Ecuador, volontari di Manta in missione per un natale diverso

Una testimonianza di un gruppo d volontari che raccontano il loro natale diverso e più profondo che stanno vivendo nel paese sudamericano ospiti delle suore di San Giuseppe Cottolengo

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Ecuador, volontari di Manta in missione per un natale diverso

Siamo un gruppo di volontari, Mattia, Daniele e Marco e abbiamo trascorso dal 25 novembre alla fine di dicembre in missione a Manta, Ecuador, dove siamo stati ospitati dalle suore di San Giuseppe Benedetto Cottolengo.

Mattia ha 20 anni, è uno studente, e per lui è la prima esperienza in missione, Daniele invece è la seconda, è un ingegnere ed ha 37 anni; per Marco, che è un assistente sanitario   è la quinta volta che si reca in missione in Ecuador per progetti di cooperazione internazionale con la Regione.

Arrivata alle undici di sera circa, nella casa delle suore in Manta, nel barrio di Santa Martha, uno dei quartieri più poveri della città, siamo subito stati accolti dalle sorelle con un bicchiere di succo di frutta fresca nella casa c’era scritto a caratteri enormi “Bienvenidos”…

Il mattino seguente dopo la colazione ci siamo recati alla Fundacion sanitaria Cottolengo, il luogo dove avremo prestato servizio per i prossimi giorni. Questa fondazione, fondata nel 2012  è una sorta di ospedale e casa di riposo, dove vengono accolti anziani, e malati terminali, ma sono presenti anche giovani ospiti che ha avuto incidenti stradali, o malattie gravi.

Nella fondazione ci sono circa 55 ospiti, che hanno camere in padiglioni differenti, a seconda del loro stato di salute . E’ a disposizione di tutti la fisioterapia e la terapia occupazionale praticata nel salone “multimediale”. I lavoratori invece sono in tutto 33, tra cuochi, medici, infermieri e fisioterapisti,addetti alle pulizie, lavanderia sorveglianza ecc.. Abbiamo creato un sito web per maggiori info   https://sites.google.com/site/missioneecuador/

La cosa che ci ha colpito della struttura, è il modo in cui viene trattata la gente, ed il legame che c’è tra pazienti e personale; è molto differente da un classico ospedale Italiano, sembra di essere in una grande famiglia, sicuramente anche per il numero di pazienti, ma la cura che gli operatori hanno per i malati è un qualcosa di speciale, che viene dal cuore.

Molte volte ci siamo trovati spiazzati quando venivamo a conoscenza del passato dei lavoratori della struttura per esempio, che noi avevamo sempre ritenuto “normale”, e senza storie sconvolgenti; collegamenti che pian piano ritrovi anche nel modo di fare della persona. Le suore non hanno mai pregiudizi nei loro confronti , anzi credono nel loro riscatto.

L’ esperienza senza dubbio ti mette a contatto con un mondo completamente sconosciuto dalle persone che vivono in Paesi sviluppati, ti fa toccare con mano ciò che è strettamente necessario nella vita di un uomo, provare la sensazione che si ha nel non possedere nulla, non avere alcun tipo di sicurezza per il futuro, ma essere comunque felici e positivi in tutto quello che succede.

Quest’ ultima frase, l’ abbiamo ritrovata molto in un ragazzo della fondazione, Danièl: lui ha 33 anni, e qualche anno fa ha avuto un grosso incidente in moto; ha grosse difficoltà a muoversi, camminare e parlare, ma è lucido di testa; ogni giorno noi gli chiedevamo come stava e le sua risposta era sempre: “meglio di ieri”. Questo fa capire la forza delle persone, e il come riescano a ritrovare la vita vera sotto un cumulo di disgrazie. Nell’attività di tutti giorni con i malati , i poveri le famiglie in difficoltà abbiamo veramente sperimento ciò che dice il Papa nell’Evangelii gaudium: “Il vero missionario , che non smette mai di essere discepolo, sa che Gesù cammina con lui,lavora con lui.Sente Gesù vivo insieme con luinel mezzo dell’impegno missionario.”

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