Parla come navighi, come cambia la lingua nell'epoca di internet

Lungo i nuovi canali di comunicazione l'italiano acquisisce termini ed espressioni. Evoluzione o involuzione? L'edizione 2017 del vocabolario Zingarelli contiene mille nuovi voci 

Parole chiave: parola (9), lingua (7), rete (10), internet (8), comunicazione (28), web (6)
Parla come navighi, come cambia la lingua nell'epoca di internet

Linguaggio breve, immediato, conciso e iconico. Queste le regole dell’uso della parola sui social network e, più in generale, attraverso le nuove tecnologie. Messaggi che corrono da una parte all’altra del mondo. Notizie che circolano in tempo reale e che arrivano a un pubblico sempre più vasto. Cambiamenti che inevitabilmente hanno effetti anche sulla lingua.

L’edizione 2017 del «Vocabolario Zingarelli della lingua italiana» conterrà mille nuove voci: tra queste faranno il loro ingresso alcune espressioni inglesi, come coldplayer, colui che si traveste con i costumi dei suoi eroi cinematografici preferiti, e altri neologismi come «confettata», ossia le tavolate imbandite di confetti e a disposizione degli ospiti durante le cerimonie. Un elenco sempre più lungo, che ormai arriva a 145 mila voci e 380 mila significati.

La lingua italiana, come tutte le lingue, riceve influenze dagli altri idiomi e viene modificata da chi la usa. E ormai, secondo quanto emerso dagli ultimi Stati generali della lingua italiana nel mondo, è anche la quarta lingua studiata nei cinque continenti, dopo inglese, spagnolo e cinese. Nel biennio 2015-2016 sono stati 400 mila in più gli studenti stranieri che hanno iniziato a imparare l’italiano. Dopo che già il biennio 2014-2015 aveva registrato risultati positivi con un totale di 2 milioni, 233 mila 373 studenti.

Condivisione di conoscenze, di informazioni, ma anche di parole. Il web è diventato un’opportunità per far apprezzare all’estero il made in Italy: la maggior parte di coloro che studiano la lingua italiana, infatti, dice di avere un debole per la moda, il design, il cibo o il vino nostrano. E anzi, proprio dagli Istituti di cultura italiani nel mondo arriva un appello alle imprese: sfruttare la rete per promuovere i prodotti e le innovazioni. In questo modo infatti può crescere anche il numero di coloro che vorranno studiare la nostra lingua, approfondire la nostra storia e visitare il nostro Paese.

Se da un lato, dunque, c’è chi demonizza il web come luogo in cui si produce una sintesi eccessiva e un appiattimento del significato, dall’altro la rete rimane comunque uno strumento che mette in comune saperi diversi e permette alle persone di interagire anche se si trovano in luoghi molto distanti tra loro. La lingua, d’altronde, ha sempre avuto il compito di unire i popoli e le genti. Soprattutto in Italia. E i mezzi di comunicazione hanno da sempre sostenuto questo processo. I «Promessi Sposi» di Manzoni hanno permesso dopo l’unità la nascita di un linguaggio comune. Poi, nel secondo dopoguerra, è stata la volta della televisione, con programmi come «Non è mai troppo tardi» ad aiutare il superamento del dialetto in molte regioni. Oggi i nuovi media intervengono in questo processo, facendo interagire nazionalità e forme di espressione molto diverse tra loro.

Ma come interferisce la rapidità della comunicazione nell’era di internet con il linguaggio formale (e forbito) da sempre patrimonio di libri e letteratura? E la parola, oggi, è ancora e sempre in grado di mantenere la sua capacità persuasiva e la sua funzione di collante sociale? A rispondere a questi interrogativi è Piermarco Aroldi, docente di Sociologia della Comunicazione e della Cultura all’Università Cattolica di Milano.

Social network, sms, post: il linguaggio ora è rapido e stringato. Cosa cambia per le parole con i nuovi canali di comunicazione?

Continuano ad avere forza ed espressività. Oggi ci troviamo di fronte a una molteplicità di connessioni. La parola molto spesso si affianca all’immagine: è questa la vera novità della rete. Da sempre centrale nei processi comunicativi, la parola se è usata bene continua a mantenere la capacità di persuadere, anche se sicuramente ha modificato alcuni suoi tratti e ha amplificato alcuni aspetti, positivi e negativi.

In che senso?

Per sua natura la parola è una descrizione della realtà, è ancorata ai fatti. Accompagnata alle immagini, permette di dare una descrizione viva e immediata di quanto succede. Non sempre però lo spazio o il tempo della comunicazione on line sono sufficienti per descrivere un evento in tutte le sue sfaccettature o dimensioni. Talvolta possono servire più parole, oppure termini più precisi. Quando manca la possibilità di spiegare ulteriormente, possono sorgere incomprensioni tra chi legge, oppure diffondersi informazioni incomplete. Per questo sarebbe importante che chiunque usasse i social network e la rete in generale avesse un’ottima padronanza linguistica. Cosa che non sempre accade.

Spesso si parla di semplificazione del linguaggio e di impoverimento del lessico, quando ci si riferisce a Internet e alle nuove tecnologie. Cosa ne pensa?

La lingua è un sistema in evoluzione costante. C’è certamente nella sua natura una tendenza all’introduzione di parole nuove, di vocaboli provenienti dalle lingue straniere o addirittura di neologismi. I media da sempre accelerano e amplificano i sistemi di comunicazione. Internet ha incrementato ancora di più questo fenomeno. Nella rete, nei blog, nei social troviamo l’espansione di tutti i processi che portano alla trasformazione del linguaggio, non solo la sua semplificazione. Alcune piattaforme facilitano la semplificazione, mettendo per esempio un tetto massimo di caratteri da non superare, oppure imponendo la scrittura di post che attirino l’attenzione del pubblico. Ma ci sono anche luoghi che facilitano l’approfondimento, l’uso di termini tecnici o creativi, come i blog o i siti specializzati.

Su Internet, dunque, tutti i processi sono accolti e accelerati…

Sì, come se fossero messi in una grande centrifuga. I processi presenti in spazi e discorsi diversi vengono rimessi in circolazione dalla connessione orizzontale presente tra un sistema e l’altro. Così aumentano le contaminazioni e diversi linguaggi possono convivere tutti insieme. Quello sgrammaticato con quello parlato, con quello scritto, con quello metaforico. E allo stesso modo, l’immagine ha effetto sulla parola, con scorciatoie visive che entrano nel parlato, e sul linguaggio scritto formale spesso prevale quello informale della lingua che si usa ogni giorno.

In questo contesto come cambia il modo che gli utenti hanno di attirare l’attenzione verso ciò che dicono?

Con le nuove tecnologie la comunicazione è diventata più democratica, più persone cioè sono legittimate a parlare, a far sentire la propria opinione. Sono cambiati i canali con cui i diversi soggetti interagiscono con il proprio pubblico. Dalla politica ai personaggi famosi, dagli opinion leader fino ai cittadini comuni. È aumentato dunque il rumore di fondo. Questo rende necessario attirare l’attenzione con forme testuali particolari. È come se fossimo in una piazza in cui parlano tante persone insieme: per farsi sentire bisogna alzare la voce. E così nella rete, sia a livello micro che macro, cambia la forma di parole, immagini e testi, in modo da catturare l’attenzione dello spettatore e di diffondere il proprio messaggio a un pubblico più ampio possibile. La punteggiatura, la tipologia e le dimensioni del carattere, la risoluzione delle immagini, la scelta di inserire un video piuttosto che una foto, incidono molto sull’effetto che si vuole creare in chi visualizza una pagina. La partita, per certi versi, è tutta lì.

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