"Res publica", l'impegno dei laici cattolici nella città
I richiami del Papa e dei vescovi italiani all'Assemblea della Cei. Serve un nuovo progetto politico culturale che possa incidere nella formazione delle coscienze
Res publica
Quali sono le riforme e le emergenze da affrontare? Come realizzare i progetti? Ci sono, infine, segnali di speranza? La complessità del reale ci costringe al pensiero, fonte di ispirazione e discernimento, oltre l’impeto del fare. Serve un supplemento d’anima, di fede. Nel nostro mondo bello e tragico, la società post-moderna è sempre in tensione tra il già e il non ancora; il crinale tra una prospettiva di crescita umana e il fallimento è sempre labile e dai contorni indefiniti. Nel mondo si vive e si muore, spesso in condizioni inumane nelle quali si consumano le esistenze di milioni di persone. Come, per esempio, produrre di più per sfamare 9 miliardi di persone? È il ritornello che sentiamo a Expo2015. Intanto la Fao annuncia che il mondo oggi ha i granai talmente pieni che nel 2015 diminuiranno la produzione di cereali. Mentre 800 milioni di persone continuano a patire la fame, proviamo a guardarci tutti dentro: istituzioni politiche, economiche e sociali, semplici cittadini, per comprendere quale sia la grande contraddizione che passa sotto silenzio e oltre le nostre coscienze. Per questo la proposta della Caritas internazionale di lanciare un appello alle Nazioni Unite, ispirato alle parole di papa Bergoglio del dicembre 2013, al diritto al cibo è un impegno da sottoscrivere. Le emergenze fanno crescere il disincanto e la resa: nel mediterraneo giacciono i corpi senza vita di migliaia di donne e uomini, intanto il flusso migratorio cresce e si espande.
L’impegno per superare questa tragica condizione non può essere solo definito dentro confini nazionali, ma passa per l’Europa e il Mondo. Sulle coste del Medio Oriente e in molti paesi africani, si combatte e si uccide in nome della religione, strumentalizzata e aggredita, prassi violenta che sfregia e distrugge lo sguardo di amore e fratellanza di Dio. Nel nostro Paese si cerca, con fatica e non poche contraddizioni, di varare riforme, trovare strade nuove per dare un avvenire alle giovani generazioni: scuola, lavoro, pensioni, sviluppo. Un patto intergenerazionale che non può essere solo il risultato di un processo normativo o il successo di una leadership politica, ma necessaria condizione per dare un volto e un progetto culturale e sociale all’Italia. I cattolici, dunque, cosa pensano e come operano nel mondo. Sono dentro la storia e la loro testimonianza dovrebbe essere lievito per l’intera comunità civica. «La sensibilità ecclesiale e pastorale si concretizza anche nel rinforzare l’indispensabile ruolo di laici disposti ad assumersi le responsabilità che a loro competono.
In realtà, i laici che hanno una formazione cristiana autentica, non dovrebbero aver bisogno del Vescovo-pilota, o del monsignore-pilota o di un input clericale per assumersi le proprie responsabilità a tutti i livelli», sono queste alcune delle parole pronunciate da papa Francesco all’Assemblea della Cei, un manifesto al quale, laici e presbiteri, dovrebbero prestare attenzione, meditare e poi assumere come stile di vita. Tutti sono responsabile, Non bisogna fermarsi all’idea che saranno sempre gli altri ad intervenire ad impegnarsi. Siamo tutti responsabili: della vita, la salute, la difesa del creato, la dignità, la libertà e la giustizia collettiva e personale. L’interrogativo che ci assilla è se la nostra società sia in grado di rispondere ai bisogni del mondo: famiglia, lavoro, relazioni autentiche.
Il coraggio di opporsi al male, alla corruzione, alla violenza è condizione e visione distintivo del cristiano e di ogni uomo portatore di bene. Per questo va preso con grande responsabilità l’appello del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale italiana che indica alcune priorità per la nostra comunità. Senza alibi e omissioni la cultura e la politica devono mettere al centro la persona: la sua vita, in cui a tutti deve essere assicurata, un’istruzione, una dignitosa occupazione, in una dimensione di accoglienza, inclusione e dialogo, nel contesto di libertà nel pluralismo.
Opporsi «all’indottrinamento e la colonizzazione ideologica», promuovere politiche di sostegno della famiglia, nucleo primario della società, è impegno prioritario. In vista del Sinodo di ottobre e del Convegno ecclesiale di Firenze, il nuovo umanesimo cristiano non si abdica lasciando spazio a un’indefinita e ibrida società individualista orientata nell’esaltare i diritti del singolo, a detrimento delle ragioni della relazione. Perché la speranza sia aperta al futuro e non chiusa nella propria solitaria e tragica finitudine.
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