In Benin la paura di Ebola, il racconto a Torino di don Servais

La testimonianza di don Servais, sacerdote formatosi a Torino, tra la gente del suo paese, il Benin, dove inizia a serpeggiare la paura di Ebola 

Parole chiave: Benin (4), ebola (1), preti (16), comunità (43), africa (39)
In Benin la paura di Ebola, il racconto a Torino di don Servais

Secondo l’ultimo bollettino dell’Oms, Organizzazione Mondiale della Sanità, pubblicato il 6 novembre, Ebola ha gia causato 4.922 morti e 13.703 casi sospetti. L’epidemia ha colpito dal dicembre 2013 la Guinea per poi espandersi in Liberia, Sierra Leone, Nigeria e Senegal. I Paesi dell’Africa occidentale, in particolare quelli confinanti con essi, sono dunque in emergenza, temono che il virus possa diffondersi a macchia d’olio. I casi sospetti sono numerosi in Mali, Ghana, Benin, si tratta di contagi che sarebbero avvenuti per contatto con persone infette provenienti dai Paesi dove l’epidemia è dilagata.

Contagi favoriti da situazioni sanitarie precarie e da scarsa informazione.  Ed è proprio sul fronte dell'informazione che opera la Chiesa locale, sacerdoti che visitano i villaggi, rassicurano, informano... Tra loro don Servais Sanni Yantoukoua N’Tia, sacerdote beninese che opera nella diocesi di Natitingou nel nord-ovest del Benin, formatosi presso il Seminario Maggiore di Torino e in contatto costante con le parrocchie torinesi in cui prestò servizio durante gli anni del seminario, in particolare la parrocchia Sant’Anna (quartiere Campidoglio) con cui si sono avviati diversi progetti di solidarietà e fraternità.  

«Ebola Per noi significa terrore, panico e paura continua. In Benin, nelle nostre città, villaggi e comunità le malattie endemiche sono all’ordine del giorno, siamo abituati ad affrontarle, ma la parola ‘ebola’ spaventa, non è come la malaria che chiamiamo ‘petit mal’, anche se ancora molto diffusa e da cui non sempre si guarisce».

«La gente ha paura del contatto fisico – racconta don Servais - a Messa nessuno si scambia più il segno di pace, si fa semplicemente un segno di saluto, si ha paura addirittura di ricevere l’eucaristia, il gesto tradizionale dei quattro baci di benvenuto in segno di accoglienza per il momento è interrotto».

 «Ormai questo terribile morbo è alle nostre porte – sottolinea - è una minaccia costante per il nostro Paese; la nostra preoccupazione maggiore è però constatare che non avremo mai mezzi adeguati per affrontare l’eventuale dilagarsi dell’epidemia. Se si scatenasse anche qui a Natitingou sarebbe una tragedia, ben peggiore delle tante situazioni difficili già affrontate in passato. Ogni tanto – prosegue - ci arriva l’allarme di qualche caso sospetto, che viene isolato e curato, anche se ufficialmente, secondo l'Oms, in Benin non sono stati accertati casi di ebola».

Ecco dunque il motivo della paura, della massima allerta che ha portato la diocesi di Natitingou ad intraprendere una campagna di prevenzione della malattia affiancando in questo modo lo Stato e le organizzazioni sanitarie internazionali.

«Ci rechiamo soprattutto nei villaggi confinanti con la Nigeria – spiega il sacerdote beninese - dove le norme igieniche sono del tutto assenti». Si tratta di villaggi neanche segnati sulle carte geografiche nella zona più povera e arretrata del Benin dove la vita sociale è primordiale. In uno di questi villaggi, a Ntansi, è da qualche mese attivo un pozzo costruito grazie alla solidarietà della parrocchia torinese di Sant’Anna che oggi offre da bere a circa tremila persone della regione di Pam Pam che prima dello scavo bevevano fango. È facile dunque comprendere il timore che l’epidemia, con lo scarso livello di norme igieniche, possa diffondersi repentinamente e raggiungere le città del Paese.

Tutti i diritti riservati

Mondo

archivio notizie

19/10/2017

Cristiani sempre più perseguitati, il rapporto di "Aiuto alla Chiesa che soffre" 2015-2017

«Perseguitati e dimenticati» è il titolo del rapporto «sui cristiani oppressi per la loro fede tra il 2015 e il 2017» di Aiuto alla Chiesa che soffre: sempre peggiore la situazione. Lo studio è frutto di ricerche sul campo in 13 Paesi: Cina, India, Iraq, Pakistan, Siria, Sudan, Turchia, Egitto, Eritrea, Iran, Nigeria, Arabia Saudita e Corea del Nord 

24/03/2017

Nel 2016 uccisi nel mondo 28 missionari

XXV Giornata dei missionari martiri, 24 marzo 2017 - nell'anniversario dell'assassinio di mons. Romero la preghiera per la pace per laici e consacrati ammazzati in terra di missione 

09/02/2017

La svolta autoritaria del "sultano" Erdogan

La complessa situazione dello Stato che unisce il mondo arabo e islamico con l'Occidente

04/01/2017

Congo, la Chiesa strappa l’accordo: elezioni nel 2017

Cosa succede nel cuore dell'Africa