Kenya, a Chaaria per "fasciare le ferite"

La testimonianza di fratel Beppe Gaido, medico dei fratelli del Cottolengo di Torino, a servizio presso l'ospedale nel villaggio di Chaaria a 400 km a nord di Nairobi, segno profondo di provvidenza e misericordia. È uno dei progetti che sostiene la Quaresima di Fraternità 2016 della diocesi di Torino

Parole chiave: Missione (38), ospedale (17), Kenya (11), quaresima (15), fraternità (9)
Kenya, a Chaaria per "fasciare le ferite"

«‘Chaaria’: a volte poetica ed a volte devastante ... ma certamente sempre stupenda, una palestra meravigliosa per mettere alla prova la propria dedizione al servizio e le proprie competenze professionali». Così fratel Beppe Gaido dei fratelli del Cottolengo di Torino, medico, definisce la propria missione che porta avanti nel villaggio di Chaaria, in Kenya, dal 1997. Lì sorge un segno profondo della provvidenza e della misericordia, lo «Chaaria Mission Hospital», fondato e diretto da fratel Gaido, capace di far rifiorire la vita dove sembrano regnare solo morte e disperazione. L’ospedale è uno dei progetti che sostiene la Quaresima di Fraternità 2016 della diocesi di Torino nelle diverse periferie del mondo, in ottica di cooperazione fra «chiese sorelle», per rafforzare quei legami di solidarietà, scambio e condivisione. Sono numerosi i volontari che dall’Italia e da Torino ogni anno prestano servizio, all’interno di un’esperienza missionaria, presso lo Chaaria Hospital.

L’ospedale è parte del «Cottolengo Center», un centro di servizi a sostegno della popolazione locale con una casa di accoglienza per disabili, i «buoni figli», e per orfani nei primi mesi di vita. Chaaria è un piccolo villaggio in una zona rurale e poverissima nel deserto di Gatimbi a 400 km a nord di Nairobi. La vita del villaggio ruota attorno al mercato, luogo di scambi e commercio, e all’agricoltura. La maggior parte della popolazione vive in casette di paglia costruite all’interno del proprio appezzamento di terreno. In questo contesto sorge il centro del Cottolengo, con la chiesa parrocchiale dedicata al santo torinese, punto di riferimento per un’area molto vasta, che si estende su quattro distretti del Kenya (Meru central, Tharaka, Meru North e Isiolo). La gente viaggia dunque in media 6-8 ore per raggiungere il centro, in particolare l’ospedale, l’unico in un territorio vastissimo.

«Quando ti alzi al mattino alle sei, ed i tuoi occhi sono invasi dalla meraviglia dell'alba – racconta fratel Gaido – la giornata certamente ti sorride e ti entusiasma. Un'alba come quella di Chaaria riempie il cuore e ti dà la forza per andare incontro al tuo giorno. Quando poi, quasi a mezzanotte, con il fisico a pezzi cerchi di raggiungere camera tua per trovare un po' di ristoro nel sonno, è ancora il cielo di Chaaria ad aprirti il cuore ed a mozzarti il fiato: a volte è la stellata meravigliosa di una notte senza luna, ed altre volte è la luna piena ad incantarti e ad inchiodarti con il naso in su per vari minuti di contemplazione». L’alba e poche ore della  notte sono gli unici momenti di «tregua» nella giornata di fratel Beppe, occasioni per ripensare alle tante battaglie che affronta quotidianamente, alle sconfitte, ai successi.

«Guardi il cielo ed offri a Dio quei due giovani in condizioni disperate: la sedicenne con il carcinoma del pancreas che continua ad avere ematemesi dopo l'intervento di derivazione biliare e per la quale non sai più cosa fare; il ragazzino con la perforazione intestinale da tifo i cui visceri erano ridotti ad una matassa informe ed arrossata, ‘ce la farà quel poveretto? Sopravviverà?’; il diciottenne che proprio oggi abbiamo operato per una perforazione di ulcera duodenale; i carcinomi del colon inoperabili a cui abbiamo fatto interventi solo palliativi ed a cui non abbiamo ancora trovato il tempo - o forse il coraggio - di dire la verità; poi il bambino denutrito e malato di leucemia; il feto già morto nel ventre materno che abbiamo dovuto estrarre per salvare la vita della mamma». Queste sono «le storie» di Chaaria, la missione quotidiana di fratel Beppe.

«Chaaria così poetica e maestosa nella sua natura rigogliosa, e così esigente, dura ed a volte feroce nel turbinio di problematiche che ti pone davanti ogni giorno». «Ed è qui proprio qui – conclude – che ogni giorno in cui cerco di offrire al Signore ogni mio sforzo, ogni mia vittoria ed anche ogni mia sconfitta potenti mi salgono nel cuore le consolanti parole della Sacra Scrittura: ‘Il Signore risana i cuori affranti e fascia le loro ferite’».

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