Mons. Nosiglia: bus separati per i rom, «non è la soluzione»

A margine dell’incontro di presentazione del progetto di accoglienza per i pellegrini malati e disabili che verranno a Torino per l’Ostensione della Sindone, l’Arcivescovo mons. Cesare Nosiglia è intervenuto sulla polemica accesasi nel comune di Borgaro nei giorni scorsi relativa all’istituzione di una linea di bus per i nomadi del vicino campo di strada dell'Areoporto.

«È un momento un po’ difficile  – ha sottolineato mons. Nosiglia -  bisogna tenere i nervi saldi e non esasperare questa situazione. Da un lato occorre favorire lo spirito di accoglienza,  dall’altro educare alla legalità: è un cammino da fare insieme con i rom e con la nostra gente. Penso che le proposte provocatorie - come quella delle linee di bus separate -  possano dare a volte un segnale che richiama l’attenzione, che evidenzia un problema, ma non possono certo essere le vere soluzioni».   

«Credo che sia importante parlare con i ragazzi del campo e penso che, come ho fatto per la movida, tornerò a incontrarli. Io sono già stato in quel campo, ma so che la situazione è un po’ degenerata sul profilo dell’ordine pubblico. Come Chiesa abbiamo un «Tavolo rom» (lo scorso anno mons. Nosiglia aveva anche scritto una lettera pastorale intitolata ‘Non stranieri ma concittadini e familiari di Dio’ a rom e sinti che vivono sul territorio diocesano), si sta lavorando, ma non bisogna fermarsi. Anche perché queste situazioni di degrado sono le prime che danneggiano chi nei campi è più disponibile ad impegnarsi. Ci vuole uno sforzo, da parte di tutti, a mettersi in gioco. Certo i campi sono situazioni che devono essere superate. Non si può pensare ad un campo perfetto, restano sempre realtà difficili da seguire. Possono essere soluzioni transitorie se c’è acqua luce, se c’è chi collabora con la gestione, ma il campo non può essere il punto d’arrivo. Bisogna arrivare a soluzioni che rendano i fratelli rom soggetti con diritti e doveri».