Ostinati seminatori di vita
Come affrontare oggi il tema del terrore e della violenza senza farsi travolgere dalla logica dell'odio e della vendetta
In questi giorni sembra che ci sia cascato il mondo addosso. E pensare che si sperava di andare incontro alle Olimpiadi in allegria. Invece ci stanno rovinando anche quelle: in Brasile c’è una crisi senza precedenti e la Russia rischia di essere squalificata in massa.
Ci sono i sussurri delle sofferenze del mondo che non fanno notizia: il bambino che sviene a scuola in Venezuela perché alla fame; l’indigeno dell’Ecuador che muore di cancro là dove si è inquinato col petrolio; le donne stuprate in Sud Sudan; i morti di amianto e inquinamento in varie parti d’Italia, le nefandezze di Boko Haram, gli annegati del Mediterraneo, … una lista infinita, impossibile ricordare tutto e tutti. E poi ogni giorno ci sono cattive notizie da togliere il fiato: da Dacca, dall’Iraq, da Nizza, dalla Puglia, dagli Usa, dalla Turchia… nessun posto sembra sicuro. Sempre più vicino, alle porte di casa e cresce la paura che esplode in rabbia, alimentata da chi la cavalca per i suoi scopi di potere o per interessi palesi o inconfessati.
Paura e rabbia, una miscela micidiale che altera le prospettive, fa vedere tutto negativo, fa crescere la voglia di vendetta, di chiusura, di difesa. E «l’io» prevale sul «noi», la sfiducia nelle istituzioni fa crescere il «fai da te» populista, gli «altri» diventano una minaccia e si cerca il capro espiatorio. È il tempo della solitudine e dell’indifferenza, il tempo dei miei diritti e non dei doveri.
Paura a rabbia fanno vedere solo il negativo, diventando cieche ai gesti di altissima umanità e dignità che sempre brillano anche nelle tragedie più grandi: la madre che muore per salvare il figlio, l’amico che si fa uccidere con l’amica, i missionari che restano nelle aree di guerra e conflitto, la forza di un volontariato diffuso, i mille gesti di accoglienza silenziosa, la resistenza al cancro della corruzione, della mafia, dell’indifferenza, del terrorismo. Innumerevoli sono i giovani e gli adulti impegnati in mille iniziative diverse per costruire un mondo più fraterno e più umano, un’umanità silenziosa e attiva che non si arrende alla paura e alla rabbia, al pregiudizio e alle semplificazioni manichee.
Io sto dalla parte di questi, di chi crede ancora che l’unica maniera di vincere l’odio è l’amore, perché l’odio si alimenta con l’odio, la violenza con la violenza. Sto con chi, pur con le lacrime agli occhi, dice «perdono» oppure «non avrai il mio odio», perché solo così si rimane liberi da una catena di male che si autoalimenta senza fine. Sto con chi, come i missionari in Sud Sudan, rimane - senz’armi e a prezzo della propria vita - là dove la guerra è più feroce per essere dalla parte dei più deboli, delle donne stuprate, di chi fugge dalle proprie case e non ha neppure più lacrime per piangere.
I veri vincitori oggi, non sono i fanatici dell’Isis, i trafficoni delle multinazionali a caccia di guadagno facile, i «senza volto» di quel sistema finanziario che con i suoi giochi di borsa mette in ginocchio intere nazioni, i trafficanti di uomini, i mafiosi e i ricchissimi di questo mondo. È vincitore chi pur nelle grandi difficoltà non rinuncia alla sua umanità e ogni giorno, là dove vive, sparge semi di amore, rispetto, accoglienza, simpatia e gioia. È chi saluta in suo vicino, cura l’ambiente, soccorre il povero, accoglie lo straniero, consola l’afflitto, si cura dell’anziano, gioisce dei bambini che giocano nel cortile del suo condominio, va a far la spesa per chi non può muoversi, cede il posto sui mezzi pubblici, rispetta la sensibilità degli altri, prega per chi fa il male, fa del bene senza tornaconto.
Non occorre essere eroi per fare questo. Basta essere uomini, a immagine dell’uomo Gesù, un ostinato e ottimista seminatore di vita.
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