La morte che non possiamo dare

Una riflessione profonda sul tema del suicidio assistito

Parole chiave: eutanasia (10), vita (45), morte (35), umanità (8)
La morte che non possiamo dare

Ognuno dice o scrive il suo parere. E lo spaccia per verità. Molti dividono il mondo in buoni e cattivi, dove «buoni e cattivi» dipende dal proprio punto di vista che è sempre, inutile dirlo, quello dei buoni. Nel mezzo un uomo, Fabiano Antoniani, la cui vita ed anche la cui morte sono diventate un pretesto per battaglie politiche e accese polemiche che hanno dimenticato il rispetto umano che pure proclamano di difendere. Anche la gente comune si è schierata: chi a favore e chi contro la sua scelta di recarsi in Svizzera per il suicidio assistito. Gli argomenti sostenuti sono quelli relativi al fine vita ma presentati con una superficialità e banalità che lasciano perlomeno perplessi: reale ignoranza o mala fede?

Personalmente non so cosa significhi diventare tetraplegico e cieco a causa di un incidente stradale mentre la vita sta raggiungendo il suo apice di maturità da un punto di vista professionale ed esistenziale. Neppure so cosa significasse per Dj Fabo vivere e quale fosse per lui una vita che valesse la pena essere vissuta.

Dunque la prima cosa che mi sembrerebbe importante fare sarebbe quella, se fosse possibile, di mettersi in ginocchio davanti al suo dolore, in silenzio, ed ascoltare. Ascoltare oltre le parole pronunciate, oltre le frasi demagogiche e le strumentalizzazioni mediatiche. Ascoltare, dentro la sofferenza di Fabo, la sofferenza di ogni uomo che cerca disperatamente un senso alla sua vita e alla sua morte. Un senso vero. Non un senso ridotto a legge. Perché nessuna legge, che pure norma i comportamenti, può dischiudere il significato dell’esistenza propria e altrui. E nessuna legge può rispondere adeguatamente alla domanda, silente dentro l’animo di ogni persona ma che diventa urlo straziante nei momenti di crisi profonda, circa il valore non tanto della vita in generale ma della sua in particolare.

Il problema serio, nel marasma delle molte parole fuorvianti dette a commento della decisione di Fabo, non è tanto se le persone siano libere di darsi la morte o meno in queste situazioni, ma cosa rispondiamo noi, come cittadini e come Stato, a chi chiede di morire. L’eutanasia o il suicidio assistito sono risposte perdenti: se per liberarti ti elimino o ti aiuto/lascio morire, sia tu che io abbiamo perso. Abbiamo perso come uomini prima che come credenti. È la nostra umanità che ha perso perché davvero umano, seppur assai difficile, è accompagnare il fratello dentro l’abisso della sua fatica e disperazione senza abbandonarlo. Accompagnare, è bene esplicitarlo, non vuol dire né accanirsi né accondiscendere alle richieste di morte. Accanimento terapeutico ed eutanasia sono due espressioni di un medesimo atteggiamento: quello che fa della propria libertà un valore unico ed assoluto. In queste situazioni, che spesso sono il risultato di una medicina sempre più tecnicizzata ma non necessariamente umanizzata, accompagnare significa, al contrario, non sottrarsi alla relazione sfatando il mito che la libertà personale sia il solo valore vero. Infatti, anche se nessuno può valutare la fondatezza della richiesta di morte, ognuno è chiamato a non rinnegare mai la relazione, la fraternità e la prossimità solidale che non permettono di uccidere il proprio fratello, ma chiedono di curarlo fino in fondo e fino alla fine.

Ai credenti la fede cristiana chiede di fare un passo in più: rendere ragione della speranza che è in noi (1Pt3,15). Ciò significa interpretare la vita, anche nei suoi passaggi più dolorosi, e la morte come occasione di incontro con l’amore salvifico di Dio. È questa la strada, impegnativa ma vitale, per testimoniare con dolcezza, rispetto e retta coscienza (1Pt3,16) che la persona umana è il solo valore che valga la pena difendere.

Tutti i diritti riservati

Attualità

archivio notizie

16/02/2018

La biblioteca personale di Carlo Donat-Cattin

La riunificazione di migliaia di volumi per continuare a studiare, vita, pensiero e azione politica del leader democratico cristiano in vista del centenario della nascita

16/02/2018

Meditazione sul Crocifisso

La riflessione dello psichiatra e psicoterapeuta per il Venerdì Santo 2016. Perchè interrogarsi fino in fondo

16/02/2018

Chiesa e mass media, un'alleanza necessaria

Parte il Master di Giornalismo voluto da mons. Nosiglia per operatori pastorali e della comunicazione 

16/02/2018

Milioni di volti

Negli sguardi dei più disperati e poveri l'amore di Gesù Cristo