Madre e figlia

Val è una donna matura, lavora da una vita in una ricca famiglia di San Paolo, è la cameriera che abita nella villa lussuosa, in una cameretta interna, con una finestruccia che dà su un corridoietto soffocante, non manca nulla, dice lei, c'è pure il televisore e c'è un mini bagno. Val è la donna di servizio a tempo pieno, ha fatto anche la bambinaia, ha allevato Fabinho, il signorino viziato e imbelle che, alle soglie dell'università va ancora a farsi coccolare da lei.

Già, proprio così, perché Donna Barbara, borghese belloccia vestita firmata truccata non un capello fuori posto, ha la sua posizione sociale – l'intervista persino la TV -,  un mare di impegni – che restano misteriosi per il pubblico – e dunque ha affidato il pargolo alla tata Val, che gli ha fatto da madre, riversando su di lui l'amore che non poteva dare alla figlia. Infatti Val ha una figlia, affidata a un'altra donna che l'ha allevata mentre la mamma vera andava a lavorare lontano, spediva i soldi a casa, con lacrime e sacrificio. Grazie a quei soldi Jessica ha potuto studiare e arriva dalla mamma perché deve dare l'esame di ammissione all'università.

Jessica è giovane, coetanea di Fabinho, spigliata e non teme di trattare alla pari con i padroni di sua madre. Ma le cose si complicano: Jessica passa l'esame con un ottimo punteggio, Fabinho viene respinto. Non diciamo altro, chi è sensibile prepari i fazzoletti, seguendo con attenzione una storia sugli affetti veri, su ciò che conta nella vita, sulle ingiustizie sociali ed economiche, una storia universale, resa evidente nell'ambientazione paulista, girata magistralmente e con precisa determinazione dall'intelligente regista Anna Muylaert.