Stipendi e parlamentari, cosa c'e' in ballo?

Una riflessione sul tema costi della politica e populismo. Riflettere per capire e decidere

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Stipendi e parlamentari, cosa c'e' in ballo?

Il capitolo della spesa della politica domina in modo incontrastato da quasi 20 anni l'agenda politica italiana. O meglio, è' uno dei temi - se non il tema principale - che segna in modo più netto il distacco tra il cosiddetto "paese reale" e il "paese legale", tanto per usare un temine del passato. E però questo è un tema che si lega da un lato ad un nodo politico irrisolto, quello degli stipendi, dei potenziali benefici e dei privilegi e, dall'altro, ad un deficit di credibilità e di autorevolezza della classe politica in generale che viene vissuta sempre più come un insopportabile orpello della vita pubblica italiana. Da li' emerge il crescente astensionismo elettorale, il quasi nullo gradimento dei partiti politici e la caduta verticale della stessa politica di saper elaborare una visione del futuro che non sia solo e soltanto legata alla cattura del consenso immediato. Insomma, una classe politica scadente, improvvisata e poco qualificata. E questo elemento, oggettivo, contribuisce ad alimentare con forza e quasi con violenza l'attacco alla politica. A cominciare dalla sua massima rappresentanza, quella parlamentare.

Periodicamente, del resto, il capitolo degli stipendi dei parlamentari diventa il tema per eccellenza da affrontare con un crescendo di polemiche, insulti, ingiurie e contestazioni che accrescono ancor piu' il distacco tra i cittadini e le istituzioni. Ora, senza entrare nel merito - e per l'ennesima volta - dell'ultima polemica che e' stata innescata dalla proposta di legge del movimento 5 stelle di ridurre lo stipendio dei parlamentari e respinta dal Pd, credo che valga la pena fare una sola riflessione nel merito della questione. C'e' un detto, noto e conosciuto da molto tempo ma assai poco praticato, del vecchio Pietro Nenni che recitava che "in politica c'e' sempre un puro più puro che ti epura". Ecco, questa semplice riflessione contiene un pensiero di grande spessore e di rara coerenza politica e culturale. Ovvero, se ti avventuri lungo quel sentiero, populista e demagogico diremmo oggi, c'e' sempre qualcuno che gioca al rialzo. Cioè al cosiddetto "più uno". Un rialzo, pero', che va anche interpretato sotto il profilo politico. Perché il fine ultimo dell'attacco alla politica, alla sua rappresentanza democratica e, alla fine, alle stesse istituzioni produce sempre una riduzione degli spazi democratici, della partecipazione e del pluralismo. Cioè una riduzione della democrazia.

A prescindere che sia praticato da una forza politica di sinistra, di destra o che vada oltre a tutte le categorie tradizionali come la formazione di Grillo. Del resto, come quasi tutti sanno, e' bastato che il Pd iniziasse la sua campagna elettorale pubblicitaria sul prossimo referendum indicando nel "taglio dei politici" e nella relativa cancellazione degli stipendi dei futuri senatori la ragione principale per votare Si' al 4 dicembre, per dover fronteggiare la controproposta dei 5 stelle di dimezzare lo stipendio degli attuali parlamentari. Ora, non voglio bollare queste entrambe iniziative politiche, pubblicitarie e propagandistiche come demagogiche o banalmente populiste.

Ci sono delle ragioni fondate e giuste nell'una come nell'altra richiesta. Una cosa e' certa: proposte di questo genere si contendono il consenso dei cittadini sullo stesso terreno, che resta quello dell'attacco alla "casta", alla rappresentanza politica e alla riduzione dei politici. E, di norma, su questo terreno vince sempre quello che gioca al "piu' uno". Appunto, come diceva il vecchio Nenni. Ma, e concludo, e' questo il terreno su cui si gioca la qualità della politica, il profilo della nostra democrazia e la credibilita' delle stesse istituzioni democratiche? Su questo versante, purtroppo, cala un silenzio tombale. Quel che conta ai piu' e' inseguire gli istinti e gli umori popolari. Ma una politica seria e coerente nonchè autorevole, dovrebbe sempre farsi una domanda: e cioe', qual'e' lo sbocco politico e democratico di questa infinita rincorsa?

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