Il grido di dolore del mondo

Per continuare a sperare preparandoci al Natale

Parole chiave: guerra (63), pace (90), diplomazia (6), violenza (26), natale (44), chiesa (665), uomo (5)
Il grido di dolore del mondo

Entriamo nel tempo dell'avvento, momento di raccoglimento e preparazione, in attesa del Natale il giorno del ricordo della nascita di Gesù. Lo vivremo in uno stato d’ansia, inquietudine e angoscia, per quello che oggi accade nel mondo, vicino e lontano.

Non esistono «i nostri» e «i loro» in questo momento, esistono gli operatori di pace, i coraggiosi costruttori di ponti, i c difensori della libertà e della dignità umana che s’impegnano, a rischio della vita, in ogni luogo, nell’edificazione di un mondo più giusto e pacificato. Essi lottano e si confrontano con coloro che animati da un cieco e assurdo afflato pseudo religioso, sono convinti, nel loro fanatismo, di imporre con la cultura della morte il proprio progetto che non ha più nulla di Dio e dell'uomo, ma che si basa sulla idea della distruzione dell’altro.

Da Parigi a Bamako, da Raqqa ad Ankara, da Manila a New York, chi muove la propria mano, con qualsiasi arma, contro il fratello per ucciderlo e annientarlo va fermato, con tutti i mezzi pacifici che si hanno a disposizione: diplomazia, le Nazioni Unite, «sparite» dai radar della politica, persuasione, nonviolenza, dialogo e, come estrema conseguenza, la forza che nella storia remota e recente dell’umanità si è utilizzata per sconfiggere i seminatori del male assoluto.

E’ dunque necessario contrapporre la cultura all’ignoranza e la civiltà alla brutalità; comprendere le cause strutturali, politiche, economiche, sociali, religiose che muovono migliaia di essere umani a fuggire dalla fame e dalla guerra e migliaia di altri pronti ad immolarsi per distruggere propri simili. I numeri sono spaventosi, abominevoli così come lo sono le situazioni di sfruttamento, violenza e oppressione nelle quali sono costretti a vivere milioni di uomini e donne. Non esistono paradigmi certi e neppure falsi e manichei moralismi. La complessità non si banalizza si affronta.

Profeticamente si devono denunciare coloro che si «impadroniscono» della religione trasformandola nel più diabolico mezzo di distruzione; i signori di tutte le guerre, che si arricchiscono con il commercio delle armi che uccidono milioni di persone; gli indifferenti e i pusillanimi che preferiscono nascondersi e non accettare la sfida della società plurale tutta da costruire non solo in Europa ma in tutto il mondo.

 

 

 

 

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