Famiglia, il giardino dei principi

Un prezioso sussidio per gruppi sposi, gruppi famiglia in ricerca di spunti di riflessione è il nuovo testo di don Paolo Gentili,

Parole chiave: famiglia (86), sinodo (46), società (56), chiesa (665), Firenze 2015 (4)
Famiglia, il giardino dei principi

E' davvero interessante e profondo “Il giardino del principio. Cinque vie per un nuovo umanesimo in famiglia” (ed. Città Nuova, 2015) il volume di do Gentili. Sin dal titolo, si coglie l’intento di unire una riflessione aggiornata sulla pastorale familiare, l’autore è direttore dell’ufficio nazionale corrispondente, con il V Convegno ecclesiale che si terrà a Firenze, dal 9 al 13 novembre sul tema “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. Sono illuminanti le parole che possiamo leggere nelle “Conclusioni” a commento della promessa rivolta ad Abramo “in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra” (Gen 12,3).«Quell’umanità torna a risplendere, diffondendo una capacità nuova di incontro, di relazione tra le persone, e offrendo uno stile familiare alla vita ecclesiale e sociale. Così potremo uscire dal tempio (ma anche dalle nostre precomprensioni che ci impediscono incontri veri con l’altro), per annunciare il Vangelo nella carne della nostra povertà, abitare gli spazi dell’umano senza riserve, educare le giovani generazioni alla pienezza di vita, e trasfigurare le ferite in feritoie di luce. Perché questo accada è necessario un nuovo volto della comunità cristiana che trovi nella dinamica familiare il metodo per costruire la fraternità universale». Nunzio Galantino firma la prefazione al testo e non lesina alcuni ambiti concreti di attuazione: «I condomini, i luoghi del divertimento e dello svago, gli ambienti di lavoro sono infatti luoghi da “umanizzare” attraverso la presenza di coniugi che si amano e diffondono tenerezza».

Tenterei un rimescolamento delle carte, provando a suggerire un nuovo ordine delle cinque parole chiave di Firenze, pur partendo dalle riflessioni del sacerdote toscano. La passione con cui a La Thuile (Ao), durante il nostro ultimo anno di studio per conseguire il diploma di pastorale familiare, commentava giorno dopo giorno la Parola di Dio, puntando principalmente alla conversione dei cuori di chi si trovava di fronte, si alimenta dai mille episodi, aneddoti di storia familiare di cui trasudano le pagine del libro in questione.

Come insegnante, non posso che focalizzare l’attenzione sull’educare, come del resto hanno fatto i vescovi per il decennio 2010-2020, “Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali dell’episcopato italiano” (2010). “La Chiesa si impegna a sostenere i genitori nel loro ruolo di educatori” (n. 36). Il mandato risale al magistero conciliare, la Lumen Gentium, nella famiglia “che si potrebbe chiamare Chiesa domestica, i genitori devono essere per i loro figli i primi maestri della fede” (n. 11).  Nunzio Galantino consiglia: «Per vivere questo compito, le famiglie dovranno creare alleanze feconde con la scuola e le istituzioni civili e religiose, e tutte quelle realtà in grado di contribuire efficacemente nell’”arte dell’accompagnamento”». Ecco una parola chiave del pensiero di don Paolo Gentili e che torna nel documento preparatorio a Firenze (2014), “Educare è un’arte: occorre che ognuno di noi, immerso in questo contesto in trasformazione, l’apprenda nuovamente, ricercando la sapienza che ci consente di vivere in quella pace tra noi e con il creato che non è solo assenza di conflitti, ma tessitura di relazioni profonde e libere”. Don Paolo ci invita a «ri-pensare i modi e i luoghi dove incontrare i giovani per ascoltare le loro inquietudini e le loro domande».

La sezione sul “trasfigurare” si fonda sulla compenetrazione di ministero tra presbiteri e coniugi, «ordine e matrimonio sono due ali per volare verso il Regno» e sul «percepirsi amati», «noi ci amiamo perché egli ci ha amati per primo (cf. 1 Gv 4,19)», per toccare il vertice dell’amore incondizionato nella quarta formula di benedizione sponsale del rito del Matrimonio, “tu, o Padre, hai rivelato un amore sconosciuto ai nostri occhi, un amore disposto a donarsi senza chiedere nulla in cambio”. Questo è lo stile da tenere «quando ci si accosta a persone e famiglie profondamente ferite, occorre la massima delicatezza e tenerezza». Il capitoletto è intitolato “Il tesoro in vasi di creta” con riferimento a 2 Cor 4,7. «Quando un vaso si spezza il tesoro resta, e, in questo caso, il tesoro sono le singole persone che hanno fatto quel matrimonio, che sono da accogliere come figli di Dio. Sono persone le cui vite, in un modo o nell’altro, si sono impastate insieme fra di loro, mescolandosi allo stesso tempo con tanti sentimenti confusi: rabbia, solitudine, risentimento e, quando il cuore si apre, perdono e riconciliazione». Uno spunto mariano illumina il compito della comunità cristiana che «non può stare a guardare, ma è chiamata, come Maria, alla sollecitudine per le nozze che non hanno più vino».

Uscire ed abitare sono due tematiche molto presenti nell’attuale magistero pontificio, rese ancora più urgenti dall’appello all’accoglienza dei rifugiati, ad abitare le loro sofferenze. In questi capitoli, don Paolo Gentili spiega l’”arte dell’accompagnamento” come imparare «sempre a togliersi i sandali davanti alla terra sacra dell’altro (cf. Es 3,5)». «Restituire alle future generazioni il principio della creazione» significa «far risorgere la visibilità efficace del sacramento del matrimonio come base fondativa dei legami sociali ed ecclesiali». Ecco riemergere il magistero di San Giovanni Paolo II sul matrimonio come “sacramento primordiale”, «evidenziando che è nato prima delle nostre organizzazioni pastorali». L’operatore Caritas, la catechista, il diacono devono prima di tutto portare «il buon profumo di famiglia».

Per la dimensione dell’annunciare, si riparte dal monito ancora di San Giovanni Paolo II (Puebla, 1979), ripreso in “Familiaris consortio” (1981), «la futura evangelizzazione dipende in gran parte dalla Chiesa domestica» (n. 52). «Se ogni coppia di sposi, con tutte le sue fragilità, vive nel matrimonio la gioia del buon vino di Cana, tale gioia si diffonde nelle relazioni familiari con i figli e i parenti. Dio ha scelto da sempre di porre la luce del principio nella fragilità di un uomo e di una donna che, rialzandosi dalle continue cadute, si amano per sempre». “Il dono dell’ascolto”, “La disponibilità a un confronto sincero”, “Mantenere fisso lo sguardo su Gesù Cristo” sono tre capitoli che rievocano quanto ci ha detto Papa Francesco lo scorso 4 ottobre, nella veglia in apertura del Sinodo, e che quindi ci fanno attendere con gioia quanto il Pontefice dirà il prossimo 3 ottobre nell’analogo evento. “Cristo ha voluto che la sua Chiesa fosse una casa con la porta sempre aperta nell’accoglienza senza escludere nessuno” scrivevano i vescovi nel messaggio del 18 ottobre scorso. L’immagine del buon samaritano che «consegna alla locanda dell’uomo ferito che è la Chiesa, la novità di relazioni risanate e guarite da Cristo Gesù», ci impegna ad «impostare la comunità cristiana come una vera famiglia di famiglie».

Il 25 ottobre, a Sinodo concluso, uscirà con Famiglia cristiana, un nuovo testo di don Paolo Gentili, stavolta firmato insieme alla coppia responsabile dell’ufficio nazionale, Giulia e Tommaso Cioncolini, “Luci di speranze per le famiglie ferite. Accanto alle coppie in crisi, ai separati, ai divorziati e ai conviventi”. Sarà un ulteriore aiuto, sulla scorta della parabola del padre misericordioso,  a «passare dall’essere figlio che si crede fedele a fratello che ha scoperto il perdono del Padre, capace di restituire a chi soffre l’abbraccio paterno. Questa è la famiglia dei figli di Dio e questa è la famiglia che vogliamo costruire, nell’armonia del giardino del principio».

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