Ecumenismo, la preghiera per sentirsi uniti in Cristo

Intervista a il direttore dell'Ufficio nazionale per l'Ecumenismo e il Dialogo interreligioso della Cei, don Cristiano Bettega in vista della Settimana di Preghiera per l'Unità dei cristiani

Parole chiave: ecumenismo (57), dialogo (74), pace (90), preghiera (51)
Ecumenismo, la preghiera per sentirsi uniti in Cristo

Ogni anno viene celebrata, dal 18 al 25 gennaio, la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Qual è il senso profondo di questa comunione?

Penso che almeno uno dei significati di questo appuntamento risulti chiaramente da quanto afferma Gesù nel Vangelo di Matteo: "Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro" (18,20). Pregare insieme, cioè, è già essere insieme, è già sperimentare quella comunione verso la quale camminiamo e che desideriamo tanto intensamente. Spesso si sente dire che l'ecumenismo sta vivendo un momento di stanca, che manca l'entusiasmo degli albori, che mancano i pionieri dei decenni scorsi, e che quindi tutto rischia di arenarsi nel "già visto". Credo invece che pregare insieme abbia un significato molto più grande di quello che comunemente pensiamo, e che troppo spesso forse sottovalutiamo: che cos'è "comunione"? O meglio; di chi parliamo quando parliamo di "comunione"? Non ci sono dubbi: parliamo di Dio Trinità, di Colui che in sé è comunione, unità dei distinti, dialogo fecondo di tre voci diverse che però dicono una stessa cosa. Allora ogni volta che noi facciamo esperienza di comunione, per quanto possa essere povera e imperfetta, facciamo comunque esperienza di Dio. Non possiamo dimenticare questo: pregare insieme (e analogamente portare avanti insieme una iniziativa, un progetto...) è vivere pienamente quella comunione non ancora piena che tutti vogliamo attendere e costruire. La comunione tra noi non è ancora piena, d'accordo: ma tutte le volte che ci troviamo insieme, facciamo esperienza di questa pienezza, un po' come quando vediamo il trailer di un film, quando sentiamo alcune note di una sinfonia, quando leggiamo la prefazione di un libro... non è ancora tutto il libro o tutto il film, non è tutta la sinfonia, ma nessuno può negare il fatto che quelle poche note, quelle alcune righe o quei pochi minuti che scorrono sullo schermo facciano realmente parte del tutto. Dal mio punto di vista va tenuto presente che ogni piccolo passo fatto insieme è un tassello del mosaico: e l'immagine piena si costruisce a forza di tasselli... 

 

Il materiale di preghiera viene preparato in luoghi diversi del mondo, c’è un motivo particolare. Quest’anno è la Lettonia.

 

Di anno in anno luoghi diversi, esattamente. Tornando alla metafora della sinfonia, tutti gli strumentisti di un'orchestra sinfonica non sono certo appiccicati l'uno all'altro, anzi: tra i violini dell'ultima fila e i contrabbassi c'è di mezzo quasi tutto il palcoscenico, e anche rispetto al direttore non tutti gli orchestrali sono così vicini. Eppure chi sta in sala non bada alla vicinanza o distanza degli strumentisti, ma ascolta il risultato: e questo c'è, eccome! Credo allora che la scelta di preparare i testi coinvolgendo cristiani di diverse estrazioni geografiche e culturali, oltre che appartenenti a diverse confessioni, abbia proprio questo valore: quello di aiutarci a capire che la voce di tutti non è soltanto opportuna, ma necessaria. Pregare con testi e proposte pensate da altri, aiuta ad accorgerci dell'esistenza di fratelli di fede anche in terre a volte un po' in disparte rispetto alla nostra attenzione; questa abitudine inoltre può aiutarci ad allargare un po' i nostri orizzonti, a pregare con testi diversi dai nostri schemi a volte un po' rigidi, e a farci capire che pregare è prima di tutto uno stile di vita, più che una serie di parole recitate o pronunciate; e infine, un sussidio pensato di anno in anno con il coinvolgimento di gruppi di cristiani di diversa estrazione e provenienza ci ricorda che l'unità dei credenti riguarda tutti: non soltanto gli addetti ai lavori, non soltanto chi magari vive a stretto contatto con fratelli di altre confessioni cristiane, ma ecumene è affare di tutti: semplicemente perché è imprescindibile dallo stesso essere cristiani. 

 

 

Il versetto biblico scelto per il 2016 è: “Chiamati per annunziare a tutti le opere meravigliose di Dio” (cfr 1 Pietro 2,9).  

Non so quanto volutamente, ma mi pare che il versetto biblico per il 2016 si trovi a suo agio con quanto molto spesso sta dicendo e facendo papa Francesco. Sentiamo parlare abbastanza spesso di "chiesa in uscita", di chiesa disposta a lasciarsi toccare dagli avvenimenti del mondo, dalla storia dei fratelli e delle sorelle, di una chiesa che rimetta al centro ciò che ha di più prezioso. Allora "annunciare a tutti le opere meravigliose di Dio", alla fine significa cercare di essere cristiani un po' più convinti (e chiaramente questo ci riguarda tutti, non solo i cristiani cattolici): cristiani che cercano di leggere la storia con lo sguardo di Dio, che vanno a caccia di quelle meraviglie che lui continuamente compie nella storia di ogni uomo e di ogni popolo; annunciare le opere di Dio vuol dire convertirsi, cambiare mentalità, accorgersi che Dio è tutt'altro che lontano dalla storia del mondo: anche di quello di oggi, così contorto a volte, ma ancora abitato da quel Verbo fatto carne, che in ogni carne si fa riconoscere, apprezzare, amare. 

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