Gentiloni al Sermig, “orgoglioso dell’accoglienza italiana ai profughi”

Sala gremita con l'Arcivescovo Nosiglia e il fondatore Olivero. Le foto della serata 

Gentiloni al Sermig, “orgoglioso dell’accoglienza italiana ai profughi”

Un incontro tra i giovani e la politica. La sintesi di  pomeriggio intenso con, da un lato una rappresentanza di ragazzi dell’Arsenale della Pace, dall’altro il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, tutti sotto le volte del Sermig, il 12 gennaio.

È stata un’occasione per un vero e proprio dibattito, un sano confronto nato dai principi della Carta dei Giovani, stilata il 13 maggio 2017 a Padova dalle speranze, dai sogni e dal sudore dei ragazzi: un patto concreto fra generazioni, che lo stesso premier ha sottoscritto alla fine dell’incontro. «I giovani sono il patrimonio dell’umanità», ha affermato con piena convinzione Ernesto Olivero, esortando affinché costoro possano coltivare «sogni arditi», in modo da diventare gli uomini e le donne che cambieranno il mondo di domani. E con questo spirito, cosciente della portata della situazione, il dialogo è iniziato.

La prima domanda ha colto nel segno quella frattura non sanata che fa percepire i giovani distanti dal mondo politico: una generazione che si sente lontana dal mondo istituzionale, e che vi si avvicina non con la dovuta naturalezza. Una problematica che si riflette anche nella preoccupante astensione al voto. Il Presidente del Consiglio ha tuttavia ribadito che non vi sono solo impegni istituzionali in senso stretto, ma che anche l’impegno sociale ha in qualche modo una sfera d’interesse politico. Le questioni hanno poi spaziato nei più svariati campi, ed una delle più pungenti è stata intorno alla contraddizione evidente fra una tensione verso la pace, da un lato, e l’ampia esportazione di armamenti dall’altra. Una delle domande più importanti tuttavia è stata quella intorno alla mancata approvazione dello ius culturae: l’Arsenale della Pace attivamente aveva supportato quel disegno di legge, visto il grandissimo lavoro che quotidianamente si svolge in quella struttura, atto ad inserire correttamente giovani stranieri nel tessuto sociale italiano.

Una questione, dunque, estremamente sentita, che ribolliva dei sogni e delle speranze, deluse, di quei ragazzi del Sermig, «italiani che devono aspettare di avere diciott’anni per avere la cittadinanza». «Si riuscirà a raggiungere sicuramente questo obiettivo», ha risposto Gentiloni, «ci abbiamo lavorato con grandissimo impegno, ma non siamo riusciti a raggiungere i numeri. Ci riproveremo.»

«L’Arsenale in oltre trent’anni ha accolto ed integrato cinquantamila persone, ma l’integrazione non è per nulla facile. C’è qualcosa che non ha funzionato nel modo in cui l’Italia ha accolto queste persone?», domanda strettamente legata a quella di prima, e cocente nei temi, sia per il luogo che per il momento, la campagna elettorale. «Sono orgoglioso del mio paese, perchè siamo stati i più impegnati ad accogliere e salvare vite umane, rispondendo all'emergenza nel Mediterraneo. Mi verrebbe da dire che siamo l'unico paese che l'ha fatto, abbiamo salvato l'onore dell’Europa», ha risposto il premier con l'assenso del pubblico. «Chi semina esclusione raccoglie odio», e per questo non sarebbe corretto alzare muri: la miglior strategia è avere «buone politiche d’integrazione.»  Gentiloni si è congedato dal Sermig firmando il “manifesto” dei giovani per la pace, che Ernesto Olivero gli ha chiesto di portare in Parlamento.

Chiesa

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