Vigili del Fuoco, Nosiglia elogia questo servizio silenzioso

L'Omelia pronunciata dall'Arcivescovo di Torino il 4 dicembre presso il Comando Provinciale, durante la Messa per la Festa patronale di Santa Barbara

Vigili del Fuoco, Nosiglia elogia questo servizio silenzioso

Cari amici Vigili del fuoco – lasciate che vi chiami così, “amici”, perché tra la nostra Chiesa di Torino e il corpo dei Vigili del fuoco c’è uno stretto legame di vera amicizia, basata su quel servizio generoso e fedele che avete sempre offerto, soprattutto in momenti difficili, come è stato l’incendio alla cappella della Sindone, fatto sempre vivo nella memoria di questa Città. Ma, oltre a questo, tanti sono i segni di affetto e di vicinanza che voi, cari amici, ci avete offerto; ve ne siamo grati, come Chiesa diocesana, insieme a tutti gli abitanti del nostro territorio, che usufruiscono giorno per giorno del vostro lavoro, che dà loro sicurezza e vi rende così apprezzati e stimati da tutti.

Oggi, siamo qui per celebrare la vostra santa patrona, la martire Barbara, che pur di restare fedele al suo sposo Gesù Cristo, come lo chiamava, non ha esitato a sacrificare la propria vita per lui. Fede, sacrificio e rischio sono ciò che ella ha attuato, senza mai desistere, costi quel che costi. Nella preghiera che, alla fine della Messa, reciteremo insieme, la vostra preghiera, si afferma: «Arde nei nostri petti perpetua la fiamma del sacrificio»; e ancora: «Siamo i portatori della tua croce e il rischio è il nostro pane quotidiano. Un giorno senza rischio non è vissuto, perché per noi credenti la morte è vita ed è luce. La nostra vita è il fuoco e la nostra fede è Dio». Preghiera bellissima, profonda e vera, che indica nella fede e nel sacrificio, nel rischio nel coraggio le virtù proprie di un vigile del fuoco. Santa Barbara ha avuto un fede forte e coraggiosa e ha saputo rischiare su Dio il suo presente e il suo futuro: lo ha fatto senza tentennamenti e con gioia nel cuore. Ella vi sorregga dunque nell’esercizio del vostro quotidiano lavoro.

C’è anche un altro tratto di santa Barbara che vi sostiene e di cui dovete esser fieri: il nascondimento, che non reclamizza il vostro sacrificio e non esalta l’eroico coraggio che dimostrate a volte. È molto differente da una prassi, normale oggi nella nostra società, secondo cui l’apparire è considerato indispensabile per fare il bene e poterne trarre vantaggi, se non altro di immagine pubblica. Il Signore dice nel Vangelo: «Non sappia la tua mano destra ciò che fa la sinistra» (cfr. Mt 6,3), per sottolineare che il bene va fatto perché è bene, non solo perché è anche a nostro vantaggio, e perché è nostro dovere compierlo – diremmo, con una parola in disuso per molti, non certo per voi che del dovere vivete e in esso trovare la vostra soddisfazione.

Voi non amate la pubblicità e quel che fate nel silenzio non lo sbandierate ai quattro venti per suscitare ammirazione e benevolenza. L’audience non sta al primo posto nel vostro lavoro e per questo siete ancora più benvoluti dalla gente e dai più bisognosi di aiuto e sostegno. Desidero segnalare questo fatto, perché va controcorrente e indica una strada che tutti dovrebbero percorrere, a cominciare da chi è chiamato ad agire concretamente per il bene comune e ha una posizione sociale, politica, economica ed ecclesiale di prim’ordine. Purtroppo, i media hanno contagiato tanti, instillando la mentalità per cui solo se c’è pubblicità a quello che hanno da fare, lo fanno; altrimenti, dicono che non li riguarda.

L’episodio del vangelo di oggi (Mt 8,5-11) ci conferma poi in una verità che è sconvolgente, ma che per Cristo è naturale e giusta. Si tratta del fatto che egli si fa carico di un servo del centurione romano – un pagano, dunque, e uno straniero, secondo i canoni propri di quei tempi. Cristo non ha mai eretto barriere o steccati verso nessuno. Di ogni persona egli vede anzitutto le necessità spirituali e materiali e non guarda alle diversità di cui è portatrice nella società; supera i pregiudizi circa gli stranieri, che appartengono per lo più a un’altra religione e cultura, pregiudizi tipici di un mondo chiuso a riccio su se stesso e incapace di aprirsi all’incontro e al dialogo con tutti, gettando ponti e non costruendo muri di separatezza e discriminazione. Questa è una questione fondamentale per i tempi che stiamo vivendo e ci sollecita a offrire concreti esempi di accoglienza e di inclusione sociale nei confronti di quanti hanno raggiunto il nostro Paese e chiedono asilo o comunque di poter condurre una vita serena e positiva e sono disposti ad offrire il proprio contributo per la crescita della nostra società. Credo che questo sia un impegno di civiltà che tutti siamo chiamati ad assumerci, per dare il nostro contributo.

Al rispetto per ogni persona si aggiunge il grande problema del rispetto e della salvaguardia dell’ambiente, di cui voi, Vigili del fuoco, siete custodi. Ne abbiamo avuto una prova recentemente, con gli incendi dei boschi e della vegetazione in Val di Susa, fino ai confini del territorio torinese. Qui non ci sono “terre del fuochi”, come in Campania, dove si brucano le scorie di materiali anche cancerogeni e rischiosi per la salute dei cittadini, oltre che delle faide acquifere. Non mancano però discariche che vengono permesse a cielo aperto, perché si afferma che sono innocue e comunque monitorate di continuo da strumenti moderni di indagine e segnalazione. Di fatto, il rischio di incendi c’è sempre e, se non è primario, le polveri sottili che investono l’area e, mediante la pioggia, il sottosuolo, possono danneggiare l’incolumità della salute delle persone, degli animali e dei campi circostanti. Ne ho preso atto durante la mia visita pastorale a Mezzi Po, una frazione delle campagne di Settimo Torinese, ascoltando la preoccupazione di molti agricoltori e allevatori della zona. La cosa – vi confesso – mi ha colpito e mi sento di denunciare tali scelte, che di fatto non rispettano le opinioni giuste della gente che abita quel territorio e il loro ambiente di casa e di lavoro, uno dei valori più importanti e necessari per la salute delle persone e del territorio. Ho ritenuto opportuno parlarne, perché santa Barbara non è solo patrona di chi spegne gli incendi, ma anche protettrice di chi salvaguarda e custodisce, anche in modo preventivo, l’ambiente di lavoro, di casa e di vita, determinante per l’incolumità delle persone e dei beni dei cittadini. A voi, che lo fate con grande professionalità e impegno generoso e fedele al vostro compito, spetta un encomio e il sostegno da parte delle istituzioni e dell’intera società.

Cari amici, preghiamo Santa Barbara affinché la sua intercessione vi protegga nello svolgimento del vostro servizio, ottenga dal Dio benedizione per le vostre famiglie e difenda le nostre comunità da ogni pericolo. Il Signore accolga nel suo Regno quanti, fra i Vigili del fuoco, hanno dato la vita svolgendo il proprio lavoro, doni pace e consolazione a coloro che sono rimasti invalidati per cause di servizio e accompagni in particolare le loro famiglie e i figli, sollecitando chi di dovere a provvedere loro adeguatamente con il giusto sostegno di cui abbisognano. A lei, vostra Santa patrona, chiediamo di aiutarvi ad essere custodi del dono di Dio che è la nostra madre terra, un bene prezioso di cui tutti dobbiamo sentirci corresponsabili e custodi, animati dalla stessa fede e speranza, dal coraggio e impegno generoso che santa Barbara ci testimonia.

Vescovo

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