I cristiani sono i primi perseguitati

I dati drammatici del rapporto 2014 sulla libertà religiosa nel mondo dell’Associazione Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs), giunto alla 12ª edizione. Ieri la tragica notizia della famiglia arsa viva 

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I cristiani sono i primi perseguitati

I cristiani restano i più perseguitati al mondo. La libertà religiosa è in netto declino. Le violenze commesse «in nome della religione continuano a dominare la scena». Il terrorismo religioso «non è solo ampiamente diffuso ma anche in netto aumento». In quasi tutti i Paesi la condizione delle minoranze religiose si è aggravata. «A volte il peggioramento si deve a discriminazioni di ordine giuridico o costituzionale oppure è causato da ostilità religiose, spesso legate a tensioni etniche o tribali. In altri casi, vi è un gruppo religioso che opprime – o cerca di eliminarne – un altro o c’è uno Stato autoritario che cerca di limitare le attività di un particolare gruppo».

Il rapporto 2014 sulla libertà religiosa nel mondo dell’Associazione Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) – giunto alla 12ª edizione: la prima è del 1999 – certifica che nel mondo la libertà religiosa è in «netto declino», che la maggioranza dei Paesi in cui ci sono «gravi violazioni» è musulmana, che in 81 Paesi sui 196 esistenti il cambiamento è quasi sempre in peggio, cioè la libertà religiosa è ostacolata: «Solo in 6 Paesi si registra un miglioramento mentre in 55 si riscontra un peggioramento. Ciò significa che in quasi il 30% dei Paesi esaminati – fra ottobre 2012 e giugno 2014 – la situazione dei gruppi religiosi è peggiorata. In 26 Paesi il grado di violazioni della libertà religiosa sono valutate come “medie” o “elevate”, dove negli ultimi due anni non sono stati riscontrati cambiamenti. Se a questi 26 Paesi si aggiungono i 55 dove vi è stato un peggioramento, si arriva a un totale di 81 Paesi su 196 – poco più del 40% – in cui la libertà religiosa è limitata o è in declino».

In 20 Paesi la libertà religiosa è assente e c’è «un elevato grado di violazione della libertà religiosa, in quanto essa non esiste. Sono i 14 Paesi in cui la persecuzione a sfondo religioso è legata all’estremismo islamico: Afghanistan, Arabia Saudita, Egitto, Iran, Iraq, Libia, Maldive, Nigeria, Pakistan, Repubblica Centrafricana, Siria, Somalia, Sudan, Yemen. E 6 Paesi con regimi autoritari: Azerbaigian, Myanmar, Cina, Corea del Nord, Eritrea e Uzbekistan».  Anche «nella lista degli Stati in cui si registrano gravi violazioni della libertà religiosa, i Paesi musulmani rappresentano la maggioranza». Un «medio o elevato grado di violazione della libertà religiosa» si registra a Cuba, Emirati Arabi Uniti, Iran, Qatar. In Taiwan e Zimbabwe c’è «un lieve o elevato grado di violazione della libertà religiosa».  In sostanza in 116 su 196 Paesi c’è «un preoccupante disprezzo per la libertà religiosa, ovvero quasi il 60%». I miglioramenti «sono spesso il risultato di iniziative locali, anziché il segno di progressi a livello nazionale».  I cristiani «rimangono la minoranza religiosa maggiormente perseguitata al mondo, in parte a causa della loro ampia diffusione geografica e del loro numero relativamente importante». Molti musulmani subiscono violenze e persecuzioni per mano di altri musulmani: «I musulmani subiscono considerevoli persecuzioni e discriminazioni da parte di altri gruppi musulmani e di regimi autoritari». 

I Paesi occidentali spingono a confinare la religione «nella sfera privata e le tensioni religiose sono in aumento a causa di fenomeni recenti come “l’ateismo aggressivo”, il laicismo liberale e le ondate di migranti e rifugiati che appartengono a fedi e culture diverse da quelle del Paese ospitante». La libertà religiosa è in calo «nei Paesi occidentali a maggioranza cristiana o di tradizione cristiana. Ciò è dovuto a due fattori. In primo luogo vi sono opinioni contrastanti sul ruolo che la religione debba giocare nello “spazio pubblico”. In secondo luogo l’apertura nei confronti della libertà religiosa è minacciata dall’aumento delle preoccupazioni riguardanti l’estremismo religioso». Aumentano anche i casi di antisemitismo.

In America del Nord si riscontrano «minacce all’obiezione di coscienza».  In America Latina gli ostacoli «sono quasi sempre causati dalle politiche di regimi apertamente laicisti o atei». L’Asia «si conferma il continente dove la libertà religiosa è maggiormente violata». In Africa «la tendenza più preoccupante è la crescita del fondamentalismo islamico». La responsabilità di invertire questa tendenza inquietante spetta anzitutto alle comunità religiose e i capi religiosi sono invitati a opporsi alla violenza perpetrata in nome della religione. Commenta Marta Petrosillo, portavoce in Italia di Aiuto alla Chiesa che soffre:  «La tendenza è negativa e questa non è una novità dell’edizione 2014 perché già da diversi anni si riscontra la diminuzione della libertà religiosa più o meno in tutto il mondo in forme diverse: dalle violenze cruente antireligiose alle forti discriminazioni. Quello che riscontriamo, in generale, è proprio una diminuzione della tolleranza e del pluralismo religioso, anche in Europa. I cristiani molto spesso sono una minoranza oppressa: in molti Paesi sono preda del fondamentalismo islamico, come in Medio Oriente dove i cristiani vivono da secoli. In Europa c’un aumento degli episodi sia antisemiti che anti islamici, anche in relazione al conflitto israele-palestinese».  L’associazione Aiuto alla Chiesa che soffre è stata fondata da padre Werenfried van Straaten (1913-2003), monaco premostratense olandese - noto come «padre lardo» dall’olandese «spekpater» - perché nell'immediato dopoguerra raccolse quintali di lardo dalle massaie fiamminghe per soccorrere i profughi tedeschi. Di qui nacque nel dicembre 1947 l’associazione, ora una «multinazionale della carità» che aiuta la Chiesa cattolica dovunque soffra nella miseria, per mancanza di mezzi, sotto le persecuzioni.

E la situazione si aggrava dopo aver appreso la notizia che giunge dal Pakistan. Arsi vivi per l’accusa era  solo un’accusa, tutta da dimostrare dopo aver bruciato pagine del Corano. Di aver commesso un sacrilegio, quello che in Pakistan è punito dalla legge come “atto di blasfemia”. E’ la sorte toccata, questa mattina, a una coppia di cristiani, il 26enne Shahzad Masih e  sua moglie, la 24enne Shama Bibi, arsi vivi da una folla di musulmani di cinque villaggi a sud di Lahore, capitale della provincia del Punjab pakistano. I due coniugi, che lavoravano in una fabbrica di mattoni, sono stati sequestrati e tenuti in ostaggio per due giorni all’interno della fabbrica. Percossi e torturati, questa mattina alle 7.00 sono stati spinti nella fornace usata per cuocere l’argilla.

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