La bellezza educa il mondo, arti e mestieri, tempo operoso di umanizzazione

Ad Aramengo il 30 aprile 2016 la Celebrazione Eucaristica interdiocesana con il Mondo del Lavoro  

Ad Aramengo il 30 aprile 2016 la Celebrazione Eucaristica interdiocesana con il Mondo del Lavoro  

in occasione della  festa del 1° Maggio dedicata alla riflessione sul lavoro e le sue implicanze nella vita familiare, sociale e culturale, le diocesi di Torino, Asti e Casale Monferrato hanno organizzato una mattinata di scoperte e di riflessione sulle bellezze artistiche presenti nel territorio delle singole diocesi e in specifico nel comune di  Aramengo (AT) Diocesi di Torino.

E stata una importante opportunità per fare tesoro del messaggio di Papa Francesco che nelle sua ultima Enciclica Laudato si' ci invita a cogliere le potenzialità del lavoro umano che contraddistinguono l’arte e lasciano una preziosa memoria alle future generazioni.

Laudato si' (103) "La tecnoscienza, ben orientata, è in grado non solo di produrre cose realmente preziose per migliorare la qualità della vita dell’essere umano, a partire dagli oggetti di uso domestico fino ai grandi mezzi di trasporto, ai ponti, agli edifici, agli spazi pubblici. È anche capace di produrre il bello e di far compiere all’essere umano, immerso nel mondo materiale, il “salto” nell’ambito della bellezza. Si può negare la bellezza di un aereo, o di alcuni grattacieli? Vi sono preziose opere pittoriche e musicali ottenute mediante il ricorso ai nuovi strumenti tecnici. In tal modo, nel desiderio di bellezza dell’artefice e in chi quella bellezza contempla si compie il salto verso una certa pienezza propriamente umana."

Entrare nel laboratorio di Aramengo della famiglia Nicola è un'esperienza straordinaria. Ci si trova di tutto,  «Noi lavoriamo su tutto - ci dicono- quando è possibile qui, altrimenti ci spostiamo; per il mondo. Se al laboratorio di Aramengo si devono i recuperi di affreschi e sculture in tutto il Piemonte - da Crea a Vicoforte, dal duomo di Asti al Sant'Andrea di Vercelli, dal San Gaudenzio di Novara al San Francesco di Cuneo, da Torino (Monte dei Cappuccini, San Domenico, Duomo, ma anche il Museo Egizio) alla Cattedrale di Sant'Orso di Aosta, ad Alessandria con il restauro del Cristo deposto per la chiesa di Santa Maria di Castello - da molto tempo la fama di questi maestri ha varcato i confini nazionali e oggi i Nicola (una dinastia)...

Nella visita al laboratorio sono emerse due cose importanti oltre la bellezza dell'attività illustrata ,la prima la riscoperta del lavoro manuale e la necessità di una staffetta generazionale al fine della trasmissione dei saperi teorici e di manualità e pratica. La "staffetta generazionale", e il meccanismo che lega l'ingresso di un giovane nel mondo del lavoro alla riduzione di orario di un lavoratore anziano.

Questo modello – da un lato favorirebbe l'occupazione giovanile, dall'altro permetterebbe di accompagnare i lavoratori alla pensione non disperdendone il prezioso bagaglio di competenze accumulato durante la vita lavorativa. Riscoprire il “saper fare”. Ben consapevoli però della globalizzazione e dei “nuovi saperi.” In un Paese come l’Italia, famoso per i suoi prodotti di qualità, e dove la disoccupazione giovanile è altissima ma scarseggiano carpentieri, fornai, sarti e scalpellini, non sembra una cattiva idea.
 
Così i giovani riscoprono la “vocazione” al lavoro - vocazione al lavoro, che è uno dei tratti della dignità umana, non c’è la vocazione alla pigrizia, ma al lavoro -, il senso alto di un impegno che va anche oltre il suo risultato economico, per diventare edificazione del mondo, della società, della vita.

Spesso l’idea del lavoro come “realizzazione” della persona è stata confusa con un certo modello di ricchezza e di benessere che spinge a ritmi disumani. Non sia così per voi: è meglio educare le giovani generazioni a cercare la giusta misura. Alla scuola del Vangelo si impara ciò che è veramente necessario, perché la nostra vita non ci sfugga dalle mani inseguendo gli idoli di un falso benessere. (discorso del Papa Francesco al progetto Policoro)

“Non perdiamo di vista l’urgenza di riaffermare” la dignità “della vita umana” attraverso “la qualità del lavoro ‘libero, creativo l“individuare risposte all’interrogativo esistenziale di tanti giovani che rischiano di passare dalla disoccupazione del lavoro alla disoccupazione della vita”. Coniugando “il Vangelo con la concretezza della vita”, creando una “vera occasione di sviluppo locale.

Formazione dei giovani a una  qualità del lavoro ‘libero, creativo, partecipativo e solidale’ esprima e faccia crescere sempre la dignità della stessa vita umana”. Di qui l’appello: “Non perdiamo di vista l’urgenza di riaffermare questa dignità! Essa è propria di tutti e di ciascuno. Ogni lavoratore ha il diritto di vederla tutelata, e in particolare i giovani devono poter coltivare la fiducia che i loro sforzi, il loro entusiasmo, l’investimento delle loro energie e delle loro risorse non saranno inutili”.

Alla mattinata erano presenti il vescovo di Casale monsignor Alceste Catella, il vicario territoriale della diocesi di Torino don Claudio Balma Rughet, il vicario generale della diocesi di Asti don Luca della pastorale del lavoro di Asti e il parroco di Aramengo don Giovanni Villata e laici e laiche degli uffici della Pastorale sociale e del lavoro delle tre diocesi.

A fine mattinata è stata celebrata la messa il Vescovo ha sottolineato il tema della bellezza e del lavoro umano e in particolare degli artigiani che con le loro mani plasmano le forme.

Ora si tratta di trovare le modalità per tramandare quest’arte alle nuove generazioni. Intorno a questa idea si è creta una rete e delle sinergie che possono rimettere in moto i fili dei meravigliosi tessuti e i fili delle povertà di oggi a cui andare incontro, legate spesso alla mancanza di lavoro, al precariato o a un lavoro che non mette al centro la persona con le sue straordinarie capacità di essere artisti del proprio lavoro.

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