Le Voci e la Parola: “Non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvarlo” (Gv 12,47)

La riflessione biblica dopo l'anno della Misericordia

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Le Voci e la Parola: “Non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvarlo” (Gv 12,47)

Gesù, giustificazione degli empi

Per gli ebrei, il sadiq, il “giusto”, è colui che vive in comunione armoniosa con Dio e con i fratelli. La sedaqah, la “giustizia”, è vivere relazioni profonde. Quando diciamo che “Dio è giusto”, non intendiamo in senso occidentale che Dio premia i buoni e castiga i cattivi, ma che Dio entra in profonda relazione con tutti. Così quando affermiamo che “Dio ci giustifica” non intendiamo che ci rende “giusti”, ma che entra in comunione amorosa con noi. E dire che “Cristo è la nostra giustizia” non significa vedere in lui il Giudice supremo, ma colui che ci mette in relazione con il Pa

La misericordia di Dio è così sconvolgente che non è riservata ai buoni, ma è per tutti gli uomini, indipendentemente dalle loro virtù e dai loro meriti. Siamo di fronte ad un’enormità giudiziaria: l’assoluzione del reo (Rm 5,6-8).

Molti oggi vedono il purgatorio come una sorta di “tempo supplementare” che Dio concede dopo la morte a quanti lo hanno rifiutato in vita, per dare loro un’ulteriore possibilità di conversione. Ma che dire dell’inferno? La dottrina, sostenuta da molti Padri, dell’“apocatastasi”, o “ristabilimento”, che trova il suo fondamento biblico in quei testi che proclamano che, alla fine dei tempi, “tutto sarà stato sottomesso al Figlio…, perché Dio sia tutto in tutti” (1 Cor 15,27-28; cfr Col 1,19-20), affermava che l’inferno è una realtà temporanea, e alla fine vi sarà riconciliazione per tutti, compresi i demoni. Tale dottrina fu però condannata da vari Concili: secondo la Chiesa esiste quindi la possibilità teorica che l’uomo dica un “no” permanente a Dio. Ma praticamente è possibile che l’uomo rifiuti definitivamente un Dio tanto affascinante? Da sempre, nella Chiesa, si trovano due linee di risposte. Da una parte ci sono i cosiddetti “giustizialisti”, che sostengono che l’inferno è pieno dei tanti malvagi e violenti che infestano la terra. Dall’altra parte i “misericordiosi”, che affermano che sì l’inferno esiste, ma che probabilmente è vuoto, perché è davvero difficile che l’uomo rifiuti Dio con piena avvertenza e deliberato consenso: spesso chi si oppone a Dio lo fa solo perché di lui ha avuto una visione distorta o una cattiva testimonianza da parte dei credenti (Lc 23,34).

Il Paradiso uguale per tutti

La parabola che racconta che coloro che hanno lavorato un’ora sola nella vigna del Signore hanno la stessa ricompensa di quelli che vi hanno faticato dodici ore (Mt 20,1-12), afferma che in Paradiso non ci sarà meritocrazia: sarà una festa senza fine per tutti! “Così gli ultimi saranno i primi” (Mt 20,16): Dio ci vuole tutti primi, il suo amore immenso non sopporta che qualcuno sia in seconda fila, che rimpianga di non essere stato migliore. Come è difficile uscire dalla nostra consueta visione meritocratica della vita cristiana per lasciarci inondare dallo tsunami dell’Amore gratuito di Dio!

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