La sfida degli Indios della foresta Amazzonica

El Abrazo de la Serpiente (Colombia, Venezuela, Argentina, 2015). Regia: Ciro Guerra. Con Jean Bjvoet, Nibio Torres, Antonio Bolivar

Parole chiave: film (67), cinema (39), recensione (32), valperga (15), indios (4), amazzonia (4)
La sfida degli Indios della foresta Amazzonica

 

“El abrazo de la serpiente”, diretto da Ciro Guerra, è un film simbolico, un affresco su una cultura che è sparita, persa nella distruzione e nella trasformazione dei popoli dell’Amazzonia colombiana.

L’indio, che viveva in simbiosi con la foresta conoscendola totalmente, era un ostacolo alle speculazioni dei piantatori di caucciù, di tutti coloro che volevano impadronirsi dei suoi territori e sfruttarne le risorse. Con l’arroganza e la prepotenza dell’ignorante, che distrugge ciò che non capisce e non conosce, sono state tagliate foreste – e si tagliano ancora in tutta l’Amazzonia e in altri luoghi del nostro pianeta – perdendo saperi ancestrali, basti pensare alle proprietà curative di tante piante, e violentando la natura si sono spezzati equilibri importanti.

“Il nostro obiettivo – ha dichiarato Ciro Guerra – era di salvare la memoria di un’Amazzonia che non esiste più, che non è più come prima. Spero che questo film saprà creare questa immagine nella memoria collettiva perché personaggi come Karamakate, appartenente a una stirpe di saggi sciamani guerrieri, sono ormai estinti. L’indigeno moderno è un’altra cosa, molto sapere è rimasto, ma la gran parte è andata perduta, tante lingue e culture”. Karamakate, ultimo superstite del suo popolo, vive solo nella foresta, è noto tra gli indios come “colui che tutto può”. Nel 1909 la guida Manduca porta da lui l’etnologo tedesco Theodor Koch Grunberg ammalato che ha bisogno di essere curato dallo sciamano. I tre partono per un viaggio in canoa alla ricerca della yakruna, pianta medicinale rarissima.

Scorre in parallelo, negli anni Quaranta e alla ricerca della medesima pianta, il viaggio di Karamakate, ormai anziano, con il botanico americano Richard Evans Schultes. Sono due momenti di un unico cammino nella vita, nel tempo, nella natura di cui l’essere umano è parte. Il film, girato in bianco e nero nella foresta, è stato premiato alla Quinzaine di Cannes 2015. Da vedere.

                                                                                                                                           

Tutti i diritti riservati

Attualità

archivio notizie

16/02/2018

La biblioteca personale di Carlo Donat-Cattin

La riunificazione di migliaia di volumi per continuare a studiare, vita, pensiero e azione politica del leader democratico cristiano in vista del centenario della nascita

16/02/2018

Meditazione sul Crocifisso

La riflessione dello psichiatra e psicoterapeuta per il Venerdì Santo 2016. Perchè interrogarsi fino in fondo

16/02/2018

Chiesa e mass media, un'alleanza necessaria

Parte il Master di Giornalismo voluto da mons. Nosiglia per operatori pastorali e della comunicazione 

16/02/2018

Milioni di volti

Negli sguardi dei più disperati e poveri l'amore di Gesù Cristo