Samba, storie d'immigrazione a Parigi

SAMBA      (Francia, 2015)

Regia : Olivier Nakache, Eric Toledano

Con Charlotte Gainsbourg, Tahar Rahim, Omar Sy

Parole chiave: film (67), cinema (39), recensione (32), critica (16)
Samba, storie d'immigrazione a Parigi

“Samba”, diretto da Olivier Nakache ed Eric Toledano forse con il desiderio e la speranza di ripetere il successo planetario di “Quasi amici”, è una commedia sentimentale che si ispira al romanzo di Delphine Coulin e racconta l'amore strumentale e interessato che sboccia tra un immigrato clandestino in Francia e una nevrotica manager che, come terapia, deve passare un certo periodo di attività assieme alle assistenti sociali che si occupano degli immigrati e dei loro problemi, confrontandosi ogni giorno con difficoltà linguistiche e richieste difficili.

Un film ambizioso che si apre mettendo in evidenza problemi sociali e politici, tanto da comunicare l'impressione di voler cavalcare le tragiche notizie sull'immigrazione di questi ultimi anni. Ma è solo il balenare di un lampo perché subito la storia diventa una banale favola contemporanea, così smaccatamente di parte e mielosa da perdere ogni credibilità, infatti pure gli ostacoli quotidiani dei clandestini navigano in una dimensione irreale e forzatamente ottimista.

Samba Cissé è un giovane senegalese che dopo anni di lavoro, nell'irregolarità normale dell'immigrato senza documenti, viene preso dalla polizia e, ovviamente, messo in un centro di accoglienza, moderno e simbolico, a fianco dell'aeroporto De Gaulle a Parigi. Samba teme di essere rimpatriato, il che vuol dire tornare a casa povero e fallito, prospettiva terribile per chi deve lavorare per mandare i soldi alla famiglia. Spera nell'aiuto di un'associazione che si occupa di immigrati e incontra Alice, quarantenne triste che deve curarsi rendendosi utile agli altri, a coloro che hanno bisogno, a coloro che rischiano di non avere voce.

L'ascolto degli immigrati africani, esteuropei, sudamericani e così via, avviene in una babele organizzata e tutto è plausibile alle prime battute che rivelano un panorama umano totalmente positivo, tutte bravissime persone, che dicono anche bugie ingenue per avere un futuro migliore, casa e lavoro nel paradiso francese. Dunque una storia di bontà e onestà, priva di connotazioni negative, non ci sono delinquenti, fanatici, teroristi e così via; in breve: i clandestini sono tutti buoni e bravi in questa favoletta rosa e, se infrangono la legge – dura lex, sed lex – lo fanno soltanto per trovare un lavoro e vivere in pace. Samba non fa eccezione e, per giunta, ha una fortuna sfacciata perché Alice, borghese benestante, si innamora di lui ed è pronta a dargli tutto l'aiuto necessario. Tuttavia è una favola senza morale, una favola irrisolta, in quanto di più non poteva dire senza cadere nel grottesco. Al pubblico l'ardua sentenza.

                                                                            

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