Torino, futuro incerto per una città «anziana»

La riflessione del direttore della Pastorale sociale e del lavoro anticipa e introduce i temi del convegno di sabato 21 ottobre  La foto gallery della mattinata

Parole chiave: giovani (205), lavoro (167), pastorale (60), sociale (24)
Torino, futuro incerto per una città «anziana»

Il XVIII Rapporto Giorgio Rota ha riacceso improvvisamente il dibattito sul futuro sociale, economico e lavorativo dell’area metropolitana torinese. Sono stati giorni intensi, durante i quali il confronto si è prevalentemente concentrato sulle responsabilità della classe politica, e spesso il gioco delle parti ha convogliato la propria attenzione sulle responsabilità (meglio dire colpe?) del «declino» della città.

La fotografia che emerge dagli studi mette in evidenza la difficoltà di reinterpretare Torino con innovazione dentro un quadro globale di cambiamenti economici e sociali notevoli. In tutto ciò la crisi ha certamente giocato un ruolo decisivo, ma l’analisi delle cause non può soffermarsi solamente su questo fronte. Sarebbe riduttivo sostenere che l’area torinese abbia perso posizioni dentro le direttrici dello sviluppo italiano ed europeo solo per colpa della crisi del 2008. Semmai, come più volte i ricercatori hanno segnalato, ha accentuato dei problemi strutturali che hanno preceduto lo scatenarsi della crisi finanziaria prima ed economica dopo.

Tra i nodi problematici il rapporto Rota evidenzia la questione giovanile in relazione alla mancanza di reali opportunità di impiego. Su questo fronte spicca il paradosso giovanile: in una città sempre più anziana (al 403° posto su 414 città europee sopra i 150 mila) abitanti per la presenza di under 25), i giovani faticano a costruire un loro ingresso nel mondo del lavoro. Torino, dopo l’esplosione della crisi, ha incrementato il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) fino ad avvicinarlo molto alla situazione delle città metropolitane del Sud Italia. Questo dato non sembra foriero di particolari preoccupazioni, se si pensa che questa classe di età dovrebbe essere maggiormente impegnata in percorsi formativi; il dato più preoccupante riguarda la disoccupazione nella successiva fascia di età (25-34), dove comunque la nostra città si colloca sul podio delle performance peggiori. Un altro indicatore sottolinea maggiormente lo stress a cui sono sottoposti i giovani torinesi: la quota di coloro che non studiano e non lavorano (i cosiddetti neet) è tra le più elevate tra i capoluoghi del Nord Italia. Diverse ricerche mettono in guardia coloro che si avvicinano al tema, cercando di far capire come questa fenomenologia rappresenta un pubblico eterogeneo e composito (cfr. «Neet, né a scuola, né al lavoro» - Abburrà, Donato, Nanni - 2016).

Dentro questa categoria rientrano giovani che hanno abbandonato i percorsi scolastici ma che desiderano rientrarvi; ragazzi scoraggiati che hanno abbandonato l’idea di inserirsi stabilmente nel mondo del lavoro; giovani donne che abbandonano la loro carriera formativa e professionale per assolvere compiti di cura all’interno del nucleo familiare; giovani in attesa di risposte dal mondo del lavoro. Caratteristiche che forse uniscono questo fenomeno sociale sono la passività e il disorientamento di fronte agli avvenimenti della vita, anche e soprattutto quelli imprevisti, che fanno piombare diversi giovani in situazioni a rischio di esclusione sociale. 

Sabato 21 ottobre la diocesi di Torino, su iniziativa  l’azione dell’Ufficio Pastorale sociale e del Lavoro e gli enti che hanno aderito al comitato promotore del laboratorio «Giovani e lavoro», promuovono un’iniziativa di approfondimento proprio sulla questione giovanile in relazione al lavoro, con un particolare focus proprio sulla vicenda dei neet.

La mattinata di seminario, presso presso il Collegio Artigianelli in corso Palestro 14  a partire alle 9, è il primo di una serie di incontri informativi sul tema dell’inoccupazione giovanile; tali momenti saranno occasione per dibattere prospettive diverse, ipotesi di soluzione e di riflessione più ampia sul senso del lavoro dentro una società torinese che sta rapidamente mutando.

A questo primo incontro partecipano di relatori qualificati che da un lato ci aiuteranno ad avere degli elementi di analisi per interpretare il fenomeno dei neet, (Luciano Abburrà, Ires Piemonte) e dall’altro invece forniranno chiavi di lettura per affrontare la sfida educativa che il nuovo mondo del lavoro sottopone ai giovani (Daniele Marini, Università di Padova). Nella seconda tavola rotonda invece si ospiteranno alcune riflessioni che derivano dall’esperienza diretta con i giovani, provando a far interagire insieme il punto di vista delle imprese (Adriano Gallea), del mondo dell’educazione (Paola Merlino e Francesco Mastrogiacomo) e delle istituzioni pubbliche (Gianfranco Bordone).

L’obiettivo è stimolare i soggetti del mondo dell’educazione, del mondo delle imprese, del privato-sociale, istituzionali e della sfera ecclesiale ad interrogarsi su un nodo che ha bisogno di essere affrontato con creatività e innovazione, affinché i giovani torinesi possano esprimere tutta la loro dignità di persone nel mondo del lavoro. Il progetto non ha solo l’obiettivo di stimolare un’azione di advocacy, bensì affonda le radici nell’idea che anche questa impresa sia parte integrante della missione della Chiesa: l’evangelizzazione. 

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