Terremoto: c'è una vittima «torinese»

Maria Tomei fu educatrice negli anni '90 nel Centro di prima accoglienza del carcere minorile torinese Ferrante Aporti - Era in vacanza con la famiglia ad Amatrice: è morta sotto le macerie con il marito Carlo e la figlioletta Angelica di soli 8 anni. Il ricordo nella Messa con i giovani detenuti del «Ferrante» 

Terremoto: c'è una vittima «torinese»

C’è una vittima legata a Torino tra i morti del sisma che ha funestato questo scorcio di fine estate: Maria Tomei, apprezzata educatrice negli anni ’90 del Centro di Prima Accoglienza (Cpa) del carcere minorile Ferrante Aporti, è morta ad Amatrice nella notte del 24 agosto insieme al marito Carlo Chiodi e alla loro figlia Angelica, in seguito al crollo della casa dei famigliari dove erano in vacanza.

Maria si era trasferita nel 2000 al Cpa del carcere di Roma dove viveva con il marito Carlo, maresciallo dell’esercito che l’anno scorso era stato mandato in missione umanitaria in Libano, e la piccola Angelica (nella foto). La bimba, di soli 8 anni, come ha precisato durante i funerali il parroco di Santa Maria Regina Mundi nella zona di Torre Spaccata, frequentava la catechesi in preparazione alla prima Comunione e i lupetti del Gruppo Scout Agesci Roma 88. Una famiglia distrutta come tante in questi giorni che è stata ricordata al Ferrante Aporti dove ha lavorato Maria, nella mattinata di domenica 29 agosto, durante la Messa con i giovani detenuti, il personale del carcere e i volontari che curano l’animazione delle liturgie al carcere minorile. Sono in tanti i giovani, cristiani e musulmani, che domenica sono scesi dalle loro celle nella cappella del carcere, dove l’Arcivescovo ha aperto una delle quattro Porte Sante della diocesi. Non accade tutte le domeniche.

Il cappellano don Domenico Ricca, salesiano, all’inizio della Messa ha invitato i ragazzi, ciascuno nella propria religione, a pregare Dio per le vittime del terremoto e in particolare per Maria che si è dedicata con passione a tanti loro coetanei che hanno vissuto nel carcere minorile torinese. C’è un raccoglimento speciale durante la Messa, i ragazzi sono molto colpiti dalla vicenda di Maria del marito e della piccola Angelica; uno di loro al termine, confida a un volontario: «Come vorrei essere fuori per andare a dare una mano a scavare…».

«Dio dov’è? Ci chiediamo in questi giorni guardando le scene di devastazione dei paesi terremotati - ha detto don Ricca durante l’omelia – invece chiediamoci dov’è l’uomo: l’uomo è nei volontari che danno una mano a chi sta soffrendo. Quanti di noi vorrebbero essere là in questo momento a scavare, ad asciugare le lacrime… Noi oggi qui in carcere possiamo fare qualcosa, pregare per chi è morto e per chi è sopravvissuto e ha perso tutto, ringraziare il Signore per la nostra vita anche se siamo qui dentro».   

Altre volte don Domenico, che tutti qui chiamano «Mecu», ha dovuto richiamare l’attenzione dei ragazzi durante la Messa: oggi tutti sono attenti, c’è chi prega, chi sta in silenzio, nessuna chiacchiera o risata soffocata. «Anche i ragazzi del carcere dimostrano sensibilità e partecipazione quando si chiede loro di pregare per chi ci ha lasciati e che come Maria è del ‘loro mondo’ – spiega don Domenico – farli partecipi di ciò che succede fuori suscita in loro emozioni per noi educatori sempre interessanti da decifrare. Di fronte alla sofferenza che vediamo in questi giorni la domanda ‘Dio dov'è’ tocca il cuore di ogni uomo: così come ho colto negli occhi del ragazzino musulmano che avevo davanti in cappella uno sguardo che mi ha trasmesso una profonda corrispondenza con quanto stavo dicendo nell’omelia. Siamo certi che dal Ferrante Maria, Claudio e Angelica non verranno dimenticati».

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