Sergio Mattarella, le congratulazioni della Chiesa Italiana

Le radici e la formazione nell'ambito del mondo cattolico del neo capo dello Stato 

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Sergio Mattarella, le congratulazioni della Chiesa Italiana

Con sorprendente tempestività la presidenza della Conferenza episcopale italiana «nel salutare rispettosamente e con viva soddisfazione l’elezione di Sergio Mattarella, nel quale il Parlamento ha riscontrato le necessarie caratteristiche di “dignità riconosciuta e operosità provata”», esprime l'augurio che «il suo alto servizio aiuti efficacemente il Paese a ritrovare la via di uno sviluppo integrale, assicurando la preghiera» della Chiesa italiana. «Possa il nuovo presidente sostenere la fiducia e le attese di quanti ogni giorno si impegnano per una società più giusta e più umana».

Sono le 13,06 di sabato 31 gennaio 2015, memoria liturgica di San Giovanni Bosco, quando il «Sir», agenzia di stampa dell’episcopato, «batte» il testo del messaggio dei vescovi che si conclude con la conferma della «più leale collaborazione per la promozione dell'uomo e per il bene del Paese». A Montecitorio è ancora in corso lo spoglio dei voti, ma intorno alle 13 raggiunge il quorum dei 506 voti e la Cei non aspetta i risultati ufficiali alle 13,35 per mandare il messaggio.

Segno evidente di un alto gradimento dei vescovi perché l’eletto è un cattolico democratico convinto, un uomo dalla schiena dritta, un politico-giurista serio e riservato, e perché realizza quella «dignità riconosciuta e operosità provata» che si era augurato il presidente Cei cardinale Angelo Bagnasco nella prolusione alla sessione invernale del Consiglio permanente del 26 gennaio.

Chi ha atteso le 13,35 per mandare il messaggio di Papa Francesco è la Santa Sede. Rivolgendo «deferenti espressioni augurali» il Pontefice auspica che «possa esercitare il suo alto compito specialmente al servizio dell’unità e della concordia del Paese» e invoca «la costante assistenza divina per una illuminata azione di promozione del bene comune nel solco degli autentici valori umani e spirituali del popolo italiano». Da notare la concordante sottolineatura del Papa e della Cei del «bene comune del Paese e dei valori del popolo italiano».

Il segretario generale Cei mons. Nunzio Galantino precisa: «Al nuovo presidente chiederei che tutte le volte in cui il governo, i politici, gli amministratori distanziano l’orecchio e il cuore dai veri bisogni della Nazione e delle persone, tutte le volte che noi stessi ci lasciamo trascinare dalla teatralità di certi interventi, richiami tutti all’essenziale della Costituzione e della centralità della persona».

Molto tempestiva anche l’Azione Cattolica che «saluta con gioia e fiducia l’elezione di Sergio Mattarella, particolarmente caro in virtù della sua lunga militanza in Azione Cattolica, dell’affetto e della gratitudine con cui ha sempre guardato all’associazione». Sottolinea che «nella vita personale - segnata dal martirio del fratello Piersanti per mano della mafia - e nell’impegno politico ha dimostrato serietà, competenza e integrità morale. La lunga esperienza a servizio delle istituzioni garantisce che saprà interpretare con imparzialità e correttezza il ruolo di garante della Costituzione, degli alti valori e del complesso di diritti e doveri». L’AC parla di «scelta felice», di «uomo del dialogo ma non del compromesso al ribasso, sempre protagonista di un’azione politica intesa come servizio alla costruzione del bene comune»; auspica una «convergenza cooperativa sui valori di fondo» e che «da presidente di tutti gli italiani, saprà esercitare la necessaria azione di garanzia e di stimolo presso Governo e Parlamento: occorre dare risposte alle vecchie e nuove povertà messe in luce dalla crisi economica, e intraprendere quel rinnovamento morale - tante volte invocato dal presidente uscente Giorgio Napolitano - che è strada irrinunciabile per risanare il rapporto tra cittadini e istituzioni, e per garantire l’unità, la pace, la vitalità sociale, economica e culturale della nostra Italia».

Sergio Mattarella, nato a Castellammare del Golfo (Trapani) nel 1941, negli anni 1960-1964 militò nel Movimento studenti dell’Azione Cattolica e fu responsabile del Msac di Roma e del Lazio. Nel 2010, in occasione del centenario, disse: «L’esperienza di quell’impegno, e soprattutto i riferimenti di valore su cui si fondava e quel che ho ricevuto per alimentarlo, hanno disegnato il mio senso della vita e la mia fisionomia come persona. Non si tratta, quindi, di ricordi: il contenuto essenziale di quel periodo, straordinario ed entusiasmante, è per me, per la mia vita, pienamente attuale».

La segreteria nazionale del Movimento studenti aggiunge: «In questo tempo di forti tensioni, di scontri spesso oltre i limiti del rispetto, vediamo in Mattarella un uomo capace di dialogo, una figura che sa unire e non dividere. È lo stile dell’incontro che Mattarella ha formato in sé anche grazie all’esperienza del Msac. Noi giovani cerchiamo nelle istituzioni dei punti di riferimento coerenti e credibili. Per questo leggiamo con speranza le parole che Sergio Mattarella scriveva in ricordo del fratello Piersanti, anche lui già msacchino, barbaramente ucciso dalla mafia: “Avvertiva fortemente il senso della dignità propria e di quella del ruolo che rivestiva; si rifiutava di piegarsi alla prepotenza, alla sopraffazione della mafia o alla minaccia della violenza”».

Tempestiva anche Gianni Bottalico, presidente nazionale delle Acli: «Una personalità come quella di Mattarella, per la sua formazione e per il lungo servizio nelle istituzioni, rappresenta per il Paese una garanzia che la prosecuzione del percorso delle riforme avvenga nel pieno rispetto del quadro inderogabile dei diritti e delle garanzie delineati dalla Costituzione. Le Acli condividono con il nuovo capo dello Stato la medesima cultura politica del cattolicesimo democratico e politico, del popolarismo in particolare, che nella persona di Mattarella continua a offrire preziose energie per la vita della democrazia. Temi come dignità del lavoro, contrasto alla povertà, impegno per la riduzione delle disuguaglianze, legalità, pace e ripudio della guerra costituiscono parole irrinunciabili. Siamo certi che saranno anche quelle che più caratterizzeranno questo nuovo settennato al Quirinale».

Beppe Elia, presidente del Movimento ecclesiale di impegno culturale (Meic), spiega al «Sir»: «Di lui conosciamo la competenza, mai ostentata, il senso del servizio a questo Paese e alle sue istituzioni, la misura dei gesti, la mitezza delle parole: saprà svolgere il nuovo impegnativo compito con la dedizione, il rigore, l’imparzialità che gli sono riconosciute; siamo certi che la Costituzione è in mani sicure».

Chi offre un’interpretazione interessante è il prof. Andrea Riccardi: «Ritorno alla Prima Repubblica? Assolutamente no. L’elezione segna la chiusura del ciclo della Seconda Repubblica, che è stato caratterizzato dalle presidenze di Ciampi e Napolitano e anche dal protagonismo della Cei nei confronti delle forze politiche». Lo storico della Chiesa, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, che fu ministro della Cooperazione internazionale nel governo Monti, spiega a «Huffpost» come sarà la presidenza Mattarella: «Sono certo che lui non gradirebbe un’interpretazione confessionale della sua elezione “in quanto cattolico” La sua sarà una presidenza laica e capace di unità. I numeri della votazione dicono questo: sul nome di Mattarella c’è stata anche una opposizione confessionale sull’asse Alfano-Lupi, c’è stata una parte di mondo politico cattolico che ha cercato di mettersi di traverso. A mio avviso per ragioni sbagliate, non ha senso schiacciare Mattarella sulla dimensione del cattocomunismo o del cattolico adulto. Il suo è un Cristianesimo profondamente vissuto che ha concepito con laicità e passione l’impegno politico».

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