Il Sinodo valdese, la strada del dialogo prosegue

Il messaggio del Papa e quello del presidente della Repubblica Mattarella

Parole chiave: ecumenismo (57), valdesi (12), presidente (12), Papa (648)
Il Sinodo valdese, la strada del dialogo prosegue

«Il Signore conceda a tutti i cristiani di camminare con sincerità di cuore verso la piena comunione». L’auspicio è di Papa Francesco in un telegramma a firma del segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, ai partecipanti al Sinodo valdese-metodista che si svolge a Torre Pellice (Torino). Il cammino verso la piena unità - prosegue il Papa - permetta di «testimoniare Gesù Cristo e il suo Vangelo, cooperando al servizio dell'umanità, in particolare in difesa della dignità della persona umana, nella promozione della giustizia e della pace e nel dare risposte comuni alla sofferenza che affligge tanta gente, specialmente i poveri e i più deboli». Il telegramma è indirizzato al vescovo di Pinerolo mons. Piergiorgio Debernardi ma ha come interlocutori gli 80 «sinodali» che partecipano all’evento più importante, il Sinodo che si svolge dal 23 al 28 agosto 2015.  

Anche il capo dello Stato Sergio Mattarella ha inviato un messaggio non formale: sottolinea che «la libertà è radice e prolungamento di ogni fede religiosa e la libertà religiosa è alla radice delle libertà civili. Un principio sancito dalla Costituzione. Il percorso che ha portato all'affermazione di questo principio è stato lungo e travagliato, e tocca alla comunità italiana implementarlo, renderlo sempre vivo e operante. Il Sinodo è un momento importante di riflessione e di crescita non soltanto per i credenti evangelici, e per il dialogo ecumenico nel quale siete impegnati, ma per l'intera società italiana, per la quale risulta preziosa la vostra azione di diaconia. È con questa convinzione che desidero rivolgere alla comunità che si raccoglie a Torre Pellice, e a tutti i partecipanti al Sinodo, il mio saluto più cordiale e l'augurio sincero di buon lavoro».

Il Sinodo si è aperto, nel «capoluogo» delle Valli valdesi del Piemonte, con un culto presieduto dalla pastora Erika Tomassone. Quest'anno il tema ecumenico si concentra sulla valutazione dell’incontro tra Papa Francesco e la comunità valdese nel tempio di corso Vittorio Emanuele III lunedì 22 giugno 2015 durante la visita del Pontefice a Torino: chiese perdono per la lunga storia di persecuzioni. 

Un altro tema che i rappresentanti delle Chiese insieme ai pastori affrontano è quello relativo ai rifugiati e ai richiedenti asilo, con lo svolgimento anche di una serata pubblica. Il Sinodo discute un tema etico molto spinoso sulla base del documento intitolato «Famiglie, matrimonio, coppie, genitorialità» frutto di un lavoro pluriennale di riflessione, confronto e analisi da parte di una commissione. Altri argomenti: il ruolo delle Chiese nell'Italia e nell'Europa in crisi, l'ecumenismo, i quaranta anni del Patto di integrazione tra le Chiese valdesi e metodiste.
La fine delle persecuzioni e l’inizio del riconoscimento dei diritti civili e politici  porta la data del 17 febbraio 1848 quando i valdesi residenti nel Regno di Sardegna ottennero di «godere di tutti i diritti civili e politici al pari dei sudditi cattolici, frequentare le scuole dentro e fuori delle università e conseguire i gradi accademici». Carlo Alberto, con le regie patenti, pose fine a una secolare discriminazione e riconobbe la libertà di culto. Numerose petizioni chiesero al monarca l’estensione dei diritti civili e politici agli ebrei: il 29 marzo 1848 Carlo Alberto - sul campo dì battaglia di Voghera durante la prima guerra di indipendenza - firmò il decreto. Il 4 marzo 1848 aveva già concesso lo «Statuto del Regno» o «Statuto fondamentale della monarchia di Savoia» - che rimase in vigore cento anni, fino alla Costituzione repubblicana del 1° gennaio 1948 - ma sotto la pressione popolare aveva espulso i Gesuiti dal Regno nel clima generale rivoluzionario del 1848.

Il Concilio ecumenico Vaticano II (1962-1965) e i Papi Giovanni XXIII (1958-1963) e Paolo VI (1963-1978) aprono le strade del dialogo: cattolici e valdesi passano dall’intolleranza al confronto. Per i cattolici grazie al decreto sull’ecumenismo «Unitatis redintegratio» (21 novembre 1964) e alla dichiarazione sulla libertà religiosa «Dignitatis humanae» (7 dicembre 1965). Quarant’anni fa dal 1975 la Chiesa valdese comincia un cammino di integrazione con la Chiesa metodista che sfocia nel 1979 nella firma del «patto di integrazione», formando un'unica Chiesa evangelica, che è membro del Consiglio ecumenico (CEC), della Conferenza delle Chiese europee (KEK) e della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (FCEI).

Alla Chiesa valdese è riconosciuto il titolo di «Mater reformationis, madre della Riforma» protestante. Come tutte le Chiese riformate pone al centro la Bibbia come mostrano lo stemma e il motto (in latino) «Lux lucet in tenebris, la luce splende nelle tenebre» (Giovanni 1,5). I riformati, infatti, sono fortemente legati al principio protestante del «Sola Scriptura», all'idea che solo la Bibbia sia la regola ultima della fede e della vita cristiana.

La maggior parte, 20-25 mila, vive nelle Valle valdesi nella diocesi di Pinerolo, che conta 81.200 battezzati e che confina con le diocesi di Susa, Torino, Saluzzo e con Gap in Francia. Cinquantacinque anni fa alla vigilia del Concilio il vescovo di Pinerolo mons. Gaudenzio Binaschi in una lettera pastorale del 1960 indicò tra i temi in discussione al Vaticano II «il ritorno dei fratelli separati, specificando che questo non significava che cattolici, ortodossi e protestanti si sarebbero trovati a discutere in Concilio, dal momento che esso era una cosa interna alla Chiesa cattolica; probabilmente sarebbero stati però presenti degli osservatori delle comunità cristiane non-cattoliche, come segno di un’attenzione alle questioni che dividono i cristiani, da affidare soprattutto alla preghiera».

Lo scrive Riccardo Burigana nel pregevole saggio «Una straordinaria avventura. Storia del Movimento ecumenico in Italia (1910-2010), Edizioni Dehoniane, e conclude: «Mentre da una parte il vescovo si preoccupa così di spiegare la dimensione ecumenica del futuro Concilio, dall’altra promuove una consultazione semi-ufficiale con la Chiesa valdese locale per individuare un percorso in grado di far partire un dialogo ecumenico in grado di affrontare una serie di questioni da sottoporre al futuro Concilio». Era il 1960. Nella prefazione Valdo Bertalot, segretario della Società Biblica in Italia, ricorda un altro vescovo di Pinerolo, mons. Pietro Giachetti, «seduto nella sua austera semplicità» che partecipava sempre – come tutti i vescovi postconciliari pinerolesi – all’apertura del Sinodo.  

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