Un Presidente per dare fiducia alla politica

Il racconto di un parlamentare, elettore del neo capo dello Stato italiano

Parole chiave: mattarella (12), italia (221), presidente (12), politica (133), governo (25), democrazia (17)
Un Presidente per dare fiducia alla politica

Con quasi due terzi dei votanti Sergio Mattarella è presidente della Repubblica. La prima dichiarazione dà la misura dell'uomo e dello stile con cui svolgerà il suo ruolo: "Il pensiero va soprattutto e anzitutto alle difficoltà e alle speranze dei nostri concittadini". Poche parole, essenziali che dicono la vicinanza, l'ascolto delle persone proprio di un politico credente che da una fede vissuta ricava lo stile con cui costruire "laicamente", accanto e insieme ad altri che esprimono culture diverse, il bene comune. È la condizione di un cattolicesimo democratico messo in sordina in anni recenti e di cui Mattarella è espressione; un cattolicesimo che è espresso dalla lezione conciliare oggi riproposta da Papa Francesco e di cui Mattarella, in un video intervista fatto nel 2000 in occasione dei 100 anni degli studenti di Ac, dice di aver appreso il senso pieno dell’universalità della Chiesa e la dimensione profetica della fede. Il modo con cui l'elezione è avvenuta rappresenta senz'altro un successo politico dell'attuale segretario del Pd nonché presidente del Consiglio. Il voto per Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica è risultato superiore alle aspettative, con una convergenza molto larga, al di là del Pd e delle forze che si erano espresse a favore. Fatto che potrebbe favorire un salto di qualità politico". Osservazione da verificare, anche a breve, ma che intanto fa ben sperare.  Un’elezione che ha ricompattato le varie componenti del partito democratico, che ha posto interrogativi che attendono chiarificazioni alle formazioni di Centro destra e che può costituire un buon segnale per la durata della legislatura e per il cammino delle riforme.

Queste ultime potrebbero trovare nella competenza, nel senso delle istituzioni e nell'equilibrio del nuovo capo dello stato un "punto saldo di riferimento molto alto per le riforme anche della Costituzione, in coerenza con la Carta", come ha affermato l'ex presidente Giorgio Napolitano.  La transizione non è finita e chiede alla politica di interpretare pienamente il suo ruolo. E i leader dei partiti hanno oggi una grande responsabilità nel disegnare il futuro, e questo può avvenire anche affrontando le tensioni e i quesiti che il modo in cui si è arrivati alla elezione lascia sul tappeto. A partire dal Centro destra, la cui crisi è acuta, passando per i chiarimenti necessari nel Movimento 5stelle che deve scegliere tra partecipazione e irrilevanza, fino alla Lega che si candida a raccogliere la protesta estrema. Il problema riguarda anche il Pd, dove la ritrovata unità potrebbe essere coltivata nel dialogo interno, nella valorizzazione delle diverse culture ed opinioni. Ciò che andrà evitato, anche e nonostante la capacità dimostrata dal segretario dei democratici nel raggiungere questo risultato, è il rischio del partito personale. Ne stiamo uscendo dopo anni di contorsioni e non dovremmo ripetere specularmente quel modello. Certo, questo chiede uno sforzo urgente di rinnovamento della forma partito (così come del sindacato ) capace di misurarsi con i grandi cambiamenti. Anche qui sta l’opportunità di un ritorno della politica dopo anni di eccezionalità istituzionali. In queste giornate si può cogliere un buon auspicio: il ritorno, qualcuno parla di riscatto, della politica, del suo primato, della sua capacità di discernere, decidere, orientare scelte.

L'arrivo al colle di Mattarella ha, in definitiva, il sapore della buona politica. E la dimostrazione che nei decenni che abbiamo alle spalle non tutto è da buttare ma che, nelle difficoltà di quegli anni, più di una generazione si è formata ed oggi rappresenta una utile riserva per la Repubblica. Donne e uomini formatisi in una politica fatta anche di forti idealità, spesso provenienti dall'associazionismo cattolico (il nuovo presidente è stato responsabile regionale degli studenti dell'Azione cattolica nei primi anni sessanta). Si è parlato di un ritorno della Dc, potrei esserne soddisfatto venendo da quel filone culturale, ma preferisco sottolineare come si tratti di buona politica, di capacità - che la biografia di Mattarella dimostra - di coerenza, di fermezza, di senso delle istituzioni. E non è poco. Accanto ad una politica fatta più di comunicazione e  spettacolo, di toni forti e rumorosi, la figura del nuovo presidente ci richiama virtù antiche e sempre necessarie di probità, di serietà, di azioni compiute nell'ambito delle proprie funzioni istituzionali senza esorbitare, senza inutili concessioni al presenzialismo mediatico. Non è poco. E non è detto che i cittadini italiani, che certo hanno voglia di serietà, non trovino in questo nuovo presidente una figura che ispira fiducia e che, anche per questo, contribuisca a ridare fiducia alle istituzioni e alla politica.

* Deputato del Partito Democratico

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