Oltre la crisi, difendere il lavoro - la riflessione del presidente delle Acli Torino

Continua la fase di recessione, i dati sulla crescita e lo sviluppo sono sconfortanti, cresce la rabbia delle periferie per il degrado e la mancanza di prospettive. Intanto si prepara con la Pastorale Sociale e del Lavoro un incontro il 26 novembre prossimo a Nichelino, come rilancio dei temi dell'Agorà del Sociale

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Oltre la crisi, difendere il lavoro - la riflessione del presidente delle Acli Torino

Alcuni indicatori contenuti nella nota mensile dell’Istat uscita lo scorso ottobre evidenziano il permanere di una situazione economica negativa per il nostro paese: alla fine del secondo trimestre dell’anno in corso il potere di acquisto delle famiglie è diminuito di un ulteriore 1,4% rispetto al trimestre precedente; nello stesso periodo è diminuita dell’1,8% la propensione al risparmio delle famiglie italiane; il tasso nazionale di disoccupazione è pari al 12,3%: se consideriamo la fascia di età tra i 15 e i 24 anni, la disoccupazione è al 44,2%, con una crescita di 3,6 punti percentuali rispetto al dato registrato un anno prima. I dati Inps confermano il quadro preoccupante: sono aumentate del 13,7% le ore di cassa integrazione complessive, a segnare una perdurante difficoltà nella ripresa dei ritmi produttivi.

Il territorio della nostra nascente Città Metropolitana presenta dati ugualmente allarmanti: a fine anno 2013, ultimi dati utili per la rilevazione locale, la disoccupazione complessiva risultava pari al 11,4% e quella relativa alla fascia 15-24 anni era al 46,4%. Quest’ultimo dato è preoccupante soprattutto se letto in relazione ad altre aree del nostro paese: secondo un recente studio dell’economista Mauro Zangola la provincia di Torino registrava nel 2006 un tasso di disoccupazione giovanile inferiore di 21 punti percentuali a quello del Mezzogiorno, con 10 mila 500 giovani in cerca di lavoro. Nel 2013 i giovani torinesi in cerca di occupazione sono 26 mila, con una crescita del 150 per cento e il differenziale è sceso a 5,2 punti.

Questo è il quadro reale in cui è opportuno collocare la discussione su recenti atti normativi come il jobs act,  il piano di riforme del governo su lavoro, welfare e ammortizzatori sociali e su temi come ‘l’articolo18’. Ma questo è anche il contesto a partire dal quale deve essere interpretata la recente conflittualità sociale che si è aperta in diversi territori del nostro paese: le famiglie sono stremate dalle difficoltà economiche e dall’angoscia per il futuro. Genitori e figli sono accomunati dalle difficoltà a trovare o mantenere il lavoro e la chiusura continua di grandi stabilimenti e piccole realtà produttive e di servizio aumenta l’allarme.

Si pone dunque un importante problema di metodo, prima ancora che di contenuto: una così difficile situazione sociale la si affronta con il confronto, l’ascolto e il rispetto delle parti e delle posizioni, finalizzata a ricercare una soluzione, sempre difficile, ai problemi enunciati. In una società complessa i diritti sociali valgono solo se sono ampiamente condivisi: compito del decisore pubblico è proprio quello di trovare i percorsi per estenderli, interagendo con tutte le soggettività sociali, le quali solo nel loro complesso sono in grado di rappresentare la pluralità delle fragilità e dei bisogni che troppo spesso oggi non riescono ad emergere. L’aspirazione al rapido cambiamento non deve corrispondere con la semplificazione di ‘questioni sociali’ molto complesse, dietro le quali si celano le fatiche reali e quotidiane di persone e famiglie.

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Lavoro

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