essere laici. Lo statuto è approvato ad experimentum per cinque anni. Nel paragrafo 4 del primo articolo dello statuto si precisa l’inedita competenza papale: «Una sezione del dicastero si occupa specificamente di quanto concerne i profughi e migranti. Questa sezione è posta “ad tempus” sotto la guida del Sommo Pontefice che la esercita nei modi che ritiene opportuni». Totalmente nuova è la sollecitudine per la salvaguardia del creato sulla stregua dell’enciclica «Laudato si’ sulla cura della casa comune», (24  maggio 2015).

Cinquant’anni fa la «Populorum progressio» di Paolo VI – Il documento dedicava tutto il primo capitolo «Per uno sviluppo integrale dell’uomo» e iniziava così: «Populorum progressio. Lo sviluppo dei popoli, in modo particolare di quelli che lottano per liberarsi dal giogo della fame, della miseria, delle malattie endemiche, dell’ignoranza; che cercano una partecipazione più larga ai frutti della civiltà, una più attiva valorizzazione delle loro qualità umane; che si muovono con decisione verso la meta di un loro pieno rigoglio, è oggetto di attenta osservazione da parte della Chiesa.

È dunque a tutti che noi oggi rivolgiamo questo appello solenne a una azione concertata per lo sviluppo integrale dell’uomo e lo sviluppo solidale dell’umanità».

Paolo VI, Papa rigoroso e ascetico, ragionatore sottile e articolato, dal linguaggio forbito e colto, dalle visioni straordinariamente nitide e profetiche ma senza il carisma popolare di Giovanni XXIII. Montini, come Roncalli, rifugge dalle aspre invettive e dalle inappellabili condanne. Nella «Populorum progressio» scrive: «Ogni azione sociale implica una dottrina. Il cristiano non può ammettere quella che suppone una filosofia materialistica e atea, che non rispetta né l'orientamento religioso della vita, né la libertà e la dignità umana». Fedele all'ideale conciliare di Chiesa «popolo di Dio» che cammina con gli uomini e le donne di buona volontà, il Papa bresciano approva la collaborazione con chi lotta per la giustizia. Mala Chiesapostconciliare è pressata da clero e fedeli che vorrebbero un'esplicita presa di posizione sulla compatibilità tra l'evangelica «opzione per i poveri» e la marxiana lotta per la giustizia dei movimenti rivoluzionari.

«Lo sviluppo è il nuovo nome della pace» e «collera dei poveri» - La «Populorum progressio» è di un'attualità sconvolgente: oggi come potrebbe esserci pace finché, dei circa 7 miliardi di abitanti della Terra, 900 milioni vivono nell'abbondanza, 3 miliardi languono con meno di due dollari al giorno e 1,3 miliardi si spengono con meno di un dollaro? Mezzo secolo fa papa Montini denunciava: «Quando popolazioni intere, sprovviste del necessario, vivono in uno stato di dipendenza tale da impedire qualsiasi iniziativa e responsabilità, e ogni possibilità di promozione culturale e di partecipazione alla vita sociale e politica, grande è la tentazione di respingere con la violenza simili ingiurie alla dignità umana». Di qui l'appello all'azione comune per lo sviluppo che «non si riduce alla semplice crescita economica. Per essere autentico sviluppo, deve essere integrale, volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l'uomo».

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