La meta comune

La mancanza dei maestri nell'epoca delle grandi scelte. Non resta che camminare con fiducia

Parole chiave: maestri (1), generazioni (3), futuro (36)
La meta comune

«Canta et ambula. Noli errare, noli redire, noli remanere». Canta e cammina, non deviare, non volgerti indietro, non fermarti. Questa frase di Sant’Agostino ci accompagna nei tempi odierni che ci invitano ad avere cuori saldi e coraggiosi. Siamo ad un passaggio importante per la nostra epoca, nella quale la lotta tra bene e male prosegue il suo corso e nella quale siamo chiamati a fare emergere ciò che di positivo e luminoso pulsa nel profondo di ogni uomo, creatura di Dio Padre. La condizione di ogni generazione è quella del cammino, lo ha richiamato al Sinodo papa Francesco nella sua omelia di chiusura. Non ci deve fare paura il futuro perché è tutto da costruire ed è nelle nostre mani, anche se umili, fragili e apparentemente in balia di forze economiche e politiche, troppo grandi e forti da poter orientare, indirizzare e cambiare.

Ciò che si avverte con gravità oggi è la mancanza di guide, maestri, testimoni, persone che hanno vissuto e percorso lunghi e tortuosi tratti dell’esistenza costruendo legami, progetti, istituzioni e valori. Tutti abbiamo avuto dei maestri, un educatore, una maestra, un prete, un amico più adulto e saggio, da loro abbiamo imparato molto per la nostra vita, la nostra fede cristiana, e la loro, seria, responsabile e a volte sofferta testimonianza ci ha lasciato qualcosa di indelebile che portiamo nel cuore.

Da loro abbiamo preso ispirazione e, attraverso un discernimento interiore, operato scelte, trovato percorsi vocazionali. Oggi tutto questo si dirada, a volte non esiste, le relazioni sono sempre più spesso legate ad un post o ad un tweet, un messaggio telefonico o raramente una lettera scritta, manca, troppo spesso, il contatto umano ed epidermico, la gioia dell’incontro, il cammino nelle piazze e nelle strade, il vivere l’oggi nella concretezza dell’ascolto, abbandonando pigrizie ed indifferenze.  Nella visione cristiana della vita e della morte, il cristiano cammina verso una meta futura, e, nel suo camminare, determina il verso dove dell'escatologia. Il tempo di Dio è la misura del tempo dell'uomo. La promessa fatta all'inizio della storia della salvezza dà senso sia al correre del tempo presente che alla meta del tempo futuro.

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