Richiedenti asilo: in aumento chi fugge da Nigeria e Pakistan, perché?

Tra chi sbarca in Italia e inizia la pratica per la richiesta di asilo, Nigeria e Pakistan sono tra le nazionalità più rappresentate, anche perché, di norma, i migranti si muovono verso i Paesi dove già sono presenti reti familiari e amicali

Parole chiave: rifugiati (30), migranti (82), mediterraneo (9), morte (35), aiuti (5)
Richiedenti asilo: in aumento chi fugge da Nigeria e Pakistan, perché?

Al 9 settembre 2016 su 75.681 domande la Nigeria risulta al primo posto con 14.291 richieste, il Pakistan con 10.209. Da cosa fuggono? E cosa succede dopo l'iter di richiesta d'asilo? Perché in Italia i richiedenti asilo sono sempre più nigeriani e pakistani? E cosa succede dopo l’iter di richiesta d’asilo? Sui circa 150mila arrivi previsti quest’anno, la Commissione nazionale per il diritto d’asilo ha reso noto nei giorni scorsi i dati sulle domande esaminate. Da un paio d’anni nigeriani e pakistani sono tra le nazionalità più rappresentate, anche perché, di norma, i migranti si muovono verso i Paesi dove già sono presenti reti familiari e amicali a cui fare riferimento.

Lo stesso giorno di settembre su 75.681 domande la Nigeria risulta al primo posto con 14.291 richieste, poi il Pakistan con 10.209 e a seguire Gambia, Eritrea (in aumento), Costa d’Avorio, Senegal, Mali.Le Commissioni territoriali che ascoltano le storie dei richiedenti asilo hanno esaminato dall’inizio dell’anno 13.555 domande, con una riduzione dei tempi medi della pratica da 250 a 106 giorni.

In realtà dall’arrivo in Italia all’uscita dai percorsi di accoglienza possono passare anche uno o due anni, perché nel frattempo ci sono i dinieghi alle richieste d’asilo (60-62%) e i successivi ricorsi: secondo stime delle associazioni i tassi di accoglimento dei ricorsi sono alti ma non vengono resi noti i dati ufficiali. Quel 40% che non ha ottenuto subito l’asilo o la protezione sussidiaria (per 5 anni) o umanitaria (da 1 a 3 anni) riesce quindi a ricevere in seconda battuta una qualche forma di protezione, in genere umanitaria.

Nonostante ciò diverse migliaia di persone finiscono nell’irregolarità, in situazioni di precarietà abitativa e sfruttamento lavorativo. Con il rischio di essere facili prede di mafie, sfruttamento sessuale, narcotraffico e criminalità. Le cronache recenti hanno dato risalto agli arresti di 44 esponenti della mafia nigeriana che operavano in Piemonte, dedite allo spaccio e alla tratta di esseri umani. Altri episodi di degrado e violenza sono avvenuti nel Cara di Foggia. Molti di coloro che non ottengono nessun titolo di soggiorno provano anche a proseguire il viaggio verso il Nord Europa (i cosiddetti “transitanti”), con le difficili e note situazioni di stallo nelle grandi città (Como, Milano) e alle frontiere (Ventimiglia). Anche se ricevono il foglio di via i rimpatri sono pochi, nell’ordine di poche migliaia. Spesso mancano gli accordi di riammissione con gli Stati di provenienza. Non è il caso della Nigeria, mentre con il Pakistan è in via di ultimazione. Nigeriani: in fuga da violenza, fame e Boko Haram.

I nigeriani che arrivano in Italia sui barconi percorrono la rotta occidentale africana attraverso il deserto e fuggono dalla violenza, dagli attentati terroristici, dalle persecuzioni e dagli scontri tra fondamentalismi islamici di Boko Haram e l’esercito, dall’impoverimento e dalla devastazione dei territori dovuto a uno sfruttamento indiscriminato delle risorse, tra cui petrolio, gas e minerali preziosi. “Un uragano di violenza”, così descrivono in questi giorni la situazione del proprio Paese i vescovi nigeriani, parlando di “un paesaggio di sangue e distruzione”, di “violenza politica, corruzione, rapimenti, rapine a mano armata, omicidi rituali”, con “la popolazione devastata dalla malattia e dalla fame” e un “aumento della violenza da parte di attori statali e non statali”.

Mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, ricorda che “la Nigeria ha avuto 7000 omicidi nel 2015, è uno dei Paesi del mondo con il più alto numero di attentati terroristici”. A proposito della presenza della mafia nigeriana in Italia, spesso a fianco di quelle italiane, fa notare che “non è un fenomeno di oggi, era già una delle più forti”. “A maggior ragione – sottolinea – bisogna rafforzare la protezione delle donne nigeriane: non possono essere tutelate nei centri di accoglienza straordinaria, altrimenti rischiano di finire sulla strada.Questo è l’unico modo per colpire anche le mafie”. Dello stesso parere Gianfranco Schiavone, presidente dell’Associazione studi giuridici immigrazione (Asgi): “I progetti di protezione delle vittime di tratta con l’articolo 18 stanno crollando per mancanza di fondi – denuncia -. E’ possibile che arrivino con i barconi ma lo sfruttamento e le reti criminali non si combattono diniegando l’asilo ma facendo emergere le vittime, che così denunciano gli sfruttatori e permettono alle forze dell’ordine di indagare”. I nigeriani regolarmente residenti in Italia sono oltre 77mila (Istat, 1° gennaio 2016).

Fonte: Sir
Pubblico dominio

Mondo

archivio notizie

19/10/2017

Cristiani sempre più perseguitati, il rapporto di "Aiuto alla Chiesa che soffre" 2015-2017

«Perseguitati e dimenticati» è il titolo del rapporto «sui cristiani oppressi per la loro fede tra il 2015 e il 2017» di Aiuto alla Chiesa che soffre: sempre peggiore la situazione. Lo studio è frutto di ricerche sul campo in 13 Paesi: Cina, India, Iraq, Pakistan, Siria, Sudan, Turchia, Egitto, Eritrea, Iran, Nigeria, Arabia Saudita e Corea del Nord 

24/03/2017

Nel 2016 uccisi nel mondo 28 missionari

XXV Giornata dei missionari martiri, 24 marzo 2017 - nell'anniversario dell'assassinio di mons. Romero la preghiera per la pace per laici e consacrati ammazzati in terra di missione 

09/02/2017

La svolta autoritaria del "sultano" Erdogan

La complessa situazione dello Stato che unisce il mondo arabo e islamico con l'Occidente

04/01/2017

Congo, la Chiesa strappa l’accordo: elezioni nel 2017

Cosa succede nel cuore dell'Africa