Alzheimer, emergenza sociale

Una malattia sempre più globale, che fuoriesce dai confini medici assumendo rilevanti aspetti socio-economici

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Alzheimer, emergenza sociale

Un film, «Still Alice», in cui Julianne Moore (premiata con l’Oscar per la migliore protagonista femminile) è una docente universitaria colpita da smarrimento cognitivo, rilancia l’allarme su una malattia sempre più globale. Le persone affette da demenza in tutto il pianeta sono infatti 44 milioni (nel 2010 se ne stimavano 35 milioni), con una previsione di crescita che si spinge fino a raggiungere i 76 milioni nel 2030 (stima precedente: 66 milioni) e i 135 milioni nel 2050 (l’ipotesi precedente era di 115 milioni). Per il sociologo Giuseppe Micheli dell’Università Bicocca di Milano «i costi assistenziali sfiorano i 604 miliardi di dollari, l’1 per cento del Pil planetario. Nei Paesi ad alto reddito si insiste sempre più sull’importanza di uno stile di vita sano, ma questo non sempre succede nei Paesi a reddito medio-basso. Secondo le stime, nel 2050 il 71 per cento dei soggetti con demenza vivranno in queste zone. Ecco perché la realizzazione di campagne di salute pubblica efficaci può contribuire a ridurre il rischio globale». «Chi soffre di questa malattia sembra sanissimo», aggiunge Gabriella Salvini Porro, presidente della Federazione italiana Alzheimer, «ma per chi gli sta attorno è come veder morire ogni giorno un pezzo della persona a cui si vuole bene. Spesso i malati non capiscono quello che si dice loro, ma comprendono le emozioni, i sentimenti, il tono con cui ci si rivolge». Sul fronte della ricerca, intanto, prevale un cauto ottimismo: diagnosticare la patologia oggi è più agevole che in passato. La strada del tutto nuova è costituita dai farmaci che abbassano il colesterolo.

leggi l'articolo completo su «il nostro tempo» di domenica 1 marzo

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