Cattolici e politica, quale futuro

The Day After Tomorrow - L'alba del giorno dopo: leggendo i commenti e le dichiarazioni politiche di lunedì 20 giugno, guardando le immagini, in televisione o sui social, di cittadini affranti o presi da una incontenibile fregola festaiola, il titolo del film del 2004 sembra ben adattarsi al clima

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Cattolici e politica, quale futuro

Cos’è cambiato il giorno dopo? E’ mutato uno schema politico a seguito del turno di ballottaggio delle elezioni amministrative ed all’improvviso qualcuno è rimasto nel passato, altri sono in cammino in una terra di mezzo, altri ancora non sanno più dove sono. Il renzismo, giovane ed arrembante, modello «Partito della Nazione», attuale (ultima?) mutazione di uno stile che caratterizza da un ventennio la politica italiana, ha una significativa battuta d’arresto, la visone politica «anti-sistema», pur non sfondando in dati assoluti, ottiene vittorie significative a Torino ed a Roma. La tradizionale geografia politica esce stravolta: tornano a questo proposito attuali le domande che si faceva Giorgio Gaber «cos’è la destra?», «cos’è la sinistra?».
Nel mentre che il Pd, aderente al Partito Socialista Europeo, cerca la risposta alla prima (chi è più a sinistra non se la pone neanche più) e Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia cercano quella alla seconda, divisi tra appelli ai moderati e occhi puntati al modello lepenista francese, altri come il M5S semplicemente intercettano la voglia di cambiamento dei cittadini stufi di un sistema italiano che dall’ubriacatura maggioritaria del 1994/1996 ad oggi non ha prodotto nulla di significativo. Il modello maggioritario, il tentativo di far diventare a forza bipolarista il sistema politico italiano sminuendo la rappresentatività, il primato del governo sulle assemblee, l’erosione della partecipazione fatta al fine di «correre veloci» (senza mai spiegare la direzione di questa corsa), il progressivo assassinio dei corpi intermedi, il disconoscimento della centralità delle autonomie locali, intese come palestre di democrazia, l’abbandono della dignità umana quale misura delle azioni politiche subordinandola ad una economia senz’anima, hanno semplicemente fallito. Il protagonista del film citato ad un certo punto afferma «a tempesta finita saremo in una nuova era glaciale»: un nuovo cambiamento che si porta dietro i fardelli del giorno prima rendendo non semplice il cammino.

Oggi abbiamo, infatti, a che fare col governo della minoranza ad ogni livello: scende il numero dei votanti e chi vince è maggioranza grazie ai meccanismi elettorali. Chi stravince ai ballottaggi con percentuali tra il 50 ed il 60% in realtà rappresenta un 25% più o meno abbondante degli aventi diritto al voto: non c’è più la democratica fatica della rappresentanza capace di interloquire ed essere maggioranza reale della comunità. Questo significa abbandonare la politica a dinamiche anti-politiche, umorali, perché progressivamente estranea ai più. La minoranza meglio organizzata contro la minoranza più urlante, contro la minoranza che individua il nemico e contro la minoranza che azzecca la promessa giusta: nell’ambito di questo scontro fluttuano i cittadini che sempre più rinunciano ad esercitare il proprio diritto/dovere al voto. Ed i cattolici? Se guardiamo a Torino, ma non solo, dopo anni di impegno a scavarsi la fossa è giunto il momento della posa della pietra tombale!  Il bipolarismo in salsa italiana, l’idea che occorra essere o a destra o a sinistra, che le alleanze politiche possano trasformarsi in identità confondendo la tattica con i valori, che questo sia sinonimo di libertà e pluralismo, ha avuto come unica vera conseguenza politica l’annientamento della presenza politica ed organizzata dei cattolici. Se vent’anni fa questo era l’obbiettivo, oggi è portato a compimento.

La vecchia classe dirigente che ha accompagnato questo declino è spazzata via: forse non se n’è ancora accorta impegnata in incontri autoreferenziali per discutere della bontà della diaspora, di come essere progressisti o moderati (senza più rendersi conto di parlare di OGM), di come fare azioni «entriste» in questa o quella formazione per alzare una bandiera (o meglio conservare un posto) senza più capire che bisogna essere portatori di una visione e rappresentanti di una comunità di uomini e donne di buona volontà. Alle loro spalle si intravede un mondo cattolico incline allo zuccheroso quando si parla di politica perché, alla fine, c’è la netta confusione tra testimonianza, con i sacrifici che comporta, e desiderio di farsi piacere a tutti fino ad arrivare a disconoscere il duplice fondamento della Dottrina Sociale della Chiesa (questa sconosciuta!) e della Costituzione (sempre attaccata perché esigente!) oltre alla tradizione politica dei cattolici italiani.  Si parla dei timori per gli “altri”, ma ciò che c’è da temere è la debolezza ormai cronica di un mondo afono e impreparato così impaurito da qualunque ipotesi di presa di posizione da far tornare alla mente il dubbio di Mino Martinazzoli «continuo a temere che oggi non contiamo più niente contro il niente della politica».

E’ tempo di tornare a Mazzolari, Sturzo e Frassati. A quel don Mazzolari che già cinquant’anni fa ci ricordava di non perdere tempo con la geografia per incamminarci «né a destra, né a sinistra, né al centro ma in alto».  A don Luigi Sturzo perché ebbe il coraggio di passare dalla teoria alla pratica: troppo facile fare convegni per ricordare che la politica è un’alta forma di carità e poi rimanere a mani pulite, questo è il «niente della politica» che sussume in sé il nulla del coraggio e della coerenza! A Piergiorgio Frassati e alla sua sanguigna passione: è però necessario smettere di vederlo come una guest star sempre presente e sempre più angelica.

La parola d’ordine allora ce la ricorda Papa Francesco: #immischiamoci! Non contiamo più nulla, grazie a tutti coloro che hanno ottenuto questo risultato, ma non siamo finiti. E’ il tempo dell’attraversata del deserto, non certo delle chiusure integraliste, incamminiamoci, con chi ci sta, con la bisaccia leggera tipica del pellegrino! La strategia? Torniamo ad essere noi stessi senza più nasconderci, riappropriandoci di un testimone che altri hanno abbandonato ma che rappresenta ancora la possibilità di occuparci e preoccuparci del bene comune. Punto di partenza? Incontrarsi e formarsi.

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