La Primavera, un racconto inedito

 3x21/3 una riflessione che fa pensare partendo dalla musica di Bach

Parole chiave: primavera (1), vita (45), pensiero (2)
La Primavera, un racconto inedito

Sembra una mini-espressione da prima media, il titolo di questo post. In realtà è un espediente per riassumere i tre significati che il 21 marzo ha per me, e che si integrano a vicenda in modo, secondo me, bellissimo.

È il primo giorno di primavera. È la mia stagione preferita: vorrei che gli alberi fioriti durassero per dei mesi, portando nuvole di incanto e bellezza anche nel grigiore delle nostre città. È la vita che torna, che ci annuncia in modo sorprendente che ci può essere una fioritura di corolle anche nel giardinetto condominiale o dietro all'ipermercato; che la fantasia di Chi ha creato la bellezza è profondamente legata al propagarsi della vita, e, nel contempo, è totalmente gratuita, quasi un capriccio desideroso solo di piacere e di renderci felici.

È il compleanno di Bach, il mio compositore preferito. La sua musica rappresenta per me una continua sfida, sia quando la suono sia quando la studio. Non smette di rivelare dettagli straordinari, un pensiero raffinatissimo, una costruzione paziente e umile, che però si traduce in un tripudio di bellezza, in narrazioni coinvolgenti e apparentemente spontanee, in momenti fra i più intensamente commoventi della storia della musica.

Quanto più Bach costringe se stesso e i suoi esecutori (e talora anche i suoi ascoltatori) su sentieri impervi, in cui le autoimposte regole e limitazioni compositive potrebbero sembrare delle gabbie soffocanti, tanto più libero si innalza il suo canto, che diviene "dono gratuito" e inatteso proprio come i fiori di primavera. Tanto più umile è Bach nella sua ricerca inesausta di una dimensione quasi artigianale della musica, che lo porta a non dare mai nulla per scontato anche quando è al vertice della sua sapienza compositiva e a cercare sempre nuove sfide, tanto più gloriosa si innalza la sua musica, fresca e toccante al tempo stesso.

È la giornata mondiale delle persone con Sindrome di Down. E penso a tutto quello che mi mancherebbe se la mia vita fosse stata priva di incontri con loro, se i loro genitori avessero ceduto a paure forse comprensibili ma ingiustificate, e ci avessero privato del dono della loro vita. Penso a come quel cromosoma in più si traduce spesso in una tenerezza veramente straordinaria, che ha tantissimo da insegnare alle persone senza trisomia, e che porta quel "quid" di gratuità e di solarità di cui le nostre relazioni umane mancano tanto spesso. Penso alla spiritualità, alla creatività artistica, alla profondità teologica che i miei incontri con persone Down hanno rivelato dietro al loro sorriso radioso. Penso a quanto la società deve a queste persone dagli occhi un po' a mandorla e dagli abbracci generosi.
I fiori di primavera, le musiche di Bach, le persone Down sono doni gratuiti che tutti noi riceviamo. Che giungono a dipingere di gioia ogni nostra giornata, e che ci sorprendono perché nella tristezza dei nostri quartieri urbani trova spazio la fiaba dell'albero fiorito, nella difficoltà del contrappunto sbocciano i sentimenti più veri e grandi dell'umanità, nell'incontro con una persona con corredo genetico diverso scopriamo la meraviglia e il dono dell'altro.
I fiori sboccerebbero anche se noi non ci fossimo ad ammirarli; Bach avrebbe scritto anche se la sua musica avesse dovuto rimanere dimenticata; le persone Down nascono quando nessuno sceglie per loro che è meglio non farli venire al mondo. Il valore dei fiori, della musica, delle persone non dipende da noi che ne "fruiamo" la bellezza. Ma forse il ventun marzo è qui anche per aiutarci ad essere grati di ciò che i fiori, la musica e le persone Down sono per tutti noi e per la nostra vita.

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