Il pericolo fondamentalista nel cuore del Continente

Una analisi di un esperto conoscitore del mondo africano 

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Il pericolo fondamentalista nel cuore del Continente

L’integralismo islamico compare a Sud del Sahara nel 1998, quando Al Qaeda di Osama bin Laden rivendica gli attentati alle ambasciate Usa di Nairobi (Kenya) e Dar-es-Salaam (Tanzania) del 7 agosto. I morti sono 233 e i feriti 4.000. Nel 2006 i miliziani di Al Shabaab conquistano parte della Somalia e impongono una lettura integralista del Corano. Nell’agosto 2011 un attentato alla sede Onu di Abuja, capitale della Nigeria porta sulla ribalta il movimento Boko Haram, nato nove anni prima. Nello stesso periodo, dopo il crollo di Gheddafi in Libia, i gruppi armati del Sahel (Mauritania, Mali, Niger, Sud Algeria) si rinforzano. Un anno dopo inizia la guerra nel Nord del Mali che continua ancora oggi. Fenomeni con origini e storie diverse, ideologie simili, che si intrecciano in un turbine di alleanze e tradimenti. Le zone geografiche sono tre: Corno d’Africa, Sahel e Nigeria Nord orientale.

 

Corno d’Africa

 

Dal caos Somalia e la sconfitta delle Corti islamiche nel 2006 a opera delle truppe etiopi finanziate dagli Usa, emergono i miliziani di Al Shabaab. Sono giovani cresciuti nella guerra, non necessariamente fondamentalisti, ma abbracciano il radicalismo islamico. Si impossessano dell’città somale del Centro e del Sud, controllando territori e imponendo la sharia. Ben presto si alleano ad Al Qaeda, di cui condividono la lettura jihadistica dell’islam di matrice wahabita e salafita. Una nuova offensiva di truppe etiopi e kenyane con il contingente Amisom (missione dell’Unione Africana in Somalia) caccia gli Al Shabaab da Mogadisio e altre città a metà del 2011. I miliziani, che operano in molteplici gruppi, si ritirarono nelle zone rurali, ma sono presenti anche nei campi profughi a Nord del Kenya. Portano avanti la guerra locale contro l’invasione della Somalia, ma anche quella globale contro l’Occidente. La tecnica è quella delle autobombe che fanno breccia a miliziani armati. Gli assalti più famosi sono nel settembre 2013 al centro commerciale a Westgate, Nairobi, dove muoiono  67 persone e all’università di Garissa (Nord Kenya), 2 aprile 2015, con 150 vittime. In territorio kenyano, solo nel 2014, Al Shabaab ha fatto 200 morti.

Il più recente dei ripetuti attacchi in Somalia è l’assalto all’hotel Sahafi di Mogasicio con 12 morti il primo novembre. Voci darebbero gli Al Shabaab in procinto di lasciare Al Qaeda per allearsi con lo Stato islamico.

 

Sahel

 

Nell’Azawad, regione a Nord del Mali (due terzi del territorio) sono presenti da tempo diversi gruppi armati.

Il Movimento di liberazione dell’Azawad (Mnla) raggruppa tuareg laici, che vogliono la secessione della regione. Il potente gruppo Ansar Dine, al comando dello storico leader Iyad Ag Ghali, ha invece un approccio jihadistico. Ci sono poi i salafiti algerini, che dopo aver insanguinato il proprio paese negli anni Novanta, organizzano gruppi armati che si finanziano con il contrabbando di sigarette, cocaina, armi e rapimenti. Mokhtar Belmokhtar è un potente ex capo del Gia (Gruppi islamici armati) e fonda nel 2003 il Gspc (Gruppi salafiti per la predicazione e il combattimento), installandosi nella regione di Timbuctu. Nel 2007 proclamerà la sua adesione ad Al Qaeda, co-fondando Aqmi (Al Qaeda nel Maghreb islamico) dalla quale si dissocerà, per entrarvi in conflitto nel settembre 2012. Un altro gruppo importante è il Mujao (Movimento per l’unità del jihad in Africa dell’Ovest), basato più a Est, a Gao. È responsabile del rapimento di Rossella Urru.

La disfatta di Gheddafi nel 2011 libera una grande quantità di miliziani tuareg e arabi che hanno combattuto nei sui corpi speciali. Tornano nel Sahara del Sud tra Niger, Mali e Algeria. Portano in dote molti armamenti, anche pesanti, in parte sottratti alla Nato.

Nel 2012, i diversi gruppi temporaneamente alleati, sconfiggono l’esercito maliano  e proclamano l’indipendenza dell’Azawad, dove applicano in modo bieco la sharia. Puntano addirittura alla capitale Bamako, ma la Francia interviene militarmente (gennaio 2013), respingendoli e riconquistando le città del Nord. Da allora le forze speciali francesi, insieme ai contingenti africani delle Nazioni unite (Minusma) restano nel paese, presidiando le città del Nord. I gruppi armati tuareg e jihadisti si rifugiano nel deserto e sulle montagne. Belmkhtar fonda Al Murabitun a metà 2013 e compie attentati in Algeria (raffineria di In Amenas) e Niger fino all’ultimo, rivendicato anche da Ansar Dine, al Radisson Blu di Bamako, il 20 novembre. Voci dell’adesione di Belmokhtar a Daesh sono state, per ora, smentite dall’interessato.

 

Nigeria e area lago Ciad

 

Boko Haram, o «l’insegnamento occidentale è proibito», nasce come setta islamica, intorno al 2002 nello stato di Borno, Nord Est della Nigeria, tra i più poveri della federazione. Il movimento vuole l’applicazione della sharia nel codice penale (in 12 stati della Nigeria fa già parte del codice civile) e lotta contro la corruzione dilagante nelle istituzioni islamiche. Inizialmente non prevede una guerra ai cristiani. Nel 2009 l’esercito federale attua una violenta repressione della setta, ne cattura la guida spirituale Mohammed Yusuf, che viene giustiziato senza processo. I capi di Boko Haram fuggono in esilio e vengono a contatto con il movimento Al Qaeda internazionale. Tornati in patria impostato una guerra di tipo wahabita, orientata a cacciare gli infedeli. Nel 2010 iniziano gli attentati a chiese e moschee in tutto il paese. I metodi cambiano: alla guerriglia si sostituiscono attentati suicidi e rapimenti di massa. Ci sono contatti con Aqmi e Al Shabaab, ma Boko Haram resta di fatto autonomo. La setta inizia ad agire anche nel vicino Camerun con rapimenti di occidentali e in Ciad. A febbraio 2015 la guerra si sposta anche in Niger, quando i miliziani attaccano Diffa, città nell’estremo Sud Est. Gli eserciti di Nigeria, Camerun e Niger costituiscono una coalizione militare per combattere i terroristi. È ormai una guerra tra eserciti sul terreno e attacchi aerei.

Boko Haram fa proseliti anche tra i giovani nigerini e si infiltra nella vita sociale del poverissimo Niger, che invia truppe verso il lago Ciad al confine quadruplo con gli altri tre paesi. Nel marzo di quest’anno Boko Haram annuncia fedeltà allo Stato islamico. Continuano senza sosta gli attentati kamikaze nei quali giovani donne o ragazzine, si fanno esplodere causando decine di vittime.

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