Il bene deve opporsi al male

Come reagire alla pervasiva e sempre più inquietante scia di morte imposta dal terrorismo internazionale da Dacca a Nizza, da Istabul a tutto il Medioriente

Parole chiave: morte (35), vita (45), amore (23), odio (5), violenza (26), guerra (63), cristiano (2)
Il bene deve opporsi al male

Le notizie rimbalzano e si moltiplicano, l’Europa trema, l’Italia è ad un bivio,  nella politica e nell’economia, nella società e nel cuore delle famiglie e delle persone. Il tempo è breve per decidere cosa saremo, cosa saranno le future generazioni. Intanto il terrore miete morte e distruzione, nelle regioni dell’Iraq e della Siria, a Dacca come a Instabul, in Africa:  attentati in molte parti del mondo e nella vecchia Europa, l'ultimo tragico, barbaro disumano a Nizza il 14 luglio.  In lotta con l’angelo e con la storia, il bene che si oppone al male, la vita alla morte. E’ la condizione dell’esistenza ma è soprattutto il senso di una scelta che va educata, promossa, coraggiosamente testimoniata.

Al male ci si oppone sempre, si lotta anche interiormente e non senza tormenti, per fare emergere il buono e la luce che è dentro di noi, in ogni uomo. Ci si domanda, dunque, cosa spinge l’uomo ad autodistruggersi e violare la vita degli altri fratelli: una idea blasfema della religione, una ideologia, l’idea di dominio e di potere, la bramosia della vittoria sul destino del mondo. Tutto questo e molto di più. Per cui c’è un deficit di bene, del bene bisogna parlare, senza dimenticare il male, farlo emergere porlo al centro del discorso, nutrire i giovani a ciò che ci rende sereni e umani. Alla violenza si risponde con la non-violenza che non è assenza di conflitto o codardia ma sacrificio, dialogo, confronto e fino ad essere martirio e sacrificio per la salvezza degli altri. Gli esempi nella storia e nel quotidiano sono molti, infiniti. La vita ispirata da Gesù ci indica quella strada: «Beati gli operatori di pace».

Ecco perchè oggi è necessario respingere il male, la violenza, la cultura della morte che si esprime in forme diverse, subdole, sempre nuove e purtroppo efficaci. Come osservava lo stesso papa Francesco in una sua catechesi nell’aprile del 2015 «la Chiesa, in questo momento di grandi cambiamenti epocali, è chiamata a offrire più fortemente i segni della presenza e della vicinanza di Dio. Questo non è il tempo per la distrazione, ma al contrario per rimanere vigili e risvegliare in noi la capacità di guardare all’essenziale». Siamo capaci di questo, sono io capace di ridestarmi dal torpore umano e spirituale. Oggi per noi è questa la strada. Non ci sono scorciatoie o alternative.

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