Una vecchia "quercia" piemontese
Filiberto Martinetto, l’imprenditore tessile che in rappresentanza degli industriali ha parlato a papa Francesco, raccontato da un giornalista e amico. Un’aria di casa comune e antica
Filiberto Martinetto ha 81 anni, e domenica mattina 21 giugno è saltato fuori da tutti i maxischermi e da tutte le tivù quando si è avvicinato al microfono per salutare in Piazzetta Reale, primo fra tutti, papa Bergoglio, appena sceso dall’auto nel primo atto della sua visita a Torino. «Mi chiamo Filiberto…». Confesso che ho avuto un sussulto di sorpresa: è il Filiberto Martinetto con cui ho camminato per le strade di Ciriè, Caselle o Mathi, ma anche per le avenidas di Buenos Aires? Filiberto che, sempre in compagnia della signora Franca, ha condiviso tante volte la tavolata generosa e ospitale dell’altro Martinetto omonimo, l’indimenticabile Giorgio, che ora non è più fra noi ma che sono certo sottoscriverebbe quanto sto per scrivere delle emozioni suscitate dalla giornata piemontese di papa Bergoglio.
Filiberto è stato chiamato a parlare come imprenditore tessile, prima di una ex cassintegrata e di un agricoltore, e ha raccontato al Papa le difficoltà e le speranze del suo lavoro. Ne avrebbe avute di cose da raccontare, Filiberto: quando quattro anni fa, di questi tempi, ha festeggiato i cinquant’anni della sua impresa tessile nata sotto una tettoia, con un telaio comprato d’occasione, ha tenuto banco per ore nella festicciola, neanche tanto piccola, che si è tenuta alla Filmar, contrazione che sta per «Filiberto Martinetto», la capofila delle piccole imprese che sorge a due passi dall’aeroporto di Caselle. «Abbiamo duecento persone che lavorano nelle nostre aziende, alle quali tutti i giorni va garantito lavoro e stipendio».
Di comune con il Papa, Filiberto ha gli studi tecnici: Bergoglio, prima della teologia, si è diplomato perito chimico, nel quartiere di Flores a Buenos Aires; e Filiberto a tredici anni ha cominciato a lavorare in una fabbrica tessile studiando di sera da perito fino al 1961, appunto, quando ha comprato un telaio di seconda mano e ha iniziato la grande avventura, insieme sempre alla signora Franca e alle tre figlie che lavorano con lui, e ai cinque nipoti, qualcuno dei quali seguirà la sua strada.
leggi l'articolo completo su il nostro tempo di domenica 28 giugno
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