Meditazione sul Crocifisso

La riflessione dello psichiatra e psicoterapeuta per il Venerdì Santo 2016. Perchè interrogarsi fino in fondo

Parole chiave: venerdì santo (5), cristo (5), crocifisso (1), morte (35), resurrezione (9)
Meditazione sul Crocifisso

 

Che cos’è questa stanchezza? Sono come una donna che partorisce non tra le mura di una casa accogliente, ma fuori, lontano. In pericolo. Sudore di fatica misto a sudore di inquietudine. Devo andare avanti, non posso fermarmi. Come preda che deve sfuggire al proprio predatore. Devo andare avanti, fino in fondo, senza più possibilità di fermarmi. (Matteo 27, 38-39; Marco 14, 34; 14,36; Luca 22, 41; Geremia 45, 3; Marco 14,37; Luca 22,45; Geremia 25,28)

Speranza? No. Nessun futuro. Devo morire! E’ deciso. E’ sempre stato deciso. Il mio nome lo conoscevano, ma ora mi hanno trovato. Mi seguivano da tempo. Fingevano di ascoltare, di dare importanza a quanto andavo dicendo, ma la loro testa non apprendeva. Non hanno sentito la mia voce e hanno coltivato solo un pensiero di morte. Così deve essere, discendere per salire. (Matteo 26, 50; Marco 14, 46; Geremia 26, 8; Matteo 26, 54; Marco 14, 49; Luca 22, 52; Giovanni 18, 4-9; Geremia 29, 26)

Silenzio. Pensiero profondo. Non c’è più tempo per parole. Parole false. Testimonianze assurde. Non mi hanno ascoltato prima, men che meno mi ascolteranno ora. Hanno bisogno di uno che muoia, non di uno che parli di misericordia. Prego e resto in me. Sono fermi alle loro previsioni e non c’è spazio per la meraviglia. Per un amore che non mente, che non si guarda solo a quello che gli conviene. (Matteo 26, 62-63; Marco 14, 60-61; Luca 22, 67-68; Giovanni  18,21; Salmo 129, 4)

Andrea, Filippo, amici miei. Giovanni, eravamo vita insieme. Fratelli Giacomo e Pietro, ora siamo mondi divisi. Come prima eri tu, Matteo Levi, separato dagli altri, quando tutti ti odiavano perché imponevi le tasse e io venni a casa tua. Siete smarriti e confusi. Mi avete visto far imprese incredibili e ora non posso più dirvi dove pescare. Non posso asciugare il vostro mare di lacrime. (Matteo 26, 70; Marco 14, 68; Luca 22, 60; Giovanni, 27; Salmo 25, 2-3; Matteo 26, 75; Marco 14,72; Luca 22, 62; Geremia 22, 10)  

Amico Giuda, a te è toccato il riscatto. L’argento e non l’oro. Il prezzo e non il valore. Il prezzo di un campo. Un campo in cui non si può più nasconder nulla. Un fondo senza limite: quella terra dove andava nascosto il contratto non è più asciutta. La carta del tuo nuovo acquisto non si conserva e questa terra la fa marcire. (Mt 27,9; Geremia 32, 7 e 9)

Come Giuda anch’io sono diventato riscatto. La mia vita in cambio di quella di un omicida. Paralitici, indemoniati, ciechi, ora sono diventato in tutto come voi. “Io sono”, per chi mi riconosce e per chi no.  Mi dicevano di non parlare troppo di un’altra vita, che i profeti finiscono male, che finiscono pure peggio quando s’allontanano da Dio: Così di me hanno voluto far credere. Muoio assassinato? No, peggio. Per assassino mi fanno passare. (Matteo 27, 26; Marco 15,15; Luca 23, 25; Giovanni 18,16; Numeri 35, 31; Deuteronomio 21, 22-23)

Uomini che mi martellate, chi siete? A chi rispondete? Io non vi appartengo. Rispondo a una sovranità fatta di abbandono, fiducia, ospitalità. Voi al più conoscete quella clemenza fatta per capriccio da quelli che chiamate “grandi” quando vogliono apparire ancor di più. Non posso offrirvi un regno d’astuzia. Guardatevi dentro, perché siete difesi da lance spuntate e fragili armature, e ascoltate di nuovo la voce del vostro cuore. (Matteo 27, 28; Marco 15, 17; Giovanni 19, 2; Numeri 4, 5-7; Salmo 22, 7-9; Salmo 13, 2)

Padre, mio re, come hai voluto discendere insieme a me? Tu che hai fondato la terra accetti che da questa terra si alzi un lamento senza pianto. Terra divenuta inospitale per il suo stesso creatore. Terra che coi suoi rovi ricopre il volto che per prima la vide. Terra che ingoia figli, che li rapisce. Che lascia padri senza più lacrime perché altro non resta che l’apparente scomparsa dell’amato. (Matteo 27, 34; Marco 15, 23; Salmo 69, 22; Matteo 27, 35; Marco 15, 24; Giovanni 19, 23-24; Genesi 37, 25-35; Luca 23, 28; Ezechiele 24, 23; Luca 23, 30; Osea 10, 8)

Con te, brigante, manterrò la promessa. Vedrai un nuovo re. Preparati per un regno di giustizia tu che sei stato malfattore. Tu mi hai dato fiducia e, anche quando non avevo quasi più voce, mi hai strappato una promessa: il paradiso. C’è chi mi ha seguito per mesi interi, chi per anni e tu qui, in pochi secondi, mi riconosci uomo giusto, dio giusto e mi diventi amico e ti unisci a me.  (Luca 23, 41; Geremia 5,1)

Prima ero “il benvenuto”, “l’amico dei reietti”, “quello che aveva tutti con sé”. Mi inseguivano, mi cercavano, ma le ascoltavano davvero le mie storie? L’eredità che avevano ricevuta non l’hanno capita, come quel giovane che s’era ridotto a mangiare alla tavola dei servi di suo padre. Avevano un padre il cui cuore batteva forte forte per loro. Un genitore che li aveva seguiti da lontano con lo sguardo, sperando di tornare a vivere insieme. Così che chi prima era morto tornasse a vivere. (Matteo 27, 41; Marco 15, 31; Luca 23,36; Siracide 7, 11)

Ecco l’amaro boccone. L’ultimo, il più vile. Ho ingoiato il rifiuto di chi ho amato. Solo un dolce bacio può togliere l’amaro che brucia la gola e scuote i visceri. Non verrà Elia o altri profeti del passato. La salvezza incontrerà la salvezza altrimenti più nulla sarà. Questa è la fine e la non fine della storia. “Padrone, tua figlia è morta” così ad un padre l’avevano detto, senza tanti giri di parole. Dormiva solamente. Torno a me. Mai più mi avrete così, vivo tra di voi solo come uomo. Sono già un’altra icona.  (Matteo 27, 48; Marco 15, 36; Giovanni 19, 28-29; Salmo 69, 22)

 

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