Giovani, il Benin chiama, Sant'Anna risponde

Avviato un gemellaggio tra i giovani delle parrocchie Sainte Michelle di Natitingou in Benin e Sant'Anna di Torino, che come comunità ha realizzato una biblioteca nella città beninese in memoria del compinanto parroco don Vacha. Lunedì 11 aprile un incontro in video-conferenza.

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Giovani, il Benin chiama, Sant'Anna risponde

Lunedì 11 aprile i giovani della parrocchia torinese di Sant’Anna si sono ritrovati per il consueto incontro dei gruppi in Benin! Sì, una serata in video conferenza in dialogo con i coetanei della parrocchia Sainte Michelle nella diocesi di Natitingou a nord ovest del Benin dove la comunità torinese, grazie a progetti di solidarietà e fraternità, ha realizzato una biblioteca, inaugurata lo scorso 3 gennaio alla presenza di una delegazione di torinesi. L’incontro fra i due gruppi di giovani, a 5 mila chilometri di distanza, uniti attraverso uno schermo in un'unica sala, è avvenuto nel giorno dell’anniversario della morte di don Gian Carlo Vacha, già parroco di Sant’Anna, a cui la biblioteca è stata intitolata.

In Benin opera don Servais Yantoukoua N’Tia, che prestò servizio a Sant’Anna come seminarista e si formò presso il Seminario Maggiore di Torino.

I progetti avviati già nel 2012 nel campo della scolarizzazione, salute e accoglienza, hanno lo scopo principale di favorire i legami di scambio e condivisione tra le due «comunità sorelle», in particolare fra giovani che in luoghi del mondo completamente diversi con ognuno le proprie difficoltà cercano di vivere da cristiani la propria vita.

Ad unirli la preghiera comune, guidata da don Servais in francese e in italiano «Je vous salue, Marie», «Ave Maria» e poi i canti che i ragazzi hanno condiviso ognuno nelle proprie tradizioni. Il ritmo della danza di lode africana entra in quello degli italiani, così si balla insieme azzerando i chilometri di distanza, mettendo insieme ciò che unisce: l’aspetto gioioso e vivace della fede, la gioia di essere giovani cristiani e credenti. Si è parlato di come si sta vivendo l’Anno della Misericordia nelle rispettive diocesi, dell’impulso di Papa Francesco nella Chiesa, delle attività che ognuno porta avanti in parrocchia.

I giovani del Benin hanno ringraziato i coetanei torinesi per il dono prezioso della biblioteca. Un modo che ha aiutato entrambi a comprendere l’importanza dell’istruzione per costruire il proprio futuro. Un diritto «scontato» per i ragazzi italiani, non così facile da conquistare in Benin.

«La scuola è l’avvenire dell’Africa» – è il motto della Chiesa locale impegnata da alcuni anni sul fronte della scolarizzazione. Il progetto della biblioteca, l’unica della città di Natitingou, va in questa direzione. La scuola – aveva affermato mons. Pascal N’Koue, Arcivescovo di Parakou in un’intervista alla Voce del Popolo lo scorso gennaio –offre orizzonti necessari per la crescita sociale del Paese. È fondamentale puntare sulla formazione in modo che i ragazzi e i giovani non emigrino ma rimangano qui a costruire il proprio futuro e quello del Paese».

La scuola pubblica è inefficiente in Benin, le classi sono composte fino a cento alunni. Le scuole cattoliche offrono dunque una qualità nell’apprendimento.

L’istruzione  – afferma don Servais – è l’unica ‘arma’ di crescita sociale, l’unica speranza che i giovani hanno per costruirsi un futuro nel proprio Paese, per evitare l’alternativa dell’emigrazione in Nigeria dove i ragazzi vengono sfruttati e sottopagati».

La  formazione scolastica gioca un ruolo essenziale anche per la lotta alle credenze legate alle religioni tradizionali, verso cui la Chiesa beninese è in prima linea, come quella dei «bambini stregone», considerati di cattivo auspicio perché nati podalici, dunque abbandonati o uccisi alla nascita.

Nella biblioteca sono presenti tutti i libri di testo adottati nelle scuole che i bambini e ragazzi non possono permettersi. Si trovano poi vocabolari, enciclopedie ed inoltre sussidi per le attività catechetiche e pastorali. Ed ecco dunque la proposta di un gemellaggio inedito fra i due gruppi che continuerò attraverso la creazione di un gruppo Facebook dovei ragazzi possono scriversi raccontare la propria vita, confrontarsi e camminare insieme.

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