Ritorno alla terra, il Sermig inventa gli "orti solidali"

Arsenale della Pace - piccoli terreni affidati in coltivazione ai disoccupati, verdura fresca ai finanziatori del progetto. La crisi del lavoro sta suscitando risposte nuove, varato il laboratorio diocesano 

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Ritorno alla terra, il Sermig inventa gli "orti solidali"

È primavera, fioriscono gli orti. Presso l’Arsenale della Pace di Torino e nelle campagne della cintura il Sermig (tel. 011.4368566) lancia attorno alle piccole coltivazioni il suo nuovo progetto di solidarietà: «L’Orto in conto terzi». Vi si può aderire versando duecento euro l’anno: consentiranno di dare lavoro a chi non ce l’ha, affidandogli la coltivazione di un pezzo d’orto; quattro volte la settimana (solo due volte d’inverno) i sottoscrittori del progetto otterranno una cesta di verdura fresca. Sarà la «loro» verdura, prodotta negli orti che le loro donazioni di denaro hanno contribuito a far nascere, seminare, coltivare.

I coltivatori – uomini e donne sottratte alla disoccupazione - sono introdotti al lavoro agricolo da persone esperte. Lavorano terreni che il Sermig si vede affidare in vari modi, anche in comodato gratuito (la percentuale degli appezzamenti abbandonati in Italia sta crescendo a dismisura). Sviluppano un lavoro pulito, rispettoso dell’ambiente, capace di riciclare tutti i materiali compresa l’acqua. È il ritorno alla terra, amata, violata, calpestata, ma la terra.

Emporio all’Arsenale. I volontari del Sermig stanno puntando sugli orti in Brasile a Joaquin Gomez (dove la vendita di 800 «cespi» di insalata permette a vari campesinos di vivere del loro lavoro nella favelas), a Teresina, in altre parti del mondo, ora anche a Torino. Non è la filosofia bucolica di coltivare in città, è qualcosa di molto più vero e può diventare azienda solidale.

È dal 2012 che il gruppo fondato da Ernesto Olivero studia progetti di occupazione in agricoltura. La prima realizzazione è stata l’Onlus «Agritorino», lanciata insieme alla Piazza dei Mestieri, ai Salesiani, al Cottolengo, ai padri somaschi, a PerMicro (microfinanza etica) e al gruppo Enrichetta Alfieri per le carceri. Ormai da un anno nella Cascina Massetta di Santena, ottenuta dall’Opera Barolo, le 900 galline di «Argitorino» producono uova che permettono di pagare più di uno stipendio e inoltre offrono casa a chi non ce l’ha e lavora in cascina.

Gli aiuti e le iniziative legate ad Agritorino stanno moltiplicandosi, stanno permettendo lo sviluppo di altre piccole iniziative agricole. Nell’Arsenale di piazzetta Borgo Dora  spicca l’«Emporio Speranza», un meeting point, che i produttori possono utilizzare a turno, consegnando direttamente i prodotti agricoli prenotati dai clienti.

Ritorno alla terra. Quando i volontari dell’Arsenale cominciarono a ragionare di agricoltura sembrava l’idea di qualche sognatore e invece no: è realtà, è circolo virtuoso, è la fantasia della misericordia che diventa, se vogliamo, un inno alla terra come «laudato si’» di Papa Francesco. È la terra che diventa di nuovo «madre», scialuppa nel maremoto della recessione, alternativa a chi il lavoro l’ha perso.

Nei prossimi anni la società avrà, purtroppo, sempre meno posti di lavoro tradizionale. Le nuove tecnologie alleggeriscono la fatica, ma stanno facendo scomparire milioni di posti di lavoro. Milioni di italiani sono disoccupati, non si risolleveranno se non si inventa qualcosa di diverso.

Il Sermig cerca di inventarlo anche sfruttando l’esperienza del gruppo Re.Te. («Restituzione Tecnologica») che dal 1980 affianca chi è senza indumenti, insegnando a tessere; cerca risposte per chi non ha casa, insegnando a fare mattoni; si adopera per chi non ha cibo insegnando a procurarselo.

L’orto di Borgo Dora. Si tratta di ridare senso a ciò che si scarta. Per il Sermig un valore da sempre. A tutti i livelli. Dalle cose che si buttano via come un indumento, fino alle persone umane, altrettanto «scartare» in questa società depravata e senza amore.

Le cose scartate, servono per lo scarto «uomo». E un intero orto sta nascendo dietro l’Arsenale della Pace in Borgo Dora, sopra una discarica di macerie edili: contribuirà a produrre le verdure per i poveri che si accolgono tra le mura dell’Arsenale.

Ortovolante a Cumiana. Altra verdura per chi è senza cibo giunge dall’«Ortovolante» presso il VillaggioGlobale del Sermig a Cumiana. «Anche l’Ortovolante, da più di 5 anni, cerca di dimostrare che l’amore al prossimo non ha confini; che si può far del bello, del buono e dell’intelligente con gli avanzi degli altri, se si vuole» osserva Rinaldo Canalis che di tutti questi progetti è il «filo conduttore».

Al sabato del VillaggioGlobale, di Cumiana, da parecchio tempo, si sperimentano attività anche molto impegnative, pesanti, in ambienti poveri e climaticamente vulnerabili, per persone che bussano alla porta: carico di tir in partenza per aiutare in varie parti del mondo; attività agricole sperimentali e non.

Sul campo si percepisce la voglia delle persone di mettersi in gioco. Non è importante sapere o avere back ground di esperienze. Basta avere voglia di scavare un fosso, farsi notare, offrire appigli che possono aprire ad altri livelli di crescita professionale. Ci sono persone con forti deficit strutturali, congeniti o da traumi esistenziali, che dopo un tempo di «fatica comune» si trasformano. Laboratori di speranza. Non si improvvisa, tutto è inserito in business plan. Si resta con i piedi per terra: in un orto.

La ricchezza si sta concentrando sempre più in mano di pochi. C’è bisogno che questa venga al più presto investita per generare opportunità per tanti e non sia capitale fermo. Altrimenti il mondo diventerà invivibile per tutti.

Siamo pronti a mettere sul piedistallo gli operatori di bene del passato. Adriano Olivetti con la sua fabbrica. Napoleone Leumann con il suo villaggio. Marcello Candia con il lebbrosario. E poi Giovanni Bosco, Giuseppe Cottolengo, Leonardo Murialdo, Faà di Bruno...

E noi, noi, stiamo solo alla porta? A guardarli? Dietro l’Arsenale, su 1500 metri di terreno del Comune di Torino, c’è chi coltiva la verdura che restituisce vita e dignità a molti e a noi offre d’essere protagonisti di sviluppo. Orto per conto terzi. È come partecipare da azionisti per una politica del lavoro sul territorio; coinvolgere la nostra mensa nell’uso di prodotti di orti per una mensa sana e solidale al prezzo del supermercato. È l’Arsenale della terra, a Torino, città fordista d’auto e meccanica. Una star up sorprendente.

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