Cattolici senza partito?

Una riflessione sul tema del quadro politico oggi, tra confusione ed incertezza

Parole chiave: politica (133), cattolici (72), chiesa (665), democrazia (17)
Cattolici senza partito?

 

 

Nella confusione incontrastata che domina la politica italiana, c’è una domanda che resta inevasa. E questo al di là di qualunque richiamo nostalgico e di qualsiasi tentazione di guardare avanti con la testa rivolta all'indietro. Mi riferisco, nello specifico, alla presenza politica dei cattolici. O meglio, alla difficoltà per i cattolici democratici italiani di riconoscersi da tempo in una "casa politica". Ora, per essere chiari, nessuno vuole riproporre esperienze, gloriose o meno che siano, del passato. E quindi né una sorta di Dc bonsai e né una riedizione aggiornata e corretta del Ppi. Ma un fatto è indubbio. Dopo il fallimento del bipolarismo all'italiana e il potenziale ritorno, piaccia o non piaccia, del sistema proporzionale, è un fatto oggettivo che le vecchie o le nuove identità riprendano il sopravvento rispetto agli agglomerati elettorali indistinti e un po' anomali. Del resto, sono gli stessi "partiti plurali" a cedere il passo e a manifestare tutta la loro impotenza, riconoscendosi prevalentemente nel "capo". Non a caso, tutti i grandi partiti italiani si sono trasformati in "partiti personali" o in partiti del capo o del leader che siano.

 

Ed è proprio in questo contesto che ritorna il tema della presenza politica dei cattolici. Ovviamente, una presenza politica laica, aconfessionale, cristianamente ispirata e caratterizzata, comunque sia, da un "programma". Come recitava, oltre un secolo fa, lo stesso Luigi Sturzo, fondatore del Partito Popolare Italiano. E i cattolici democratici, e tutti coloro che bene o male si riconoscono in quel patrimonio culturale e storico, manifestano tutta la loro inadeguatezza a riconoscersi in partiti ormai privi di cultura politica che si sono ridotti progressivamente ad identificarsi con il capo indiscusso di turno.

 

In un contesto siffatto, per il cattolicesimo democratico italiano si presentano sostanzialmente 3 strade di fronte alla necessita di riprendere un rinnovato impegno politico e pubblico. O si adegua al nuovo corso dei partiti personali rinunciando, di fatto, a giocare qualsiasi ruolo politico e qualunque valenza culturale nella geografia pubblica italiana. Oppure, in secondo luogo, decide di fare lo "spettatore" e di ritagliarsi un  ruolo culturale e pre-politico radicalmente avulso ed estraneo rispetto ad ogni sorta di impegno politico e legislativo. Oppure, terza ipotesi, si mette in gioco e si decide di "scendere in campo"  riaffermando laicamente nello scacchiere politico le proprie ragioni, la propria cultura e il proprio progetto. Insomma, una rinnovata presenza politica.

 

Ecco, al di là di ogni ipotesi, tutte legittime perché tutte opinabili, resta il fatto che la presenza politica dei cattolici in questi ultimi anni si è, di fatto, colpevolmente eclissata. E, pur non sapendo  quale sarà l'evolversi della politica italiana, a cominciare dalla futura legge elettorale - la "madre" di tutte le leggi - il capitolo dei cattolici in politica è destinato a caratterizzare il dibattito pubblico nel nostro paese. Appunto, al di là della nostalgia, del passatismo e della banale e semplice riproposizione delle esperienze vissute nella prima e nella seconda repubblica.

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