Nel 2016 uccisi nel mondo 28 missionari

XXV Giornata dei missionari martiri, 24 marzo 2017 - nell'anniversario dell'assassinio di mons. Romero la preghiera per la pace per laici e consacrati ammazzati in terra di missione 

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Nel 2016 uccisi nel mondo 28 missionari

Del martirio di don Jacques Hamel si parlò a lungo nei giorni successivi alla sua uccisione in Normandia nel luglio scorso. La morte del sacerdote francese di 84 anni trucidato davanti all'altare dell'eucaristia, primo religioso in Europa vittima dell’Isis, fu sconvolgente per le circostanze in cui avvenne e per il clima di terrore islamico che si respirava. L’ennesimo nome aggiunto alla lista di persone perseguitate, umiliate, oltraggiate e uccise per la loro fede.

Il Cesnur, Centro Studi Nuove Religioni diretto da Massimo Introvigne, ha stimato in 90 mila i cristiani uccisi nel 2016, mentre il Rapporto 2017 dell’organizzazione internazionale ‘Porte Aperte’, che ogni anno stila la lista nera dei 50 Paesi dove maggiormente i fedeli cristiani sono discriminati e oggetto di abusi e violenze, parla di 1027 martiri cristiani nell’anno trascorso e di oltre 1300 chiese attaccate.

«Non abbiate paura» è lo slogan che la Fondazione Missio ha scelto per celebrare la XXV giornata di preghiera e digiuno in memoria dei martiri missionari, venerdì 24 marzo, alla quale quest’anno è legato un progetto per sostenere la Chiesa siriana. La celebrazione annuale prende le mosse dall’uccisione, il 24 marzo 1980, di mons. Oscar Romero, vescovo di San Salvador (un altro servizio a pag 15). Una giornata per ricordare quanti, nel corso dei secoli, hanno dato la vita annunciando il Vangelo. A Torino, l’Ufficio missionario, la pastorale giovanile, la pastorale universitaria, la pastorale dei migranti e i Missionari della Consolata hanno organizzato una veglia di preghiera alle 20,45 presso il Santuario della Consolata.

Secondo l’agenzia Fides, organo di informazione delle Pontificie Opere Missionarie, durante il 2016 sono stati uccisi nel mondo 28 operatori pastorali cattolici: 14 sacerdoti, 9 religiose (queste ultime più del doppio rispetto al 2015), 1 seminarista e 4 laici. In totale, 9 in più rispetto allo scorso anno. Per l’ottavo anno consecutivo il numero più elevato si registra in America (12 persone in tutto, 3 delle quali in Brasile, 3 in Messico). Seguono l’Africa (8), l’Asia (7) e l’Europa (1: don Jacques Hamel). Molti sono morti in silenzio, senza clamore, tutti  testimoniavano la loro fede nella quotidianità, amministrando i sacramenti, aiutando gli ultimi, seguendo progetti di promozione umana e sviluppo. Non sono nella lista coloro che sono stati sequestrati o sono scomparsi, di cui da tempo non si hanno più notizie.

Alcune storie. Come quella di Elias Abiad, giovane volontario di Caritas Syria, che il 13 febbraio 2016 ad Aleppo è stato ucciso dai colpi di mortaio caduti sul quartiere di Sulaymaniyah mentre stava verificando il serbatoio dell'acqua su un tetto. Oppure quella di suor Marguerite, suor Reginette, suor Anselm e suor Judith, missionarie della Carità che il 4 marzo in Yemen sono state trucidate insieme con altre persone da un commando di uomini armati che ha attaccato la struttura dove assistevano anziani e disabili (un «atto di violenza insensata e diabolica», furono le parole di Papa Francesco). O, ancora, quella delle due religiose statunitensi Margaret Held e suor Paula Merril, che il 25 agosto nel Mississippi sono state uccise a coltellate nella loro casa a Durant, probabilmente da un rapinatore; prestavano servizio come infermiere in un centro sanitario che assiste gratuitamente le famiglie che non possono pagarsi le cure mediche.

Suor Isabel Solá Matas, originaria di Barcellona, missionaria da anni ad Haiti e impegnata come infermiera dopo il terremoto del 2010, è stata uccisa mentre era alla guida della sua automobile in una strada centrale della capitale haitiana, Port au Prince,

raggiunta da due colpi di arma da fuoco durante un tentativo di furto. Mentre Esra Patatang, catechista e insegnante cattolico di 27 anni, il 12 settembre in Indonesia è stato ucciso con un proiettile alla tempia. E poi don João Paulo Nolli, molto noto perché riuniva più di 5 mila persone alle messe che celebrava (curava anche il programma televisivo «Dio si prende cura di me»): è scomparso l’8 ottobre in Brasile, Mato Grosso, e il suo cadavere è stato ritrovato alcuni giorni dopo con segni di violenza: aveva dato un passaggio a tre giovani tossicodipendenti. Suor Clara Agano Kahambu, religiosa congolese, è stata uccisa il 29 novembre nel suo ufficio del centro pastorale «Mater Dei» di cui era preside, dove insegnava a leggere e scrivere alle ragazze povere.

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