Dal Niger al Medio Oriente, il martirio cristiano prosegue nell'indifferenza

Quello che temevano i missionari, i vescovi e i cattolici nei Paesi musulmani si è puntualmente verificato per l’insipienza e l’arroganza dell’Occidente, specie di coloro che con le loro scelte pseudo-libertarie continuano a dileggiare la religione musulmana. La denuncia del Papa

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Dal Niger al Medio Oriente, il martirio cristiano prosegue nell'indifferenza

«Sono state fatte brutalità verso i cristiani, i bambini e le chiese» denuncia Papa Francesco: «Invochiamo dal Signore il dono della riconciliazione e della pace, perché mai il sentimento religioso diventi occasione di violenza, di sopraffazione e di distruzione. Non si può fare la guerra in nome di Dio!».

Appena tornato dal viaggio in Sri Lanka e Filippine, Papa Bergoglio esprime la sua vicinanza ai cristiani del Niger, colpiti dalle violenze compiute dagli estremisti islamici che protestavano contro le nuove vignette su Maometto pubblicate dal giornale satirico francese «Charlie Hebdo». Fossero anche 100 milioni i francesi che manifestano per la (sacrosanta) libertà di opinione, di stampa e di espressione, resta il fatto nessuno ha il diritto di ridicolizzare o sbeffeggiare Allah e Maometto, Gesù o la Madonna, Buddha o il Dalai Lama. 

Papa Francesco ricorda i temi trattati nel secondo viaggio in Asia: le persecuzioni dei cristiani, la libertà religiosa, la riconciliazione. Invita i pellegrini di lingua araba a rivolgere il pensiero a tutti i cristiani perseguitati nel mondo, a pregare per le vittime delle manifestazioni nell’«amato Niger», sfociate in inspiegabile violenza anticristiana: «Auspico che quanto prima si possa ristabilire un clima di rispetto reciproco e di pacifica convivenza per il bene di tutti».

Dopo una settimana di sanguinosi attacchi degli islamici, il bilancio è terribile: 10 morti, decine di feriti, 45 chiese letteralmente distrutte. Mons. Michel Cartatéguy, arcivescovo di Niamey, la capitale del Paese africano, ai microfoni di «Radio Vaticana», dice: «Siamo sotto shock. Tutte le nostre chiese sono state completamente saccheggiate e profanate. Tutto è bruciato. Forse ci stiamo accingendo a vivere l’agonia di Gesù sulla nostra carne. Ma abbiamo avuto forti testimonianze di solidarietà da parte della comunità musulmana moderata».

Padre Giulio Albanese, missionario comboniano, direttore delle riviste delle Pontificie Opere Missionarie, sostiene: «Credo che il ruolo delle Chiese cristiane sia fondamentale. Si tratta di comprendere con il cuore e con la mente che il dialogo e la moderazione sono fondamentali, anche perché lo scontro delle civiltà e tra le religioni porta inevitabilmente morte e distruzione. Bisogna evitare di gettare benzina sul fuoco. Solo il dialogo riesce a far germinare semi di speranza che, in una maniera o nell’altra, sono presenti nel tessuto del popolo nigerino».

Il 2014 è stato un «annus horribilis». Lo conferma l’ong protestante «Portes Ouvertes France» che dal 1997 pubblica un «Indice mondiale della persecuzione dei cristiani». I cristiani assassinati per la loro fede nel mondo furono 1.201 nel 2012, 2.123 nel 2013, 4.344 nel 2014. La peggiore mattanza è perpetrata dal Califfato o Stato Islamico in Iraq e Siria e dai terroristi di Boko Haram in Africa. IN un biennio il numero dei cristiani uccisi è quadruplicato. L'«Indice» recensisce 50 Paesi in cui i cristiani sono perseguitati, dalla «persecuzione totale» alle «persecuzioni gravi». In tre Paesi la persecuzione «è assoluta»: Corea del Nord, Somalia, Iraq. Molto forte è in Siria, Afghanistan, Sudan, Iran, Pakistan, Eritrea, Nigeria, Maldive, Arabia Saudita, Libia, Yemen e Territori palestinesi. Tra i Paesi violenti ci sono anche Brunei, India, Egitto, Cina, Etiopia, Tanzania, Myanmar.
La conferma della lista dell’orrore, dove i cristiani vengono oppressi, uccisi, cacciati. viene della «World Watch List 2015», pubblicata dall’ong americana protestante «Open Doors», che prende in esame il periodo 1° novembre 2013-31 ottobre 2014: in  Siria e Iraq spadroneggiano i tagliagole del Califfato; mano libera ai massacratori di Boko Haram. Fra i 50 Paesi ci sono per la prima volta Messico, Turchia, Azerbaijan. L’Africa registra la più rapida crescita di persecuzione mentre in Medio Oriente continua l’esodo biblico dei cristiani che fuggono davanti alle nere bandiere del Califfato.

Secondo «Open Doors» se «il 2014 sarà ricordato nella storia per aver avuto il più alto livello di persecuzione dei cristiani nell’era moderna, il peggio deve ancora venire». Il Paese peggiore è la Corea del Nord dove il livello di rispetto dei diritti umani è praticamente pari a zero e dove una feroce dittatura tiene in prigione 50-70mila cristiani.

Secondo le agenzie internazionali i cristiani torturati, stuprati e imprigionati sono 100 milioni. Ma studiosi francesi guidati dal giornalista Samuel Lieven, nel «Libro nero della condizione dei cristiani nel mondo» - appena pubblicato in Italia da Mondadori - scrivono che la cifra reale è di 150 milioni e che l’80 per cento delle persecuzioni religiose è contro i cristiani. Secondo il «Center for the Study of Global Christianity» ogni anno vengono uccisi 100 mila cristiani, 5 al minuto. «Open Doors» aggiunge che in 40 dei 50 Paesi presi in esame, la fonte primaria di persecuzione è il fondamentalismo islamico.

In Iraq più del 70 per cento dei cristiani in 10 anni è fuggito. In Siria 700 mila cristiani dal 2011 sono stati costretti ad abbandonare le loro case. In Pakistan e Afghanistan la «caccia al cristiano» peggiora sempre più. Il massacro dei cristiani è  diventato una normalità e un’abitudine, che non fa notizia né sui quotidiani, né nei radiogiornali e telegiornali e né sui siti. In Libia una coppia di medici cristiani-copti è stata ammazzata in casa a Sirte e tre giorni dopo è stato ritrovato il corpo senza vita della figlia che gli integralisti avevano rapito e le autorità dicono che «il crimine è stato scatenato da motivazioni religiose». I miliziani islamisti Shabaab hanno attaccato vicino Mandera in Kenya, al confine con la Somalia, e hanno ammazzato 37 cristiani. In Pakistan una folla inferocita di musulmani ha circondato due cristiani, Shahzad Masih di 26 anni e la moglie Shama di 24 anni e li ha gettati vivi nella fornace usata per cuocere i mattoni: sono stati falsamente accusati di blasfemia, cioè di aver dato alle fiamme pagine del Corano; la signora era incinta del quarto figlio. In Iraq il Califfato ha torturato e ammazzarlo Salem Matti Kourki, un cristiano che si era rifiutato di convertirsi all’Islam.

Mondo

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