Turchia: i quadretti della speranza

L'associazione Lily, una esperienza di umanità

Parole chiave: turchia (22), solidarietà (43), persone (13), amore (23)
Turchia: i quadretti della speranza

Ognuno di noi se mette a disposizione le proprie risorse e talenti può fare del bene. L’ennesima conferma arriva dalla storia di Dianne Jones, una nonna inglese che oggi vive nella Turchia occidentale, a Kuşadasi con il marito Mehmet.  Nel 2012 ha fondato l’associazione Lily, come  “Love in the Language of Yarn” (Amore nella lingua dei filati), ma anche come il nome della sua prima nipotina, nata morta nel 2010. Dalla sua passione per il lavoro a maglia ha creato una rete mondiale di volontarie che sferruzzano e le spediscono senza interruzione quadretti di lana. Una dozzina di donne a Kuşadasi una volta la settimana si ritrova per cucire insieme i quadretti e farne coperte, distribuite da altri volontari nei campi profughi in cui vivono a migliaia i siriani che la guerra ha spinto in Turchia.

A quattro anni dalla nascita, Lily ha ricevuto quasi 2 milioni e mezzo di quadretti e ha distribuito 37.600 coperte da una piazza e quasi 25 mila coperte per bambini. Alle coperte bisogna poi aggiungere i 31 mila cappelli di lana, le 36 mila paia di calze, i 17 mila paia di guanti, le oltre 35 mila maglie di lana e le 12mila sciarpe. “Mi sento molto orgogliosa guardando questa lista, ma non avrei potuto fare nulla di tutto ciò senza il vostro sostegno. Grazie a tutti voi dal più profondo del cuore” ha scritto in questi giorni Dianne sul suo profilo Facebook dove con meticolosa puntualità ringrazia le persone da cui riceve roba e aggiorna sulle spedizioni e le distribuzioni che lei e il suo gruppetto di volontarie hanno fatto. I pacchi arrivano da ogni parte: dall’America, dall’Australia, dall’Islanda, dal Giappone, dall’Arabia Saudita. Oltre alle maglie, le amiche di Lily hanno iniziato a distribuire latte per i bambini, e poi i biberon, e poi pannolini per cercare di venire incontro ai bisogni dei 30 mila piccoli registrati nei 24 campi profughi al confine turco-siriano. Hanno acquistato, con le donazioni, distributori di acqua potabile; per un periodo, nel 2014, hanno contribuito all’acquisto di farina per i forni nei campi profughi, che non riuscivano a tenere testa alla necessità di pane e che spesso erano anche boicottati dalle guardie turche.

Ora Kuşadasi, dove abita Dianne, è diventata passaggio obbligato per chi vuole raggiungere la costa e tentare il viaggio per Samos, in Grecia. Così Dianne e Mehmet, dopo aver passato qualche mese a portare cibo caldo e indumenti ai profughi che vivono per le strade della città, hanno deciso di affittare un locale e creare uno spazio dove i rifugiati possano stare qualche ora al caldo, rifocillarsi, cambiarsi, magari anche lavarsi, i bambini giocare nel pulito. Le autorità cittadine hanno dichiarato di non voler far nulla per aiutarli, perché non vogliono che i rifugiati stiano a Kuşadasi.

Ma a fine gennaio lo spazio è stato trovato, affittato, ripulito, attrezzato con una cucina, riempito di cibo e abiti e ora è attivo a pieno ritmo. Dianne e Mehmet si fanno in quattro anche per dare una mano a chi si rivolge a loro in cerca di aiuto: come è successo con Ibrahim, un bambino di Aleppo di 11 anni che ora vive con la famiglia a Izmir, ma deve lavorare per poter contribuire alle spese dell’alloggio e delle sue tre sorelline. “Ibrahim ha toccato il cuore di mio marito, che a 9 anni era stato costretto a lasciare la scuola e mandato via da Kuşadasi per lavorare. L’istruzione ha il potere di trasformare il futuro dei bambini. Siamo decisi a fare in modo che Ibrahim possa continuare a studiare e avere la possibilità di pensare al proprio futuro” hanno scritto in una testimonianza. Tutto grazie a una nonna che ama lavorare a maglia.

Allegato: LILY.jpg (0 B)
Tutti i diritti riservati

Mondo

archivio notizie

19/10/2017

Cristiani sempre più perseguitati, il rapporto di "Aiuto alla Chiesa che soffre" 2015-2017

«Perseguitati e dimenticati» è il titolo del rapporto «sui cristiani oppressi per la loro fede tra il 2015 e il 2017» di Aiuto alla Chiesa che soffre: sempre peggiore la situazione. Lo studio è frutto di ricerche sul campo in 13 Paesi: Cina, India, Iraq, Pakistan, Siria, Sudan, Turchia, Egitto, Eritrea, Iran, Nigeria, Arabia Saudita e Corea del Nord 

24/03/2017

Nel 2016 uccisi nel mondo 28 missionari

XXV Giornata dei missionari martiri, 24 marzo 2017 - nell'anniversario dell'assassinio di mons. Romero la preghiera per la pace per laici e consacrati ammazzati in terra di missione 

09/02/2017

La svolta autoritaria del "sultano" Erdogan

La complessa situazione dello Stato che unisce il mondo arabo e islamico con l'Occidente

04/01/2017

Congo, la Chiesa strappa l’accordo: elezioni nel 2017

Cosa succede nel cuore dell'Africa