Fedi e fondamentalismi, la conoscenza è necessaria

Una serata di studi al Polo Teologico di via XX Settembre a Torino, con gli interventi di Ermis Segatti e Maria Chiara Giorda

Parole chiave: fede (42), fondamentalismo (16)
Fedi e fondamentalismi, la conoscenza è necessaria

“Credo in Dio, ma temo i fondamentalismi”. Da questa dichiarazione del celebre scrittore statunitense Stephen King, don Germano Galvagno ha avviato il convegno ”Dio lo vuole!:o no?” giovedì 26 febbraio presso l'Istituto Superiore di Scienze Religiose. In dialogo su una tematica delicata, spesso scottante anche nell'attualità della cronaca,sono due voci autorevoli e già annunciate: Maria Chiara Giorda e don Ermis Segatti.

La relatrice constata l'uso improprio del termine“fondamentalismo religioso” spesso associato a violenza e terrorismo.Poi dimostra come “la categoria di fondamentalismo sia applicabile non solo all'Islam, ma anche utilizzata per definire fenomeni – con alcune caratteristiche sorprendentemente simili, oltre inevitabili differenze- sviluppatisi all'interno di tutte le principali religioni”. Risale alla nascita di tale concetto, Stati Uniti fine 800, parla della rinascita religiosa degli anni '70, sottolinea contraddizioni,esamina studi su caratteristiche ricorrenti in quanto a ideologia e organizzazione. Riporta ricerche e nuovi collegamenti: al processo di globalizzazione, “scontro di civiltà”, totalitarismo o nazionalismo. Esamina atteggiamenti difensivi nascosti(integrismo, tradizionalismo e conservatorismo). Passando in rassegna islam, religioni ebraiche e indiane, ambito ebaico e buddista,la studiosa auspica che il fenomeno sia riassorbito “nelle dinamiche democratiche e nella società civile, come fattore di dialogo e moderazione delle differenze ideologiche e della conflittualità”.

Per don Ermis Segatti fondamentalismo è ”fattore-sorpresa, un evento in fieri, che non va relegato nel passato e nel già noto”. Scandagliando tra i cardini dell'area protestante, vede l'esaltazione di estremi, con la ”meta di conquistare tutto il mondo a Dio”, con piano programmatico rigorosamente stabilito”. Riporta esempi di realizzazioni in Guatemala, Zaire, El Salvador e Colombia. La fede è vista come sorgente di certezze,resa valida da risultati tangibili.Tra i molteplici risvolti del fondamentalismo nell'area cattolica si sofferma sul sincretismo.Questa forma radicalizza la mediazione della Chiesa, nega la funzione pluralista e pone la modernità come antagonista della fede stessa.Particolare è il caso dei “neo-con americani”con risvolti strettamente politici.

Sovente la verità originaria, più che ricercata viene aggredita.“Non di rado si giunge ad un'imposizione di verità sulle stesse fonti che dovrebbero invece fondarla” Il teologo vede ancora un fondamentalismo”liberal”, che non si pone “alcun orizzonte o freno morale, dove prevalgono dimensioni economiche e produttivistiche o individualistiche”. Anche dall'esame di tradizioni spirituali a vocazione universale, il teologo spiega che sul fondamentalismo si ha una domanda multipla, secondo  tempi e contenuti culturali e religiosi nel corso della storia. Infine, ben oltre  il fondamentalismo, la violenza in nome di Dio. Il fondamentalista raggiunge il duplice risultato di proclamare quanto eccezionale sia la sua scelta ed ottenere così quanto non riesce con altra via. Nella guerra santa l'attentato criminale è vissuto come sacro.Ritornano le “due principali sciagure spirituali: la prima è che in nome di una dedizione totale a Dio si finisce col ritenere di possederlo; la seconda è che Dio stesso, da ispiratore, finisce per essere ispirato da chi lo interpreta”(da “Anima” Ed. Piemme pg.81). Ancora  ribadita l'urgenza del dato educativo fondato sulla conoscenza, per un possibile dialogo interreligioso. In un riuscito convegno: don Galvagno nota che ”il pubblico numeroso e l'attenzione costante hanno evidenziato l'interesse per un tema vivo e sensibile

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