Vita e fede, libertà e rispetto

Una riflessione ad una settimana dalla striscia di sangue e morte di Parigi

Parole chiave: Parigi (16), charlie (2), terrorismo (74)
Vita e fede, libertà e rispetto

Come tutti gli Europei, sono rimasta sconvolta, attonita e piena di amarezza alla notizia dell'attentato che ha ucciso dodici persone a Parigi. Da credente, da donna, da cittadina di un'Europa libera e liberale, nonché da giornalista, non posso che associarmi di tutto cuore al lutto, alle preghiere, alla denuncia netta ed inequivocabile della violenza, e dell'ipocrisia di una violenza che si ammanta di religiosità. Giustamente è stato scritto, su Avvenire nei giorni scorsi, che la vera blasfemia è quella dei terroristi che invocano la fede nell'Essere supremamente buono per giustificare l'assurda uccisione di esseri umani.

Ciò detto, e sperando di aver chiarito la mia fermissima ed inequivocabile condanna di ciò che è accaduto, volevo tuttavia spendere due parole sul perché non me la sento di conformarmi allo slogan "Je suis Charlie" che sta accomunando milioni di persone in questi giorni. Io sono per l'assoluta libertà di espressione, libertà di stampa e libertà di opinione; il fatto che io sia credente e felice di esserlo non mi impedisce di essere profondamente interessata a tutto ciò che le altre persone possono dire, pensare e credere. Ritengo che la differenza sia un arricchimento e non una minaccia, e che la diversità di pensiero ed opinione non possa che dare spunti, stimoli e provocazioni salutari a chiunque sia sappia ascoltare, ragionare e valutare in modo maturo e consapevole.

Inoltre, apprezzo moltissimo l'ironia, le battute efficaci, le vignette azzeccate (alcune di quelle comparse in questi giorni sono memorabili per bellezza e vigore); credo di essere anche abbastanza autoironica, e di saper ridere di me stessa, dei miei limiti e di saper sorridere anche sulle cose più grandi e più importanti della mia vita. Ritengo però che ci dovrebbe essere sempre profondo rispetto nelle relazioni umane, in ciò che si scrive ed in ciò che si pubblica. È segno di intelligenza e di apertura mentale saper ridere su qualunque cosa (e penso che il buon Dio sia estremamente autoironico), ma credo si debba riflettere su come certe cose possono essere colte da persone con valori e principi, formazione ed educazione diversa. La liberté andrebbe coniugata sempre con la fraternité. Si può ridere su ciò che si ama, secondo me. Si può prendere in giro le persone o le cose che sono care al nostro cuore, perché esse sanno che anche l'ironia è segno di affetto e di stima (si prendono in giro coloro che si reputano in grado di ridere di sé).

Non si dovrebbe, invece, secondo me, ferire le persone che non si conoscono mettendo alla berlina ciò che hanno di più caro, violando deliberatamente le loro convinzioni più profonde, aggredendo in modo spesso volgare (e talora pure stupido, permettetemi) una parte molto intima della loro vita. Come si sarebbero sentite le migliaia di Francesi che si sono riuniti in una manifestazione composta e partecipata di lutto se qualcuno avesse bruciato il loro tricolore davanti ai loro occhi in Place de la République? I simboli vanno rispettati, secondo me, soprattutto quanto più sono cari alle persone.

Io non credo che nel nostro mondo ci sia ancora bisogno di "dissacrare". Credo che ci sarebbe invece bisogno di "consacrare". Non di coercire alcuno a praticare una religione: la libertà di coscienza è un diritto per cui mi batterò finché vivo. Ma di "rendere sacro", di aiutare la gente a percepire la bellezza intorno a sé. L'Islam ha una componente integralista e violenta; ma io non credo che la si combatta e sconfigga aggredendo violentemente, seppur solo a parole o con disegni, il cuore della fede musulmana. Esacerbando i milioni di musulmani onesti, buoni e moderati che vedono insultato ciò che hanno di più caro si contribuisce solo ad aiutare i criminali che fomentano l'odio e la violenza. Credo invece che si annichilisca il potere dell'integralismo violento insegnando a rispettare, amare e a cogliere la bellezza dell'Islam nobile, quello delle poesie mistiche dei sufi e della sapienza di una cultura millenaria. 

Aggredendo, deridendo e sbeffeggiando contribuiamo solo a demolire quel po' di bellezza che è rimasta nel nostro mondo. Se anche non si crede o non si vuol credere negli insegnamenti delle religioni, ritengo che si dovrebbe aiutare chi ci sta intorno a scoprire o riscoprire quell'incantamento davanti alla bellezza, quello stupore davanti ai miracoli di ogni giorni, quel rispetto verso l'uomo che prega e si riconosce in debito verso la vita o Colui che l'ha creata. Per questo ho scelto di fare arte nella mia vita; per questo cerco di vivere la mia fede con la mia musica e nella mia musica; per questo cerco, come essere umano, di provare - nel mio piccolo - a vedere il bello e il "sacro" in ciò che mi circonda ed in coloro che incontro.

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