Con la nuova normativa cassintegrati a rischio

Per il sostegno al reddito l'allarme della Cisl di Torino 

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Con la nuova normativa cassintegrati a rischio

Con le nuove regole sugli ammortizzatori sociali decine di migliaia di lavoratori a orario ridotto forzato rischiano nel biennio 2016-17 di non percepire più nessun tipo di sostegno al reddito. Secondo i rappresentanti dei lavoratori le cose sono molto poco rassicuranti: alcuni segnali di ripresa per il territorio ci sono, innegabilmente, ma la strada è ancora lunga e le difficoltà non mancano.

Per Claudio Chiarle, segretario dei metalmeccanici torinesi della Cisl «con l'introduzione delle nuove norme sugli ammortizzatori sociali, si sono semplificate le causali, ma purtroppo è stata eliminata la causale per cessata attività. Rispetto a quest'ultima, se è vero che negli anni è stata utilizzata per periodi a volte molto lunghi - ma si trattava di salvaguardare dei lavoratori - è altrettanto vero che la nuova normativa ha eliminato quasi completamente anche la possibilità per molte aziende di riprendere, anche parzialmente, l'attività produttiva attraverso l’uso della cassa e la cessione della proprietà».

«Nel nuovo quadro normativo sugli ammortizzatori sociali - ha aggiunto ancora Chiarle - abbiamo una ‘scure’ che potrebbe abbattersi su migliaia di lavoratori e centinaia di aziende a settembre 2017, massimo settembre 2018. L'esaurimento degli ammortizzatori sociali potrebbe portare all'unica soluzione del licenziamento. Una riduzione della durata massima di utilizzo degli ammortizzatori sociali, in un periodo in cui non si è ancora fuori dalla crisi, come dimostrano i dati, potrebbe creare un grave problema sociale. Se a questo si aggiunge il fatto che, ancora una volta, le politiche attive legate agli ammortizzatori sociali sono rimaste - nonostante i roboanti annunci - lettera morta, non possiamo più aspettare oltre per iniziare a ragionare su cosa succederà dopo l'estate 2017».

Secondo i numeri elaborati da Fim-Cisl circa 15 mila lavoratori nel biennio 2016-2017 hanno il posto di lavoro a rischio se non intervengono altri ammortizzatori sociali. Una situazione difficile, a dir poco, che mal si accompagna a quella ripresa che sembra essere ancora debole nell’area metropolitana torinese. «Se da una parte si confermano tendenziali segnali di ripresa in settori come l’automotive - la rinascita della Carrozzerie di Mirafiori ne è la conferma - e la filiera stampaggio - nel Canavese insieme a grandi situazioni di crisi dell'informatica e non solo, abbiamo una ripartenza dello stampaggio a caldo - una certa tenuta costante riguarda alcuni settori come l'aerospazio e la motoristica e i cuscinetti, che hanno un indotto molto vasto e diffuso sul territorio, dall'altra parte abbiamo ancora numeri troppo grandi di utilizzo degli ammortizzatori sociali che impoveriscono il tessuto sociale locale e deprimono la domanda interna. «Per fare ciò - ha concluso Chiarle - servono politiche territoriali, attrattive per le imprese creando servizi di terziario avanzato di supporto e creando infrastrutture per collegamenti veloci e sicuri per il territorio».

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